Quella del Rinascimento è una delle categorie storiografiche più complesse perché legata all’origine della modernità. Nel ‘900 ci fu un’aspra discussione sul concetto di modernità e il Rinascimento divenne quindi un argomento che catalizzava lotte culturali e politiche.
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Le origini del concetto
La parola Rinascimento non esisteva nei secoli XIV-XVI e la troviamo solo a partire dal ‘700. E solo dall’800 il termine comincia ad assumere il significato che oggi gli attribuiamo. Non bisogna dimenticare che, come insegnava Delio Cantimori, le categorie storiografiche sono solo strumenti intellettuali.
L’idea di rinascita
Nel periodo che va dal XIV al XVI secolo, la parola rinascimento non si trova quindi in nessuna lingua ma era evidentemente presente l’idea di rinascita. Gli umanisti erano profondamente consapevoli di aver inaugurato un nuovo periodo storico. Per alcuni storici americani quello del Rinascimento sarebbe un mito creato dagli Umanisti ma in realtà la rinascita fu concreta. Ci fu davvero una rivoluzione culturale, forse la maggiore della storia europea.
Il mito del Medioevo
Se la rinascita fu autentica, è vero però che il Rinascimento si fondò anche su di un mito: quello di una età medioevale buia in cui la filosofia era stata ridotta a sterile discussione di concetti astratti. Quello fu davvero un mito creato dagli umanisti, nel contesto della battaglia culturale contro gli aristotelici che dominarono fino al XVIII secolo.
In tutte le polemiche ci sono falsificazioni, ma gli umanisti non avevano tutti i torti ad assegnarsi il merito di aver fatto rinascere la civiltà classica. Dall’altro, però, è vero anche che – come ha dimostrato il grande storico Curtius – se non fosse stata preservata dal Medioevo, la cultura del mondo antico non sarebbe mai giunta fino a noi.
Che cos’è il Rinascimento?
La periodizzazione più accettata è quella che va dal 1350 al 1550, in cui l’italiano divenne la lingua dell’Europa. Spesso il termine Rinascimento è usato in alternanza con quello di Umanesimo, alcuni quindi li distinguono mentre altri li sovrappongono.
La parola umanista era in uso nella lingua del tempo, indicava la professione di chi insegnava le humanae litterae: lingua e letteratura greca e latina, filosofia morale, storia e grammatica. Spesso anche l’ebraico. L’Umanesimo rinascimentale fece fatica ad affermarsi nelle università perché nacque fuori e spesso in polemica coi docenti. Solo lentamente riuscì a penetrare.
Dall’Umanesimo al Rinascimento
Molti guardano all’Umanesimo e al Rinascimento come alle diverse fasi di uno stesso fenomeno. Se ne possono individuare quattro. La prima è quella dell’Umanesimo che può essere considerato come il momento culturale che parte dalla coscienza che il mondo latino sia lontano e vada quindi recuperato. Da qui la ricerca dei testi latini che si credevano perduti, attività già praticata in maniera instancabile da Petrarca nelle biblioteche europee.
A questa prima fase di assimilazione e di scoperta, segue quella dell’emulazione. Gli umanisti cercarono di riprodurre la cultura classica definendo quindi il latino come lingua dei dotti e degli intellettuali.
La terza fase è invece quella del Rinascimento che si può far cominciare dalla prima metà del XIV secolo. L’ultima fase è quella del Rinascimento maturo che va dalla morte di Lorenzo il Magnifico (1492) fino al Sacco di Roma (1527) e all’inizio del Concilio di Trento (1545). È il periodo che offre i maggiori prodotti artistici con, ad esempio, Ludovico Ariosto, Machiavelli, Michelangelo, Leonardo, etc.
Le caratteristiche di una rivoluzione
Giorgio Vasari fu il primo a definire i dettagli della rivoluzione rinascimentale. Pittore e architetto, scrisse Le vite, uscite in due edizioni: la prima del 1550 e e la seconda del 1568 (che risente del clima controriformistico).
Per Vasari il Rinascimento è artistico e si divide in tre momenti: la pittura innovativa di Giotto; l’arte toscana del primo ‘400 (Masaccio, Donatello, Brunelleschi); il Rinascimento maturo (Leonardo, Raffaello, Michelangelo). Per questo la nascita di Michelangelo è presentata come una epifania.
I due parametri del Rinascimento sono per Vasari la natura e l’antico. È rinascita rispetto alla maniera gotica e greca che sono degenerazioni medievali. Natura e antico convergono perché l’arte antica possedeva la natura. Poi arrivò, inevitabilmente, la decadenza con il Manierismo che rappresenta la crisi del Rinascimento.
Ettore Barra