Pochi al mondo riescono realmente ad intravedere, comprendere, i tratti più complessi della psiche umana. Nonostante le figure degli esperti, a volte è la persona più inaspettata a nascere con un dono, con quell’empatia che apre le porte dell’anima, svelandone i più intimi segreti, anche se questi non vogliono essere scoperti. Eugène Ionesco è nato con quel dono.
Il teatro di Eugène Ionesco
Definito il padre dell’Assurdo, Eugène Ionesco ha dato voce ai problemi esistenziali dell’uomo contemporaneo, all’incomunicabilità, alla falsità dei rapporti, alla difficoltà di dare un senso all’esistenza. Rumeno di nascita (Slatina, 26 novembre 1909), francese di adozione, visse a Parigi gli anni tempestosi della prima guerra mondiale; quel primo conflitto lo ossessionò a tal punto che fu riportato non solo nelle sue opere, ma rivisse nella sua mente in maniera costante «Nei miei ricordi, le apparizioni grottesche assomigliavano ai personaggi di Brueghel, o di Bosch: grandi nasi, corpi deformi, sorrisi atroci, piedi biforcuti» (Estate 1939). Dopo la laurea ottenuta all’Università di Bucarest, fu inizialmente critico letterario, professore e poeta, pubblicando nel 1934 un saggio di grande rilievo dal titolo “NU”. Com’è da tradizione per i grandi geni, il successo per Ionesco arrivò in netto ritardo. Poco compreso dal pubblico e stroncato dalla critica, fu infatti la sua opera prima, La Cantatrice Calva.
“Signora Smith: Già le nove. Abbiamo mangiato minestra, pesce, patate al lardo, insalata inglese. La ragione si è che abitiamo nei dintorni di Londra e che il nostro nome è Smith.” È questo l’inizio de la Cantrice Chauve (1950), anti-commedia (definita così dall’autore stesso),che vede come protagonisti anonimi personaggi, se non fantasmi, quali i coniugi Smith e i coniugi Martin, la cameriera Mary e il pompiere, persone prive di personalità e vuote, incapaci di comunicare se non attraverso frasi o azioni banali ( chiudere e aprire una porta ripetutamente, raccontare storie senza alcun significato). “La Cantatrice calva era stata ricavata da un manuale di conversazione per l’apprendimento della lingua inglese come se il mondo circostante potesse essere spiegato grazie a delle comunissime frasi ritagliate da un qualsiasi manuale, ma poi da lì l’autore si era spinto oltre, alla ricerca di parole che a una qualche certezza potessero somigliare fra le ambiguità rese obiettive dalla sua stessa carriera di scrittore e poeta.” Commentò Eugène Ionesco:
Comprai un manuale di conversazione dal francese all’inglese, per principianti. Mi misi al lavoro e coscientemente copiai, per impararle a memoria, le frasi prese dal mio manuale. Per mia enorme meraviglia, la Sig.ra Smith faceva sapere a suo marito che essi avevano numerosi figli, che abitavano nei dintorni di Londra, che il loro cognome era Smith, che il Sig. Smith era un impiegato […]. Mi dicevo che il Sig. Smith doveva essere un po’ al corrente di tutto ciò; ma, non si sa mai, ci sono persone così distratte… (da Note e Contro-Note).
https://www.youtube.com/watch?v=WI2uArN3iPg
La Cantatrice Calva di Eugène Ionesco, con Franca Valeri, 1967.
La Cantatrice Calva rese quasi impossibile almeno per i primi sei anni, ad Eugène Ionesco, far si che il suo raro talento fosse realmente riconosciuto. Se ora la pièce viene rappresentata ininterrottamente al teatro de la Hauchette di Parigi, nel Quartiere latino dal 1957, al suo debutto fu brutalmente rifiutata, forse perché specchio della crisi umana del secondo dopoguerra. È pur vero che è curioso, come un drammaturgo del genere, abbia assunto posizioni di destra fortemente radicali durante la seconda guerra mondiale appoggiando il governo collaborazionista di Vichy, ma più volte durante la sua esistenza, ebbe prova del potere e del dolore della morte. Testimone della guerra in Vietnam, degli attentati alle Olimpiadi di Monaco, Eugène Ionesco maturò poco a poco, un’insofferenza verso la vita. Le critiche che gli furono attribuite dagli anni sessanta in poi , riguardavano il suo “scarso” impegno politico e la sua abitudine a rappresentare “un mondo sostanzialmente conformista”. Gli anni Settanta furono caratterizzati da pessimismo e solitudine abbinati ad un forte senso di estraneità. “Amo la solitudine. Non mi sento mai solo, quando lo sono davvero. Mi sento solo, quando sono tra la gente”.
Ma la sua produzione andò avanti, riuscendo a comunicare i temi a lui più cari, quelli della decadenza, attraverso personaggi spesso comici ma anche terribilmente e pericolosamente banali. Il Rinoceronte (1960, ricordiamo inoltre La Lezione del 1951, Les Chaises del 1952,), è senz’altro il suo lavoro più noto perché si tratta di una messa in scena politica o meglio anti politica e pensata contro ogni totalitarismo, un lavoro che ovviamente piacque punto ai custodi dell’ortodossia progressista.
In Rhinocéros il piccolo funzionario Bérenger prova ad opporsi alle imprese dei rinoceronti, metafora dei regimi totalitari che cercano d’imporre il loro potere a cittadini rassegnati i quali prendono a poco a poco, a loro volta, l’aspetto di queste orribili bestie. E Bérenger, alla fine dell’opera, non sfugge neanch’egli alla tentazione dell’immonda metamorfosi.
Il drammaturgo muore a Parigi, il 28 marzo 1994, riposando accanto a Charles Baudelaire, al cimitero di Montparnasse. La nascita dell’assurdo nasce proprio dalla volontà e curiosità di capire il male che affliggeva il poeta maledetto per eccellenza. Ma l’assurdo, cos’era per Eugène Ionesco?
“E’ l’esistenza stessa ad essere inimmaginabile,ed impensabile.” Eugène Ionesco
Alessia Thomas
Sitografia: