Nel 1759, Voltaire pubblicava Candido, o l’ottimismo. Era un racconto filosofico pieno di tragedie e disavventure che confutavano l’ottimismo leibinziano e la sua pretesa di vivere “nel migliore dei mondi possibili”. Nel 1976 sarebbe uscito invece Candido in Italia (Rizzoli Editore), brillante caricatura satirica del Bel Paese a firma di Giovanni Mosca (1908-1983).
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Il Candido italiano
Nel suo romanzo, Giovanni Mosca mantiene i personaggi principali del racconto volterriano. Ritroviamo quindi, oltre Candido, anche il filosofo Pangloss e Cunegonda. Anche il Candido italiano è un ingenuo (ma di non mediocre intelligenza) che non legge mai giornali e non si interessa di politica, così come Pangloss è sempre un filosofo ottimista. L’originalità del romanzo sta nella sua ambientazione tutta italiana.
Candido infatti, dopo aver trascorso gran parte della vita nella sua signorile residenza d’Abruzzo, decide di intraprendere un viaggio che – a differenza della sua controparte volterriana – non lo porterà in giro per il mondo ma solo a Roma e a Milano.
L’Italia degli anni Settanta tra corruzione e violenza
Quella scoperta da Candido è un’Italia completamente bloccata. Dove la politica è fatta sempre dalle stesse persone, facendo morire sul nascere ogni speranza di cambiamento. Per quanto non siano i ministri a detenere il potere effettivo, quanto i loro sempiterni uscieri e segretari. Dove viaggiare è un’impresa quasi impossibile a causa degli scioperi che quasi quotidianamente immobilizzano i mezzi pubblici.
È l’Italia degli anni di piombo ormai assuefatta alla violenza e dove nessuno è al sicuro, vista la conclamata impotenza delle forze dell’ordine. Le ricche famiglie dell’alta borghesia e dell’imprenditoria sono ormai costrette a vivere nelle gabbie degli zoo perchè è l’unico posto dove possono essere protette.
Candido capirà ben presto che in Italia la corruzione è un’opera d’arte e viene punita come reato solo quando la si tenta in modo sfacciato e volgare. E che per far valere i propri diritti, gli unici mezzi a disposizione del cittadino sono quelli illegali.
Candido di Giovanni Mosca e l’Italia progressista
In questo sfacelo, Candido incontra però anche un’altra Italia: quella della cultura. Il protagonista avrà quindi a che fare con giornalisti convinti della necessità di non avere idee; con critici d’arte impegnati a tessere lodi sperticate di ogni spettacolo, nel terrore che anche il più assurdo possa in futuro rivelarsi un capolavoro e nell’impossibililità di criticare l’opera di un giovane; con femministe che profanano le chiese e rapiscono Ermengarda, la figlia di Candido, per obbligarla ad abortire; con intellettuali trasformisti sempre attenti a stare dalla parte del più forte.
Nel suo romanzo satirico, infatti, Mosca dipinge quello italiano come un popolo che – dopo aver conquistato la libertà – si ritrova sempre ansioso di mettersi sotto la tutela di un nuovo padrone. E il padrone di turno è il Pci al quale Pangloss si iscrive solo per opportunismo, dopo aver aderito – pur essendo un amante delle belle donne – al movimento dei diversi di cui prevede lo strepitoso successo.
Lo stesso Candido, per riavere indietro la suocera rapita dai brigatisti, prenderà la tessera del Partito comunista scoprendone tutti i vantaggi. A ristorante, in una scenza memorabile, gli intellettuali cederanno il tavolo a lui e alla moglie: onorati di mangiare per terra, ai loro piedi.
Una caricatura ancora attuale
L’Italia raffigurata da Giovanni Mosca è per molti aspetti simili a quella di oggi. Per questo Candido in Italia è un libro ancora attuale. Capace di far sorridere ma anche di far riflettere in profondità sui mali storici del Bel Paese, come solo il vero umorismo sa fare. Nell’introduzione, l’autore espone esplicitamente il suo intento.
Quella di Candido potrebbe infatti essere la storia di un “qualsiasi italiano” imprudentemente avviatosi nella “jungla” delle “grandi città”. Dove droga e violenza la fanno da padrone, nella più totale assenza dello Stato. Un’attenzione particolare è rivolta a Pangloss di cui l’autore anticipa la caratterizzazione:
Di questo filosofo dell’ottimismo […] ho fatto uno di quei progressisti opportunisti di cui è attualmente piena l’Italia. Falsi amanti della libertà sono i campioni del conformismo continuamente alla ricerca di questo o di quel probabile padrone, a seconda che gli avvenimenti portino alla ribalta nuovi uomini e nuove ideologie.
Ettore Barra