Maldestro: report del live al Lanificio 25

La COOLtura torna al Lanificio 25 per il live di Maldestro, cantautore napoletano: tra atmosfere vintage e scoperte interessanti, ecco come è andata.

Maldestro

Unite lo stile di uno chansonnier francese, l’ironia tipicamente napoletana e la purezza del cantautorato italiano: il risultato è Antonio Prestieri, in arte Maldestro.

Un live efficace, che batte la pioggia forte del sabato napoletano e che ha meritato l’ascolto attento. Colpisce di Maldestro la facilità di passare da uno stile all’altro, dall’ironia che ricorda un po’ Mannarino, alla sofferenza nel raccontare la vita e l’amore,  con qualche accenno che tocca  Luigi Tenco, Paolo Conte,Vinicio Capossela e Ivano Fossati tra gli altri. Ma non sono imitazioni forzate: Maldestro ha prelevato da questi nomi altisonanti solo la forza di un cantautore che mantiene il palco mentre con fragili note incanta il pubblico.

Ma chi è Maldestro?

Un cantautore, una scoperta di vita, un’eccellenza italiana. Purtroppo sconosciuto, ma non per chi in questi anni ha saputo tributargli il giusto merito, assegnandogli premi su premi ed inserendolo tra i primi cinque finalisti per la targa Tenco (ecco i vincitori)  assegnata alla categoria “migliore opera prima”, con Non trovo le parole, album uscito nell’aprile del 2015. Ma la risposta non è così semplice. Maldestro è Antonio Prestieri, nato a Scampia e figlio dell’ex boss Tommaso Prestieri. Ma Antonio è un uomo coraggioso, un esempio, riluttante verso il mondo da cui proviene e difensore della legalità e della cultura, ed è anche questa la forza che mette sul palco, un concentrato di rabbia che si accompagna alla speranza.

Non trovo le parole è un album sensazionale, che merita l’ascolto nella sua completezza, tra testi in italiano e in napoletano, con collaborazioni con Dan degli A67 e con Peppe Barra. E non pensate minimamente che non sia adatto a questi tempi e che sia nato nell’epoca sbagliata: sicuramente lo possiamo definire vintage, cantante che evoca tempi lontani, ma Maldestro riesce ad essere attuale non solo nelle tematiche ma anche nel sound, e lo dimostra nella canzone Po po po“, dove incalzano i beat elettronici e si sente l’ironia e l’irriverenza nella frase «ma come cantautore non posso fare a meno di essere triste», o nel folk country della canzone che porta il suo nome, Maldestro.

Dannato Amore” è però la canzone che lascia un segno indelebile nell’anima. La introduce scherzando, dicendo che per presentarla bisognerebbe inventare una storia triste, ma essendo stata scritta da ubriaco sarebbe una menzogna: ma è una canzone magica, un violoncello letale, che inquieta e colpisce, ed apre il CD in maniera convincente.

«Dannato amore

che mi fai bere

anche la pioggia

per non pensar».

Sono scoperte che devono essere fatte. Maldestro merita il grande pubblico, merita di essere ascoltato in tutta Italia, merita di essere trasmesso in radio, merita di contrastare il mediocre calderone dei prodotti dei vari talenti. Dopo un concerto così bello, ascoltarlo e seguirlo con attenzione diventa una conseguenza naturale.

Diego Sbriglia