L’incontro tra il body horror e la riflessione sulla società in rapporto all’uomo
Chi è David Cronenberg? Cosa rappresenta per noi e per il cinema? Sicuramente egli è uno dei registi più controversi della storia del cinema, poco amato dal bel mondo hollywoodiano, che non ha mai compreso appieno il suo modo di fare cinema, di relazionarsi all’uomo e al suo rapporto con la vita, gli strumenti di comunicazione e la tecnologia. Del resto ciò spiegherebbe anche in parte il fatto che i film di Cronenberg non siano famosi per gli incassi. videodrome
Ma né l’odio hollywoodiano né la scarsa fioritura nelle terre del grande pubblico possono assolutamente pregiudicare la carriera di un regista, che con il tempo non è rimasto solo un maestro della macchina da presa, ma è quasi diventato un profeta del nostro tempo, o meglio, è stato capace di cogliere i turbamenti, le ossessioni e le emozioni tecnologizzate; ha rappresentato sullo schermo la vita dell’essere umano a partire dal rapporto con le cose che lo circondano, scendendo fino al profondo dell’animo, esplorando i lati più tenebrosi, perversi e nascosti, tutto ciò sotto la caratteristica di uno stile capace di far sussultare i più sensibili, scene crude, violente, surreali, tra sangue e liquidi strani, esseri mostruosi, oggetti che prendono vita e corpi perforati: elementi questi, caratteristici di quello che viene definito body horror, di cui Cronenberg è uno dei principale maestri e Videodrome una delle opere più rappresentative
Scritto e diretto da Cronenberg, Videodrome ha raggiunto un tale effetto su chi l’ha visto grazie anche alla presenza di due tecnici fondamentali al lavoro del regista canadese: uno è Rick Baker, addetto al make up degli effetti speciali, è uno che ha fatto scuola e continua a farne, l’altro è il compositore Howard Shore. Tra tanti attori poco noti a livello internazionale, giganteggia James Woods, protagonista del film e realizzatore di una memorabile interpretazione, riuscendo a dare un tocco decisamente reale a situazioni assurde. Degna di nota è l’attrice e cantante Debora Harry, qui nei panni di una donna sensuale e totalmente immersa in quel mondo.
Videodrome, la trama
Max Renn (James Woods) è il direttore di Canale 83, Civic TV, una piccola rete televisiva privata che si occupa di trasmettere programmi dai contenuti pornografici e violenti. Un giorno l’amico di Max gli annuncia di aver captato un segnale pirata che mostra in diretta dei presunti snuff movie (film illegali dove le persone vengono torturare per davvero), chiamato Videodrome, al quale Max si mostra subito interessato chiedendogli di procurare una registrazione del programma. Intanto Max è ospite ad un talk show con tema riguardante i media insieme a Nicki Brand (Debora Harry) e ad un singolare personaggio, tale dottor O’Blivion. A poco a poco Max si ritroverà immerso nel mondo di Videodrome, la cui visione, si verrà a scoprire in seguito, causa delle masse tumorali nello spettatore oltre che a una diversa percezione della realtà. Sarà l’inizio di un viaggio allucinatorio e perverso, tra teorie, personaggi malvagi e situazioni perturbanti, tutti elementi che alla fine portano verso una sola direzione: la televisione.
La televisione conduce alla trasmigrazione digitale
Al centro del film, di ogni azione che vediamo, dei ruoli dei personaggi e dei pensieri, c’è la televisione sulla quale si assiste a Videodrome. È la televisione il terreno in cui si muovono uomini e donne, è questo lo strumento attraverso il quale il dottor O’Blivion si rivolge alle persone ed è attraverso lo schermo che si compie uno strano processo che potrebbe essere chiamato trasmigrazione digitale: la formazione di quel tumore come conseguenza della visione di Videodrome, è in realtà un’evoluzione dell’uomo, è la scoperta di un nuovo senso che permette all’uomo di avere una nuova percezione del mondo, a partire dal suo rapporto con le cose. È la nascita dell’homo videns. Così si è ormai creato un rapporto strettissimo tra l’uomo e la televisione, è la nascita di un nuovo essere, un ibrido, siamo di fronte ad una nuova era della percizione, in cui il passo finale è la totale congiunzione tra essere umano e macchina, per dare vita ad una nuova esistenza.
È così che Cronenberg attraverso Videodrome, pone di nuovo al centro della sua riflessione il rapporto tra l’uomo e l’ambiente che lo circonda attraverso i mezzi tecnologici che hanno stravolto la società, in questo caso la televisione. Forse mai come questa volta, il regista canadese appare come un anticipatore cosciente e un osservatore attento dell’importanza che avrebbe avuto la macchina televisiva sulla vita dell’uomo. Un film assolutamente da vedere. Nessun altro ha saputo interpretare e rendere in modo così originale uno dei fenomeni più studiati dalla sociologia e dagli studi di comunicazione, e non solo, perché Videodrome con il suo stile macabro e razionalmente perverso, ha anche contribuito maggiormente a definire un genere che ormai non è nemmeno più body horror, ma decisamente cronenberghiano.
Roberto Carli