Settembre non è per tutti il mese che sancisce la fine dell’estate; non è soltanto il mese che annuncia l’arrivo di un cupo freddo. A Napoli, forse più della primavera, Settembre è il mese del rinnovo, delle promesse mantenute e della rinascita. È merito del miracolo di san Gennaro, dell’evento più atteso dal popolo, del patto di alleanza che la città stringe col suo protettore. Un amore eterno, una devozione spietata.
E quest’anno, come tutti, il popolo ha invocato il suo santo, con le preghiere, con le imprecazioni e le bestemmie a faccia gialla, ma anche con l’arte, l’arte sui muri, l’arte nelle chiese.
Parliamo di “Gennaro, il sangue di un popolo”, mostra che è in corso fino al 9 ottobre nella chiesa di Donnaregina, che ospita il museo Diocesano: collettiva di 8 artisti che, olio su tela, hanno espresso il legame di sangue tra il nostro patrono e la sua amata città.
È il popolo di Gennaro, che promette, che sa di commettere errori ma sa di essere anche il suo stesso miracolo.
Un dialogo intimo dei protagonisti delle otto tele, ma in cui possiamo rispecchiarci con grande naturalezza: un giovane ragazzo, un anziano, un lavoratore, un detenuto, un padre di famiglia, una madre, un bambino ed un migrante sono le opere, in ordine sparso, di Elena Castiglia, Paolo dell’Aquila, Salvatore di Domenico, Tania Merenda, Salvatore Melillo, Gianni Padula, Emiliano Stella, Susy Saulle.
I quadri si presentano suggestivamente esposti non soltanto nella chiesa, ma anche sul sagrato del Duomo, riprodotti su tessuto e visibili quindi passeggiando per la strada e alzando gli occhi ai lati della facciata, sui due porticati laterali della diocesi.
Paolo dell’Aquila, uno degli 8 talentuosi artisti della collettiva in mostra, ci parla così della sua opera La Primavera dorata:
La prima volta che da bambino sentii associare il termine “primavera” alle diverse età dell’uomo, ne rimasi fortemente colpito. La stagione della fioritura per eccellenza, simboleggia così lo sbocciare e il fiorire della vita e di conseguenza il suo sfiorire. Quanto lieta è per molti oggi, l’ultima primavera? L’età in cui ogni uomo avrebbe il diritto di godersi i frutti del lavoro di una vita intera, è da tanti vissuta come il segmento esistenziale più cupo: pensiamo alle condizioni di gran parte dei pensionati in Italia, o alla carenza di molto servizi di assistenza o, ancora, alla condizione di abbandono in cui vivono molti anziani. Anche questi sono membra del grande popolo di San Gennaro: è al Santo Patrono e alla sua intercessione che, con lo sguardo, il personaggio si rivolge come in una colloquiale preghiera mentre dall’alto, otto petali (che simboleggiano le otto decadi di vita) piovono sulla sua fronte come un segno di Grazia. In tutto questo risiede la mia speranza: che ciascun uomo possa trascorrere la propria “terza età ” come una splendente primavera dorata.
E qualche metro più in là, percorrendo in discesa via Duomo, una simpatica quanto imprevista sinergia di intenti ha portato alla luce, negli stessi giorni, un capolavoro che speriamo rimarrà impresso il più a lungo possibile su quel muro enorme che lo ospita: è il murales di Jorit Agoch, San Gennaro, che rappresenta un uomo comune nei panni del vescovo; un “Gennaro”, amico dello streetartist che ha regalato, col sostegno di Inward (di cui abbiamo parlato qui), un nuovo simbolo alla città di Napoli. Amore a prima vista, ma non soltanto: un monito, un ricordarci che forse i santi sono davvero troppo bravi a fare i miracoli: la vera sfida è quando il vero miracolo è compiuto dalla gente comune, dal popolo di Gennaro.
Antonella Pisano