Qfwfq è il nome di un simpatico personaggio, forse il più curioso e il più difficile da connotare nell’intera letteratura italiana del Novecento. Qfwfq (palindromo come tutti gli altri nomi dei maggiori personaggi), ha un nome che sembra un codice di defoult informatico e noi non sappiamo come descriverlo: ha caratteristiche tanto strane quanto sempre nuove, ci informa di essere stato un elemento sovrapposto a tutto il resto quando l’universo intero era “tutto in un punto“, un rettile in Lo zio acquatico, uno degli ultimi dinosauri superstiti in I dinosauri.
Tutte queste esperienze esilaranti e surreali sono raccolte da Italo Calvino nel libro Le cosmicomiche, edito nel novembre del 1965. Esso costituisce una raccolta di racconti fantastici che Calvino aveva composto negli anni precedenti e fatto comparire sui periodici Il caffè e Il giorno.
Calvino dopo aver fatto comparire le storie di Qfwfq nella raccolta non smise di comporne altre. Lui stesso sostenne di essere molto stimolato da queste forme di composizione, tanto è vero che il libro successivo (apparso 2 anni dopo) Ti con zero, ha ancora per protagonista Qfwfq e per tutta la vita non perse l’ispirazione a comporre queste brevi storielle esilaranti dal contenuto scientifico (tanto è vero che l’ultimo libro da lui edito era una summa che le contenesse tutte dal titolo Cosmicomiche vecchie e nuove).
Qfwfq come tappa del lungo amore di Calvino per la scienza
Qfwfq può significare una tappa del lugno amore di Calvino per la scienza. Questo feeling conta di un vasto processo generativo. Ricordiamo come Calvino insieme a Vittorini si interrogasse sulle possibilità di fare della letteratura una scienza in grado di capire la realtà industriale. Aveva condiretto il Menabò insieme a Vittorini fino alla morte di quest’ultimo e aveva pubblicato su un suo numero (il numero 2 del 1960) uno dei suoi saggi più importanti, il mare dell’oggettività, nello stesso numero in cui comparse un saggio di Volponi e La ragazza Carla di Elio Pagliarani.
Alla morte di Vittorini segue il suo trasferimento a Parigi, in quella città in cui le correnti di pensiero dello strutturalismo vivevano la loro parabola ascendente, Calvino si appassiona al calcolo combinatorio e trova nell’ Oulipo, quell’ambiente che aveva sempre desiderato, in cui scienze e letteratura potevano interrogarsi vicendevolmente, con un certo ottimismo, sulle loro possibilità, anche di compenetrarsi. Oltre ai fondatori dell’Oulipo, Le Lionnais e Queneau, conobbe sicuramente Roubaud e Perec.
Le storie di Qfwfq continuano negli anni parigini dunque a essere un costante riferimento della produzione letteraria di Calvino.
Qfwfq protagonista delle Cosmicomiche.
Qfwfq è, come abbiamo detto, il protagonista indiscusso di tutte le Cosmicomiche. Con il termine “cosmicomica” possiamo ora individuare un preciso micro-genere letterario: una racconto breve preceduto da un enunciato scientifico. L’enunciato è completamente svincolato dal testo e indica solo il sapere scientifico di riferimento. La short story che seguirà inizia sempre con la voce incalzante di Qfwfq che, coadiuvato da stilemi di oralità e continue interazioni con il lettore narra la sua storia in un dato momento della storia dell’universo.
Ad esempio all’enunciato della teoria del big bang segue la storia narrata da Qfwfq che ricorda il momento in cui da che tutta la materia (e anche lui) era concentrata in un solo punto, fino al momento in cui la materia ha cominciato ad espandersi; oppure all’enunciato degli anni luce ci racconta dei cartelli che lanciava nelle galassie quando si separavano a velocità via via maggiore; passando per quando ci raccontava (dopo l’enunciato della scomparsa dei dinosauri) di come Fior di felce si era innamorata di lui.
Qfwfq esiste da quando esiste l’universo, ha milioni di anni, ed esiste da prima della coscienza, è il personaggio naturalmente consequente ad un altro dagli strani connotati: il cavaliere inesistente. Se il Cavaliere inesistente era privo di consistenza ontologica e affiancato da Gurdulù che diventava tutto ciò che vedeva, ora Qfwfq è sempre presente da ogni punto, viene prima dell’esistenza. Calvino stesso dice ” Qfwfq, è una voce, un punto di vista, un occhio (o un ammicco) umano proiettato sulla realtà d’un mondo che pare sempre più refrattario alla parola e all’immagine”.
Calvino si è accorto di dover fare il processo inverso: se con il Sentiero dei nidi di ragno aveva assolto al grande compito di narrare la Resistenza, cioè mettere in parole quell’evento unico, da narrare senza orpelli e ridondanze propagandistiche; ora con Qfwfq ricerca di dare una realtà concreta, una consistenza ontologica, a quello che immagina, attraverso un astratto discorso scientifico, il reale potesse essere.
Luca Di Lello