In un mondo nel quale si avverte il bisogno di una identità collettiva, si assiste alla rinascita del valore dei simboli, come veicoli convenzionali di significato. La realtà simbolica ha il potere di rinviare ad “altre realtà”, all’interno di un sistema di conoscenze e credenze accessibili ad una collettività in grado di percepirle. Ogni simbolo acquista una propria specificità a seconda dei contesti etnico-culturali e dei luoghi in cui si trova. Si pensi, ad esempio, alla croce che, collocata in una chiesa, si rivolge ai credenti come simbolo del sacrificio di Cristo; mentre, usata come simbolo della Croce Rossa (organizzazione internazionale umanitaria) esprime una solidarietà universale neutrale. Oppure si pensi alle insegne delle farmacie…
Cercare di interpretare i simboli che ci circondano si rivela, di volta in volta, una prova tanto appassionante quanto stupefacente. In questo articolo intraprenderemo un viaggio attraverso la Campania felix, soffermandoci ad analizzare il significato simbolico delle raffigurazioni zoomorfe presenti in alcuni luoghi di culto.
Zoomorfismo: valenza simbolico – magica degli animali
La raffigurazione degli animali nei luoghi di culto risale ai primissimi secoli del cristianesimo. Gli animali scelti nelle rappresentazioni avevano il compito di veicolare messaggi simbolico – allegorici. Dalle Sacre Scritture proviene la distinzione tra animali legati alla natura demoniaca, come il serpente, e quelli puri, quali agnello, colomba, pesce, che acquistano un grande rilievo nell’ambito della simbologia cristiana.
Dal Medioevo fino all’età moderna, l’arte testimonia il significato simbolico che gli animali hanno acquisito all’interno delle raffigurazioni. Così, l’agnello viene affiancato alla figura di Cristo e al suo sacrificio, come nella scena del trionfo presente nella decorazione absidale delle basiliche paoliniane di Fondi e di Cimitile, presso Nola. Tra il IV e il V secolo, nelle rappresentazioni sacrali saranno sempre più frequenti le immagini alate dell’uomo, del leone, del toro e dell’aquila.
Agnelli, pavoni, cervi, colombe, anatre, pesci, buoi, orsi rappresentano le diverse specie create da Dio. Gli animali vengono impiegati come soggetti nelle architetture e nei dipinti religiosi, con il fine di personificare i protagonisti delle vicende bibliche, ma anche per incarnare messaggi e valori sotto forma di simboli. Nel corso dell’XI secolo, il sentimento religioso è volto a concretizzare quel rapporto fra la terra e il mondo ultraterreno, fra il regno dei demoni e quello paradisiaco. In questo clima gli animali si presentano in veste simbolica, senza chiari intenti realistici. Per esemplificare la lotta tra bene e male, gli animali prescelti erano leoni o grifoni; i rapaci simboleggiavano, in genere, gli animali trionfatori. Accanto alle figure zoomorfe rinveniamo raffigurazioni umane associate ad animali demoniaci: la donna circondata dai serpenti a simboleggiare il peccato, o la versione con la figura maschile, presente in un rilievo del pulpito del duomo di S. Pietro a Sessa Aurunca.
A partire dal XIII secolo l’arte figurativa subì un processo di revisione, che confinò i mostri fantastici dell’arte romanica a semplici motivi decorativi.
Gli animali simbolici nei luoghi di culto della Campania
Un bestiario affascinante affolla le facciate e i capitelli dei luoghi di culto campani, nascondendo un linguaggio misterioso ispirato ai testi biblici e alle fonti classiche e di tradizione popolare, per parlare del mondo celeste attraverso i simboli.
La Porta dei Leoni della cattedrale di Salerno presenta due statue ai lati degli stipiti raffiguranti un leone, simbolo della forza, e una leonessa con un leoncino, la carità. Altre rappresentazioni zoomorfe decorano il fregio: una scimmia, di ovvia provenienza orientale, simboleggia l’eresia e una colomba che becca i datteri, in allusione al nutrimento spirituale dell’anima. In generale, la scimmia è per la cristianità simbolo della sfrenatezza sessuale e dell’uomo nella sua forma arcaica: un uomo in potenza, ma non in atto e, quindi, più propenso ad abbandonarsi ai desideri primari, irrazionali.
A Santa Maria Capua Vetere, nella cappella di Santa Matrona, all’interno della Chiesa di San Prisco, ritroviamo un mosaico raffigurante un toro alato e un’aquila, tra i quali è collocato il trono celeste con il rotulus (simbolo del lógos) e sopra di esso la colomba dello Spirito Santo. Nella Bibbia, il toro alato assume una valenza positiva nel sogno di Ezechiele, divenendo poi simbolo dell’evangelista Luca. Inoltre, il toro è simbolo della vita e viene spesso accostato a Cristo.
L’Abbazia di Goleto, a Sant’Angelo dei Lombardi, è considerata un vero e proprio tempio di simboli di diversa origine e natura. In linea con il discorso sullo zoomorfismo simbolico, notiamo, lungo il parapetto della scala per raggiungere la Cappella di San Luca, un corrimano a forma di serpente con un pomo in bocca. Alcuni animali in pietra sono presenti alla base di una colonna nei pressi dell’altare di destra, all’interno della Cappella. Due di questi animali mordono la colonna, mentre gli altri due si rivolgono in avanti. La colonna è sia simbolo dell’uomo che si erge verso il divino, sia figurazione dell’albero della vita. L’animale sembrerebbe avere le fattezze di un topo, che nella simbologia cristiana rappresenta il peccato, in quanto animale che abita luoghi sotterranei e sporchi. Diffusa è nell’arte cristiana l’immagine del topo che rosicchia l’albero della vita.
A Benevento, il chiostro della Chiesa di Santa Sofia presenta una serie di elementi simbolici misteriosi. Al di sopra delle colonne annodate, osserviamo nei capitelli una donna i cui seni vengono morsi da un serpente e un toro, come raffigurazione della lussuria. In altri capitelli sono scolpiti dei cervi. Il cervo indica la sete del credente che anela alle sorgenti d’acqua viva del Cristo, come recita il Salmo 42: “Come la cerva anela ai corsi d’acqua così l’anima mia anela a te, Dio”.
Tappa finale del nostro viaggio è Napoli. Una vasta gamma di animali decora i capitelli e gli altari delle numerose chiese della città, ma analizzeremo una presenza zoomorfica che proviene dal folklore popolare, presente nella Chiesa della Madonna delle Mosche. Fondata, secondo una leggenda, dal popolo, ora sconsacrata e adibita a magazzino, questa chiesa resta particolare per la presenza di una tela raffigurante una Madonna circondata da nove mosche. Il folklore popolare spiega tale immagine con il racconto di una invasione di mosche avvenuta nel 1650, per cui i cittadini si rivolsero alla Vergine per chiedere di essere liberati dagli insetti. Tuttavia, il cristianesimo attribuiva alla mosca il significato negativo di forza paranormale e malefica. Le streghe inglesi erano raffigurate mentre allattavano questi insetti.
«Ogni creatura del mondo funge per noi da specchio della nostra vita, della nostra morte, della nostra condizione ed è segno fedele della nostra sorte».
Giovannina Molaro
Bibliografia:
Il Fisiologo, a cura di Francesco Zambon, Milano, Adelphi, 1975
F. Maspero – A. Granata, Bestiario Medievale, Indiana University, Piemme, 1999
Sitografia:
http://www.treccani.it/enciclopedia/animali_(Enciclopedia_dell’_Arte_Medievale)/