Nel suo pamphlet “Una modesta proposta”, Swift distrugge, attraverso un umorismo feroce, i fragili valori del ceto terriero anglo-irlandese del Settecento.
Il Seicento vede un’Irlanda dilaniata fin nelle viscere dalle mire inglesi: due grandi guerre civili si rivelano fallimentari massacri; il dominio della corona si estende anche nella sfera religiosa con le Leggi penali che, coadiuvate dalla fondazione dell’anglicana Chiesa d’Irlanda, limitano e reprimono il cattolicesimo e le minoranze protestanti.
Se da un lato, agli inizi del secolo successivo, Dublino gode di una monumentale ristrutturazione architettonica, è d’altra parte dietro la nuova facciata che si cela il vecchio declino, in quanto sovrappopolazione e conseguente carestia imperversano presso le comunità cattoliche.
Su questo sfondo Jonathan Swift, firmandosi come dr. Swift, dà alle stampe il pamphlet satirico Una modesta proposta (1729), nel quale, avanzando una singolare “soluzione” alle sopracitate problematiche, ne denunzia invero l’assoluta gravità nell’ambito di una più estesa crisi che abbraccia anche l’etica e la morale.
Il degrado urbano: una descrizione
È cosa ben triste, per quanti passano per questa grande città o viaggiano per il nostro Paese, vedere le strade, sia in città, sia fuori, e le porte delle capanne, affollate di donne che domandano l’elemosina seguite da tre, quattro o sei bambini tutti vestiti di stracci, e che importunano cosí i passanti.
Le drammatiche condizioni nelle quali versano svariate famiglie irlandesi con figli a carico forniscono lo spunto per l’incipit di Una modesta proposta. La questione non viene tanto vagliata come a sé stante, bensì come pur sempre relativa al disfacimento dell’immagine del Regno, in nome di quella dialettica dell’apparenza sulla quale il trono inglese ha posto le proprie fondamenta.
Penso che tutti i partiti siano d’accordo sul fatto che tutti questi bambini, in quantità enorme, che si vedono in braccio o sulla schiena o alle calcagna della madre e spesso del padre, costituiscono un serio motivo di lamentela, in aggiunta a tanti altri, nelle attuali deplorevoli condizioni di questo Regno; e, quindi, chiunque sapesse trovare un metodo onesto, facile e poco costoso, atto a rendere questi bambini parte sana ed utile della comunità, acquisterebbe tali meriti presso l’intera società, che gli verrebbe innalzato un monumento come salvatore del paese.
Così impensierito nell’enunciazione dei disagi, tra i quali rientrano la carenza di risorse e lo sfruttamento minorile, Swift tenta in Una modesta proposta, introducendo un suo «progetto», di farsi eroe di patria integrando tutti i bambini – certo esercitanti peso demografico – nella comunità.
E, strano a dirsi, è proprio ai bambini di un anno di età o meno a cui si riferisce, quelli che altrimenti sarebbero forse condannati persino da un aborto o da un assassinio da parte dei genitori stessi, spinti dalla disperazione. Ma come impiegare massimamente, dunque, l’utilitarismo?
Una modesta proposta: i possibili utilizzi dei bambini…
Io quindi presenterò ora, umilmente, le mie proposte che, voglio sperare, non solleveranno la minima obiezione.
Ed ecco che, con un breve preambolo col quale Swift già pregusta l’indignazione, si giunge all’apex di Una modesta proposta e al suo soprendente scioglimento, tra black humour e grottesco.
Un Americano, mia conoscenza di Londra, uomo molto istruito, mi ha assicurato che un infante sano e ben allattato all’età di un anno è il cibo piú delizioso, sano e nutriente che si possa trovare, sia in umido, sia arrosto, al forno, o lessato; ed io non dubito che possa fare lo stesso ottimo servizio in fricassea o al ragú.
Ciò che nei paragrafi precedenti poteva essere, per il lettore dell’epoca, semplice sospetto si fa adesso certezza inquietante: il modo più efficace di destinare i bambini al bene comune è… divorarne le carni!
Con notevole autocompiacimento, nelle pagine successive di Una modesta proposta Swift gioca con la controversia, elencando addirittura le possibili ricette per meglio fruire della carne di bimbo, nonché tutti i possibili vantaggi che una tale alimentazione potrebbe offrire al Regno, dal calo demografico dei Papisti (i più prolifici e molesti) alla crescita economica, data anche da attività come la compravendita degli infanti stessi.
In questa scherzosa apologia del cannibalismo, un singolo periodo sintetizza tuttavia l’intento aggressivamente polemico dell’opera:
Ammetto che questo cibo verrà a costare un po’ caro, e sarà quindi adattissimo ai proprietari terrieri, i quali sembra possano vantare il maggior diritto sui bambini, dal momento che hanno già divorato la maggior parte dei genitori.
Il cannibalismo non è altro, allora, che estrema conseguenza del parassitismo dei latifondisti anglo-irlandesi. Per una macabra usucapione, al termine delle risorse dei padri verranno impiegate quelle dei figli, in questo scenario essi stessi, nella loro fisicità, risorsa vitale per la sopravvivenza di un singolo ceto sociale.
Swift e l’etica: considerazioni finali
Il pamphlet swiftiano, come già accennato, cerca volutamente l’indignazione utilizzandola come arma polemica, così come la tradizione satirica richiede (e la stessa opera, d’altronde, è chiaramente influenzata dall’Apologeticum di Tertulliano).
Tale ricerca è senz’altro facilitata dalla veste formale della prosa, che pare quasi ricalcare e parodiare la trattatistica scientifica con la sua seriosità e apparente autorevolezza, quest’ultima fornita da verosimili calcoli statistici: quasi un’anticipazione, certo in ambito totalmente differente, dei freni demografici elencati da Malthus nel suo Saggio sul principio della popolazione.
Il fulcro della critica è senz’altro, tuttavia, la perversione raggiungibile dall’uomo. Già ne I viaggi di Gulliver, sua opera più nota, Swift, nel descrivere l’isola degli Houyhnhnms, condanna lo svilimento dell’estetica, il grigiore di una razionalità solo fittizia, maschera degli istinti più biechi. Viene così in mente il celebre passo dantesco del conte Ugolino, la cui conclusione («Poscia, più che ‘l dolor poté ‘l digiuno») è lasciata all’ambiguità.
Impossibile determinare se l’atto di cannibalismo sia stato effettivamente consumato: il lettore può soltanto nutrirsi con la consapevolezza, probabilmente propria di Dante stesso, che il concepimento della bestialità è a breve distanza dalla giustificazione di essa. Per Swift, è in quella giustificazione che va ricercata la piaga di ogni agglomerato sociale.
Pierluigi Patavini
Fonte delle citazioni: Jonathan Swift, Una modesta proposta e altre satire, Rizzoli, Milano, 1983