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Una lettura letteraria di Solo gli amanti sopravvivono , film del 2013 di Jim Jarmusch, che mette in scena vampiri romantici, più umani degli uomini stessi.
“Only lovers left alive” (Solo gli amanti sopravvivono), film del 2013 scritto e diretto da Jim Jarmusch, si pone un obiettivo lodevole: riportare sulla buona strada la figura del vampiro, abusata e ridicolizzata dalla cultura di massa negli ultimi anni.
Non si tratta dunque di un’innovazione, ma della volontà di fornire una chiave di lettura antica, ma dimenticata, a queste creature che immaginiamo immortali, notturne, pallide e bevitrici di sangue: Jarmusch individua questa chiave nella letteratura e, più in generale, nella cultura, rendendo i suoi “amanti” personaggi mitici, coltissimi e raffinati.
Adamo ed Eva, gli amanti per eccellenza
Iniziamo dalla cosa più banale: i nomi dei personaggi. Tom Hiddleston e Tilda Swinton interpretano Adam ed Eve, gli amanti del titolo: Jarmusch voleva soltanto utilizzare dei nomi emblematici oppure mettere in scena i leggendari progenitori dell’umanità? Non possiamo dare una risposta certa, ma un fotogramma sembra suggerire la seconda ipotesi. Eve sta scorrendo, con le dita e con la memoria, i libri che porterà con sé nell’estenuante viaggio da Tangeri a Detroit. L’ultimo volume che apre è una copia dell’Orlando Furioso (in italiano); le sue mani si soffermano sull’illustrazione di una pagina… che riporta il pannello dedicato ad Adamo ed Eva sulla Porta del Paradiso del Battistero di Firenze, capolavoro di Lorenzo Ghiberti. Eve accarezza la pagina e per un breve momento vediamo il suo volto pensoso.
Il fatto che Adam ed Eve siano i primi uomini assume anche un preciso significato di purezza ed incorruttibilità, in opposizione agli uomini moderni, gli “zombie”:
Non a caso i loro nomi sono quelli biblici dei due primi uomini, Adamo ed Eva, portatori di una memoria storica ormai dimenticata, con tutti i loro valori e virtù oggigiorno inabissati dalle mere ideologie capitalistiche e consumistiche; privati della loro potenza, l’individuo è davvero uno zombie, un’essenza priva di spirito e sentimento che si muove ondeggiante tra le strade metropolitane delle società globali sotto il controllo di un negromante, il potente detentore del denaro, in perenne ricerca e della fama e di apparire a tutti i costi, concezioni capaci di annichilire il cervello dell’essere umano, svuotandolo di ogni cosa autentica in suo possesso, facendogli desiderare solamente “cose” destinate al deterioramento, capaci di soddisfare solo il bisogno momentaneo d’uso. [1]
Essi non sono “amanti” solo perché provano amore l’uno per l’altra, ma anche perché amano, cioè entrano in sintonia e stabiliscono un legame, con ciò che li circonda. Paradossalmente sono gli “zombie” a vivere immersi in una notte perenne, la notte dello spirito, perché non sono in grado di vedere la vera bellezza delle cose: sanno soltanto distruggerla.
La parete di ritratti di Adam
Eve arriva a casa di Adam a Detroit e non può non ammirare la parete tappezzata da fotografie di grandi uomini. Non si tratta soltanto di celebrità letterarie, ma di artisti, musicisti, scienziati, attori: sembra che quella parete voglia racchiudere il lato migliore dell’umanità, la summa di coloro che ne hanno espresso l’essenza in maniera più elevata. Ma Adam stesso afferma più volte di non avere eroi: anche la vetta più alta di cui è capace l’umanità non è altro che quintessenza di polvere, come egli stesso riflette, più avanti, citando Amleto.
Sospeso tra il disincanto di Adam e la rinnovata meraviglia di Eve nei confronti di ciò che di più bello esiste al mondo, il film ci offre uno sguardo genuinamente romantico sull’uomo e sulla vita.
Marlowe e Shakespeare: “the most outrageously delicious literary scandal”…
Il grande amico della coppia di amanti è niente meno che Christopher Marlowe, l’autore del Tamerlano e del Dottor Faust (che, a proposito, è il nome di Adam quando si reca all’ospedale per prendere il sangue… l’avevate notato?). Jarmusch non si limita a inserire nella trama un mito della letteratura, morto in condizioni mai del tutto chiarite: si lascia infatti intendere che sia Marlowe, non Shakespeare (definito “zombie filisteo“), ad aver scritto tutte le sue opere. Quasi una questione omerica della letteratura moderna, il dibattito sull’identità di Shakespeare è, per alcuni studiosi, ancora aperto. Senza entrare nel merito della questione, allo spettatore è comunque offerta la possibilità di godere di alcuni, meravigliosi versi.
Eternità e mortalità
Eve, sull’aereo, legge l’ultima quartina del sonetto 116 di Shakespeare:
Love alters not with his brief hours and weeks,
But bears it out even to the edge of doom.
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved. [2]
La scelta di questo sonetto non è casuale, perché descrive la millenaria relazione tra i protagonisti, amanti dalla notte dei tempi. Il loro amore è l’immagine dell’eternità: tutto muta intorno ad esso, il Tempo scorre vorticosamente, ma la presenza dell’uno per l’altra è la stella fissa della loro vita immortale. Un meraviglioso omaggio letterario.
Adam e Kit Marlowe, invece, si scambiano due celebri battute dell’Amleto:
what a piece of work is a man. […]
what are these quintessence of dust? [3]
La riflessione sulla natura dell’umanità risulta particolarmente interessante all’interno del film. L’uomo è un’opera d’arte, capace dei più nobili sentimenti e delle più elevate forme di espressione… ma è anche la quintessenza della polvere, meraviglioso ed infimo al tempo stesso.
Persino i vampiri, e quelli di Jarmusch sono più umani degli uomini stessi, possono morire.
Maria Fiorella Suozzo
Fonti
[1] Il cinema di Jim Jarmusch. Una filmografia per un’analisi della cultura e del cinema postmoderno. Umberto Mentana
[2] Shakespeare, sonetto 116 (per leggerlo integralmente e analizzarlo: qui; per una traduzione: qui)
[3] Amleto, Shakespeare, atto II, scena II
sitografia: only-lovers-left-alive-adams-wall-heroes
immagini: google