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Raffaello Sanzio da Urbino
Raffaello Sanzio, noto pittore e architetto marchigiano del Cinquecento, nacque a Urbino, come disse il Vasari, «il sei di aprile 1483, a 3 di notte». Il padre, Giovanni di Sante di Pietro, fu un pittore alla corte di Federico da Montefeltro ed un epigono di Piero della Francesca. Egli nacque nel 1440 e morì nel 1494, quando Raffaello aveva circa undici anni. Magia di Battista di Nicola Ciarla, la madre del pittore, morì tre anni prima.
L’impegno artistico
Quando Raffaello lasciò definitivamente Urbino era appena undicenne. Probabilmente fu proprio Giovanni Santi ad allontanare il giovane e talentoso figlio dal capoluogo delle Marche portandolo, nel 1493, alla bottega di Pietro Perugino, certo del fatto che questo grande artista rinascimentale avrebbe svolto un ottimo lavoro con Raffaello. Il rapporto fra il maestro cinquantenne e il giovanissimo scolaro fu intenso: la personalità di Raffaello ebbe un peso rilevante sulla vita di Perugino; un’influenza reciproca che donò molto alla vita artistica di entrambi.
Dopo l’apprendistato dal Perugino, Raffaello si stabilì a Firenze nel 1504, quando aveva quasi 22 anni. Si presentò a Pier Soderini con una lettera scritta da Giovanna della Rovere nella quale furono spese anche delle dolci parole per il padre del giovane artista.
Il soggiorno fiorentino fu di fondamentale importanza nella formazione di Raffaello, permettendogli di approfondire lo studio dei modelli quattrocenteschi, ma anche di Leonardo e Michelangelo. I suoi lavori a Firenze furono destinati per lo più a committenti privati. Di gran rilievo è la serie delle Madonne col Bambino.
Nel 1508, Raffaello venne chiamato a Roma da papa Giulio II; quest’ultimo è stato più volte raffigurato nei dipinti del Sanzio. II motivo di tale convocazione risiede negli ideali di Giulio II: egli desiderava chiamare a Roma tutti i migliori artisti d’Italia per restituire alla città di Roma l’immagine “eterna” di capitale della cristianità, rifacendosi agli straordinari modelli dell’antichità classica.
Uno dei lavori romani più importanti di Raffaello fu la decorazione della Stanza della Segnatura, alla quale lavorò assieme ad una squadra di pittori provenienti da tutta Italia. A Raffaello, secondo il Vasari, fu affidato un affresco di particolare rilievo nella Stanza che, ricordiamo, altro non era che la biblioteca privata di Giulio II, trasformata successivamente in Tribunale giudiziario. Il papa rimase profondamente colpito dalla tecnica e la bravura del giovane artista, tanto da decidere di affidargli tutta la decorazione dell’appartamento.
Nuovi progetti, l’incontro con Margherita Luti e il sonno eterno
L’attività di affrescante continuò con enorme successo, anche dopo la morte di Giulio II che, nel 1513, fu succeduto da Leone X, il quale confermò e affidò a Raffaello diversi e nuovi incarichi. Tra i committenti desiderosi di avvalersi dei servigi del pittore, spicca il nome di Agostino Chigi, un ricco banchiere di origine senese che commissionò la costruzione della prima villa urbana a Baldassarre Peruzzi, ovvero la famosa villa Farnesina. Raffaello, per questo incarico, si dedicò all’affresco del Trionfo di Galatea (1511), poi alla Loggia di Psiche (1518-1519) e infine alla camera con le Storie di Alessandro, rimasta incompiuta.
Fu proprio in questo periodo che Raffaello Sanzio conobbe Margherita Luti, una popolana figlia del fornaio Francesco Luti: tra i due fu subito amore folle. Vasari racconta che il Chigi per evitare dispendiosi ritardi nei lavori, decise gentilmente di ospitare la Luti nella propria villa, così che i due innamorati potessero vedersi ogni giorno.
La carriera di Raffaello Sanzio fu costellata di commissioni importanti, riconoscimenti e innumerevoli elogi. Sebbene nel tempo sia divenuto celebre per la serie delle Madonne col Bambino, è bene ricordare che Raffaello Sanzio fu anche molto altro. Divenne ben presto un artista a tutto tondo proprio perché non pose alcun limite dinanzi la propria passione. L’estrema bravura e la dedizione nei confronti dell’arte lo spinsero ad applicare il proprio talento in diversi campi, quali la ritrattistica e l’architettura.
Raffaello Sanzio morì il 6 aprile 1520, a soli 37 anni, di venerdì santo, come Cristo. Dopo la sua morte iniziarono a girare delle voci che affermavano che egli non avesse 37 anni al momento della sua morte, bensì 33; il tutto per accentuare queste curiose corrispondenze con Cristo. Secondo Vasari la morte dell’artista sopraggiunse dopo quindici giorni di malattia, iniziatasi con una febbre acuta causata, secondo il biografo, da “eccessi amorosi”.
La Fornarina, la donna che Raffaello amò “sino alla morte”
Come si è detto, Raffaello Sanzio impiegò il proprio talento anche nella realizzazione di alcuni ritratti. Uno dei più noti è proprio La Fornarina, realizzata nel 1518-1519. Sebbene l’identità della modella sia ancora oggetto di discussione, prevale l’identificazione con Margherita Luti. Il nome La Fornarina sembrerebbe derivare proprio dal mestiere del padre della Luti che, ricordiamo, era un fornaio. Nel ritratto, la bella Fornarina è raffigurata nel fiore dell’età; la mano destra intenta a coprire il seno nudo e lo sguardo della giovane ci rivelano tanta grazia e pudicizia. E ancora una volta sono le mani a colpire l’osservatore: all’anulare sinistro la fanciulla indossa una fede nuziale. Se la donna fosse realmente Margherita Luti, quella fede rappresenterebbe la testimonianza di un matrimonio segreto tra i due giovani.
Inoltre, poco dopo la morte di Raffaello, Margherita Luti decise di ritirarsi nel convento di Sant’Apollonia in Trastevere, dove dichiarò di esser vedova. Ciò avvalorerebbe la tesi del matrimonio segreto.
Un altro elemento interessante è il gioiello posto vicino al turbante della fanciulla: una perla. In latino il termine “perla” è proprio “margarita”; ciò potrebbe essere un ulteriore dettaglio posto dall’artista per far scoprire all’osservatore più attento la vera identità della modella ritratta.
Secondo il Vasari, Raffaello, nei suoi 37 anni di vita, conobbe solo una donna che amò “sino alla morte” e colei potrebbe essere proprio la bella Margherita Luti.
Luna Scotti
Bibliografia:
La Repubblica, Il romanzo della Pittura: Raffaello, il Rinascimento sublime, 1988