Masardona e il ricordo di un passato quanto mai attuale

Immaginando di voler stilare una classifica delle migliori attrattive napoletane, un posto nella top 5 sarebbe sicuramente occupato dalla pizza fritta. Storia, necessità, bontà ed allo stesso tempo povertà delle materie prime, hanno contribuito in egual modo, nel corso degli anni, ad ergere la pizza fritta a simbolo di questa città, poiché rappresentante, nelle sue molteplici sfaccettature, l’iter evolutivo del popolo. Un cibo umile, che negli ultimi anni si è arricchito di numerose varianti riguardanti la farcitura, dando luogo a piccoli e grandi capolavori che ne fanno rivivere il culto in ogni angolo della città. Questo è solo uno dei tanti motivi per i quali la prematura scomparsa di Carmela Pintauro, per decenni anima vibrante della pizzeria che porta il suo “nome”, rappresenta un gravissimo lutto per Napoli intera. Se ne va un pezzo della nostra storia, colei che ha regalato alla nostra amata Partenope, innovando e consolidando ciò che di buono aveva fatto Anna Manfredi prima di lei (la prima Masardona e madre del marito di Carmela, Salvatore Piccirillo ndr), quello stupendo tempio del fritto che è “La Masardona” in via Giulio Cesare Capaccio.

Le origini del soprannome

La Masardona
La pizza fritta de “La Masardona”: dove tradizione e modernità si fondono

Il termine Masardona è un appellativo che anni addietro identificava una messaggera, ovvero una donna capace di portare messaggi, anche di grande importanza, in momenti storicamente delicati. Fu la suocera di Carmela, Anna, ad essere soprannominata così per prima da un signore durante la liberazione di Napoli dall’ esercito tedesco e, quando spirò, tale epiteto venne quasi istantaneamente trasferito alla nuora, che continuò a friggere pizze nel locale di famiglia.

Un po’ di storia

Straccetti di pizza fritta de "La Masardona" con cioccolato artigianale
Straccetti di pizza fritta de “La Masardona” con cioccolato artigianale

Proprio gli anni della guerra ai quali si accennava prima, con le loro sofferenze ed in concomitanza del clima di austerity (quella vera, che spesso rivive ancora nelle parole degli anziani) conseguente, rappresentarono un terreno ideale per la fioritura della “cultura della pizza fritta”. Con pochi spiccioli, difatti, le persone afferenti a qualsivoglia categoria sociale potevano garantirsi un pasto caldo e ricco di calorie, che avrebbero poi  pian piano consumato durante la giornata.

Le pizzaiole, spesso corpulente e buone d’animo come i prodotti  fatti emergere dai loro pentoloni mediante le apposite schiumarole, divennero ben presto una classe lavoratrice amatissima dal popolo napoletano, che si affidava a loro completamente, anche ad esempio per il pranzo frugale della vigilia di Natale (tradizione onorata ogni anno da ogni partenopeo che si rispetti). Nacquero così friggitorie storiche che ancora adesso sono attive, anzi attivissime (La Masardona e la Pizzeria Add’e Figliole su tutte), molto frequentate anche da personalità di spicco.

Come è fatta una pizza fritta? Come assaporarla al meglio?

La pizza fritta completa de "La Masardona"
La pizza fritta completa de “La Masardona”

La pizza fritta, nella sua versione classica, è costituita da due dischi di pasta atti a contenere al proprio interno provola, cicoli (o anche ciccioli) di maiale, ricotta (rigorosamente fresca), passata di pomodoro e pepe. Ovviamente, sono molteplici le variazioni che si possono effettuare in sede di preparazione: ottime sono, a mio modo di vedere, le fritte con il soffritto (piatto tipico dal sapore estremamente sapido e piccante fatto con interiora di maiale insaporite da passata di pomodoro e salvia) dei F.lli Salvo a San Giorgio a Cremano e di Ciro Oliva da Concettina ai Tre Santi,  e quella con baccalà e scarole alla pizzeria Bella Napoli ad Acerra, giusto per citarne alcune.

Anche La Masardona ha saputo innovare, implementando il menù storico con due pizze che sono tra le più apprezzate dell’intero panorama del fritto napoletano: la pizza Tonnino con base fritta, tonno piccante, pomodorini, provola affumicata, olive bianche e un filo d’olio EVO, e la pizza Palummiello con polpo all’insalata, insalata incappucciata e olive bianche. Sposo perfetto della pizza fritta è il Marsala all’uovo, che oltre a distendere favorisce la digestione a valle del pasto.

 

La Masardona oggi

Pizza Tonnino
Pizza Tonnino

Da anni le redini de “La Masardona” sono passate nelle mani di Enzo Piccirillo, che con i figli Cristiano e Salvatore ed un team di collaboratori supervisionati costantemente per garantire massima qualità e cortesia all’avventore, ne porta avanti la tradizione pluridecennale. Sarebbe, a questo punto, opportuno chiedersi cos’è che che spinga il napoletano medio ad indicare la pizza fritta di questo locale nelle immediate vicinanze della ferrovia di Piazza Garibaldi come la migliore in città.

Le ragioni sono principalmente 4 : la poca untuosità del prodotto finale, tale da dar luogo al paradosso “fritto non fritto”; l’estrema cura nella scelta delle materie prime e nel proporre innovazioni non troppo distanti dalle linee guida tracciate dalla tradizione (vedi pizza Tonnino, pizza Palummiello, etc.); l’estrema cortesia del personale addetto (i ragazzi di sala sono fantastici ma anche il proprietario dispensa sorrisi dalla mattina presto fino a sera); i prezzi ancora estremamente competitivi.

Se a questo entanglement fittissimo si aggiunge la vena social che negli ultimi anni La Masardona sta acquisendo, senza perdere nulla, come spesso succede, in termini di qualità e servizio e le varie serate organizzate da molti personaggi famosi (che ne sono tra l’altro i primi sostenitori) cui partecipa e delle quali rappresenta un’attrazione irrinunciabile, ecco che si spiega la popolarità raggiunta nell’ultimo decennio dal locale.

Considerazioni finali

La verità è che, quando si cercano le parole atte a far comprendere a “un non napoletano” cos’è la pizza fritta, le semplici definizioni e il mero metodo di preparazione non bastano a spiegare l’intero spettro di emozioni che quei semplici ingredienti, mixati alla perfezione, sono in grado di regalare. La pizza fritta è poesia, storia, frugalità, estasi, popolarità ed al contempo regalità, perché quando la hai tra le mani puoi sentirti come re Mida: l’oro è lì, sotto i tuoi occhi, ed ha il sapore più buono del mondo. Forse il modo più bello, il più veritiero e quello che comprende in sé un po’ tutta la gamma di accezioni possibili, per definirla sarebbe questo: la pizza fritta è un’ode a Napoli e alla sua capacità, anche nei momenti più difficili, di tirar fuori dal cappello qualcosa di buono e di imperniare la propria rinascita attorno ad esso, portando memoria di quanto successo e traendone il giusto insegnamento.

A nome di tutta la Redazione de La COOLtura, vorrei porgere le nostre sentite condoglianze a tutta la famiglia Piccirillo e dire grazie, grazie davvero di cuore, alla signora Carmela, per aver contribuito con il suo meraviglioso lavoro a edificare due monumenti per la città di Napoli, quali sono La Masardona e la pizza fritta, e per aver donato tramite esso sorrisi e momenti gioia a persone di ogni età ed estrazione sociale.

Andrea Docimo