Il suo teatro parte dalla classicità e sfocia elegantemente nell’avanguardia, per arrivare alla denuncia sociale, punto di riferimento in qualsiasi dei suoi spettacoli ricchi di sfumature siciliane, passionali, violente. I personaggi di Emma Dante, regista e drammaturga italiana, sono dei giustizieri, guerrieri che lottano per la libertà e la sopravvivenza, che combattono una società cieca , dove vivono istituzioni, come la famiglia, che senza pietà schiacciano l’individuo.
Emma Dante, un profilo.
Emma Dante nasce a Palermo il 6 aprile del 1967, trascorrendo l’infanzia a Catania. Dopo la maturità classica, nel 1986 fa ritorno nella sua città natale dove si accosta per la prima volta alla recitazione. Si iscrive alla scuola “Theatres” diretta dallo scrittore nonché esponente del GRUPPO 63, Michele Perriera. Il teatro di quest’ultimo, fortemente espressionista, non suscita la curiosità della Dante, che dopo un anno di frequentazione, abbandona la scuola, e spinta dalla madre tenta l’ammssione alla scuola di Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Alle audizioni si presenta con un testo di Henry Miller “Proprio Pazza per Harry!”, una performance giudicata da lei stessa mediocre. Ma superate le selezioni, nell’ambiente dell’accademia entra in contatto con coloro che diverranno i maggiori esponenti del panorama teatrale italiano. Si avvicina in modo particolare al filone d’avanguardia, portando in scena spettacoli dello sceneggiatore polacco Tadeusz Kantor, come La macchina d’amore e morte. Sarà proprio questo progetto a far nascere in lei l’imprinting per la recitazione, che la porterà ad esplorare altre facce di questa disciplina, allontanandosi dalla tradizione, per avvicinarsi alla ricerca sperimentale.
Conseguito il diploma all’ Accademia nel 1990, dal ’93 al ’95, diventa socia della Compagnia Rocca di Torino, dove lavora con Roberto Guicciardini. Lasciata la capitale piemontese, frequenta un laboratorio di canto con Cesare Ronconi, e ottiene un ruolo nello spettacolo “La rosa tatuata” di Gabriel Vacis. Fa ritorno in Sicilia per assistere la madre ormai morente, e vi fonda una compagnia teatrale. Nasce così a Palermo la SUD COSTA OCCIDENTALE, con la quale Emma Dante seleziona alunni dall’ Accademia di Arte Drammatica per prepararli a spettacoli totalmente inediti, poiché scritti e diretti dalla stessa Emma Dante. I primi lavori portati in scena dalla compagnia compongono una “Trilogia della famiglia”, in cui la regista affronta il tema in maniera delicata, seppur studiata da vari punti di vista, evidenziandone le debolezze e le frustrazioni. Con mPalermu, storia di una famiglia meridionale, metafora che riporta alla luce una Palermo sorda e bigotta, la Dante vince svariati premi (Lo Straniero, e il premio Scenario), tra i quali il premio UBU nel 2002, nella categoria “novità italiana”. Vita mia (vincitore del Premio Gassman come migliore regia italiana e Premio alla Critica per la drammaturgia e regia), narra la vicenda di una famiglia composta da madre e due figli, devastati dal lutto per la morte del fratello minore. Il pubblico assiste allo spettacolo circondando il letto funebre del defunto, quasi a formare una veglia silenziosa, abbattendo quella quarta parete tra palco e pubblico, invitando quest’ultimo ad osservare lo spettacolo con occhi nuovi, diversi Regista ormai affermata, Emma Dante viene scelta nel 2010 per l’inaugurazione della stagione del Teatro della Scala di Milano; scioccante fu la sua versione della Carmen di G. Bizet diretta dal maestro Barenboim, intrisa di forte carica erotica, portando in scena quel meridione passionale e violento tipico della regista siciliana.
Desta scandalo anche Le Pulle (2001), ibrido tra musical ed operetta, che narra di prostitute transessuali, emarginate dalla società in cerca di un posto dove sentirsi realizzate. L’ultima opera, La trilogia degli occhiali (2011), tre spettacoli indipendenti ma uniti tra di loro, che riportano i temi della povertà , malattia, vecchiaia. Quello della Dante è una denuncia sociale, che mira a colpire una società-Stato maschilista, che abbandona famiglie allo sbando, totalmente sole; nei suoi personaggi (donne sottomesse) vive una violenza repressa che lascia poco spazio all’amore. L’ambientazione è quasi sempre sicula, utilizzando anche il diletto perché capace di trasmettere in maniera più chiara e diretta, pensieri ed emozioni.
“Non si può vivere senza, l’umanità non può vivere senza il Teatro. Forse un giorno si potrà vivere senza il cinema, ma senza il Teatro è impossibile. Almeno finché esiste l’uomo, finché esiste lo specchio, il riflesso di noi stessi che respira, vivo come noi. L’uomo ha bisogno dell’uomo, di essere riconosciuto, di vedersi di fronte e farsi delle domande, per cui non penso che il Teatro morirà mai.
(Emma Dante)”
Sitografia