Significare due opposti: enantiosemia
L’enantiosemia è una delle caratteristiche di alcune parole della lingua italiana che raramente trova corrispondenti simili nelle lingue del mondo. Questa parola di origine greca, da enantios, “contrario” e sema, “segno”, indica la caratteristica di una parola, di una frase o di un discorso, di significare contemporaneamente due cose opposte. Dalla Treccani, più precisamente: «In linguistica, la condizione semantica di un vocabolo che nel suo svolgimento storico ha assunto un significato opposto a quello etimologico». Insomma, un termine nato per significare A e ritrovatosi, inavvertitamente, dopo qualche secolo, a significare anche Z, per una variazione del linguaggio o semplicemente per casualità.
Iniziate a pensarci su. Quante parole del genere riuscite a trovare?
Per cercare l’esempio più facile e vicino, ci si può spingere verso uno dei dubbi che più possono nascere nei bambini: perché il papà va a lavoro nei giorni feriali, ma va in ferie quando si va a mare? A un primo sguardo, questa appare come una dicotomia priva di senso. Però, dopo una più attenta analisi, si può scoprire che feriale vuol dire sia festivo, sia lavorativo. Straordinario, vero? Questo perché deriva dal latino, feriae, “giorni di riposo”, ma il tempo ha deviato il suo uso verso un senso del tutto opposto. Come feriale, che è uno dei casi più evidenti e ricorrenti, tante parole possono significare due opposti: ospite, che è chi ospita e chi viene ospitato; avanti, che può voler dire sia prima che dopo; laico, che è sia chi non è religioso sia chi è religioso consacrato.
Quanti altri se ne possono trovare? Almeno una trentina. In internet ricorrono gli esempi ed è frequente lo scoprirne di nuovi: fra i più belli mai trovati ci sono superabile (che indica sia una persona “super abile” che una decisamente poco abile, e quindi che può essere facilmente superata) e corretto (che indica qualcosa di giusto ma anche qualcosa di sbagliato: “Sei stato corretto!”).
Oltre le parole, però (e qui si arriva al punto ancora più bello di questa particolarità), esistono anche intere frasi enantiosemiche.
«Le acque del nostro fiume sono sporchissime. E le vostre?»
«Pure!»
Come sono le acque del fiume del secondo uomo che ha parlato? Sporche o pure? Non lo si saprà mai, perché in questo caso l’ambiguità della risposta ha reso ambigua tutta la discussione fra i due personaggi immaginari.
Nella nostra lingua, grazie alla presenza dell’enantiosemia, non è raro poter trovare delle risposte capaci di annullare qualsiasi senso univoco in alcuni dialoghi.
«Hai chiamato il centro sportivo per prenotare il calcetto?»
«Non c’è campo».
Ha chiamato e ha ricevuto risposta negativa o non ha chiamato ancora?
«Ti sono piaciute quelle caramelle?»
«Le ho scartate subito!».
Le ha buttate via perché cattive o le ha mangiate di gusto?
L’umorismo e la ricerca linguistica, poi, hanno reso ancora più divertente le varietà nelle quali l’enantiosemia (per gli enigmisti detta pronega) può manifestarsi nelle frasi. Insieme al bisenso, l’enantiosemia può essere alla base di diverse situazioni comiche nei film e nelle storie raccontate.
«Sei riuscito a dimenticare la tua ex o la frequenti ancora?»
«Ci sono riuscito».
«Funziona bene la democrazia da voi?»
«Non possiamo lamentarci…».
Insomma, questa condizione semantica è, senza saperlo, non solo il fulcro di centinaia di barzellette che si raccontano ogni giorno, e di centinaia di titoli di giornale che mirano (volontariamente o meno) all’ambiguità, ma anche una curiosità che spalanca numerose domande. In attesa di una risposta a questi quesiti, per ora, chi è capace di inventare qualche altra frase enantiosemica? Potreste inviarle come commento a questo articolo. Perché no? Noi sbarriamo le nostre porte!…
…ma vuol dire che le chiudiamo per non farvi passare o che le spalanchiamo!?
Davide Pascarella
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