Il Chiostro di San Pietro Martire è la sede della Facoltà di Lettere e Filosofia di Napoli. Un luogo comune, custode di corrispondenze simboliche.
Geometria e simbolismo
Andare al di là delle apparenze vuol dire tentare di scalare una gerarchia di significati, via via sempre più evoluti, per poter cogliere la corrispondenza tra macrocosmo e microcosmo. Nelle scuole misteriche dell’antichità, la geometria era considerata il mezzo attraverso il quale Dio creò l’Universo.
La geometria sacra studia le leggi dell’Universo attraverso le forme, con l’obiettivo di creare un rapporto armonico tra la Creazione e il suo Creatore. Tali conoscenze vennero impiegate per la costruzione di città e centri di culto, in quanto, attraverso la perfezione delle forme geometriche, era possibile raggiungere armonia e salute e, quindi, avvicinarsi alla perfezione della Creazione.
Attraverso l’analisi degli elementi costitutivi della geometria sacra si suole tentare di raggiungere una consapevolezza della realtà che ci circonda. Applicare questo linguaggio ai “nostri” luoghi comuni, consente di conoscere meglio il mondo in cui viviamo. Quante volte abbiamo percorso il Chiostro di San Pietro Martire, meglio noto come Chiostro di Lettere e Filosofia, di corsa per non arrivare tardi a lezione; oppure ci siamo seduti al sole, scambiando due chiacchiere con amici e colleghi, tra lamenti e gioie!?
È arrivato il momento di rallentare, di osservare il luogo custode delle nostre speranze e ambizioni, per comprenderlo ed entrare in connessione con le sue corrispondenze…
Chiostro di San Pietro Martire: l’universo spirituale da culto a cultura
Il chiostro è un cortile chiuso presente all’interno di strutture religiose, quasi sempre quadrangolare, delimitato da portici, spesso tenuto a giardino. Nella vita monastica, il chiostro rappresenta il cuore pulsante della struttura religiosa, una sorta di Tempio Sacro nel quale l’uomo può raggiungere Dio attraverso la meditazione e la preghiera. Di solito, al centro del chiostro è posizionato un pozzo o una fontana a simboleggiare la fonte della vita, l’acqua come purificazione e rinnovo dello spirito.
Il Chiostro di San Pietro Martire fu commissionato dai domenicani all’architetto Giovan Francesco di Palma. La struttura si articolava secondo un modello tipicamente contro-riformato, così come gli altri chiostri sparsi per la città. Nell’Ottocento, il chiostro di San Pietro Martire subì dei cambiamenti in seguito a lavori di trasformazione in Manifattura dei Tabacchi, che durarono fino al 1943, quando i bombardamenti danneggiarono la Chiesa e tutta la struttura dell’ex convento. Si pensò di demolire l’edificio e di crearne una piazza, ma nel 1961, per iniziativa del rettore Giuseppe Tesauro, fu acquistato dall’Università e venne destinato prima alla facoltà di Giurisprudenza; successivamente, si decise di collocarvi la sede di Lettere e Filosofia.
Quando l’ombra non è solo un’ombra
Ovunque possiamo scorgere delle corrispondenze, un simbolismo che svela il legame tra il mondo fisico e quello spirituale. Una volta raggiunta la consapevolezza che l’ombra non è solo un’ombra, ma la proiezione di «ombre dipendenti dagli archetipi del mondo sovrastante», i luoghi comuni, che quotidianamente frequentiamo, sembrano rivelarci qualcosa di nuovo.
Secondo S. Agostino, la funzione della geometria nell’arte e nella musica giace nei suoi aspetti analogici, ovvero in ciò che ha l’abilità di condurre la mente dal mondo delle apparenze alla contemplazione dell’ordine divino velato. La vera bellezza, egli sostiene, è ancorata nella realtà spirituale. Dunque, la bellezza altro non è che la corrispondenza tra forme fisiche e principi divini. I luoghi di culto furono creati per produrre il «simbolo del regno di Dio sulla terra». Non dobbiamo meravigliarci se anche il Chiostro di San Pietro Martire nasconde tali principi nella sua geometria.
La struttura è dotata di una pianta quadrangolare, con sette arcate per ogni lato; al centro è posizionata una fontana esagonale in marmo del XVI secolo, iscritta in uno spazio ottenuto con la sovrapposizione di una croce greca ed un ottagono. Il nostro obiettivo, senza troppe forzature, è quello di fornire un livello di corrispondenza tra l’ambiente che calpestiamo sovente e una conoscenza al di là di esso.
- Pianta quadrangolare. Il quadrangolo simboleggia la materia concreta. Negli ambiti della fenomenologia del sacro, la struttura quadrangolare determina la regolarizzazione di quanto per sua natura sarebbe rimasto caotico e informe. Il quadrato consente di delimitare e definire uno spazio (sacro), andando a costituire un Tempio, fondamento della congiunzione dei quattro punti cardinali. Questa figura geometrica anti-dinamica implica l’idea di solidificazione e stagnazione; non è un caso che la maggior parte dei chiostri abbiano una pianta quadrangolare. Se il Cerchio esprime il celeste, il quadrato è l’aspetto terrestre della creazione.
- Croce greca. La croce è un simbolo di origine precristiana, manifestatosi in diverse varianti: dall’Ankh alla Swastica (simbolo solare dell’antica India), alla Tau, ripresa dai druidi celtici per rappresentare il dio Hu. I due bracci della croce rappresentano le polarità dell’esistenza: il negativo, la materia, la superficie terrena è il segmento orizzontale; mentre quello verticale è la positività, il canale di collegamento tra terreno e divino. La croce ha una funzione di sintesi e di comunicazione. In particolare, la croce greca ha i due segmenti uguali e si inscrive nel Quadrato, rappresentando l’aspetto divino della natura.
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- Ottagono. Questa figura geometrica viene spesso associata alla resurrezione e alla vita eterna. Le fonti battesimali, infatti, hanno una forma ottagonale (se circolare sono sorrette da otto colonnine). In realtà, l’immagine ottagonale è la chiusura perimetrale di una croce greca da tutti e quattro i bracci eguali. Non risulta, perciò, casuale riscontrare una forma ottagonale impiegata nelle piante delle architetture sacre.
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- Esagono. Per Pitagora l’esagono era formato da due triangoli incrociati, simbolo della creazione e della generazione per gli antichi Egizi. Inoltre, il sei è un numero mistico, che indica sia l’equilibrio e l’ordine perfetto, sia il caos. Ad esempio, la Stella a sei punte è la sintesi degli opposti: del divino, con la punta rivolta verso l’alto, e del terrestre, determinata dal triangolo rivolto verso il basso.
- Arco. Il più antico e mistico arco è quello sorretto dalle colonne all’ingresso del Tempio di Salomone. L’arco simboleggia l’unione di due mondi, spirituale e temporale.
Così, quando siamo seduti lungo il quadrangolo del Chiostro di San Pietro Martire, mentre un timido raggio di sole infrange i nostri sogni racchiusi in pagine e pagine, pensiamo al microcosmo che getta le sue ombre intorno a noi, con la consapevolezza che non è solo un’ombra.
“Tutti gli insegnamenti esoterici sono basati sulla corrispondenza che esiste tra il macrocosmo e il microcosmo.”
Rudolf Steiner
Giovannina Molaro
Bibliografia:
O. Wirth, Il Simbolismo Ermetico, Ediz. Mediterranee, 1984
Sitografia:
http://www.esonet.it/News-file-print-sid-1439.html
http://www.scienzenoetiche.it/synthesis/09_geometria_sacra.php