Nel pieno Romanticismo francese il teatro diventa uno dei principali mezzi per ribadire il distacco con la generazione letteraria imbevuta dell’ esprit des Lumières, ma anche per presentare una nuova coscienza poetica che confluirà nella formazione dell’immagine dello scrittore romantico.
Portatore di valori spirituali preziosi, negati dalla società razionalista e votata all’utile costituitasi nel secolo dei Lumi, il poeta tuttavia è incompreso dalla gente del suo tempo, a tal punto da sentirsi legato ad un crudele destino.
Chatterton e il suo tempo
Alfred de Vigny (1797-1863) fa rappresentare Chatterton per la prima volta nel 1835. Dramma in prosa in tre atti ambientato in Inghilterra, esso trae il titolo dal protagonista, il giovane aspirante scrittore Thomas Chatterton. Egli ha affittato una modesta camera presso la dimora di John Bell, ricco industriale presentato da subito come uno sfruttatore degli operai, uomo positivo e primitivo capitalista sostenitore della teoria dell’utile e dell’impegno commerciale; è un uomo di successo capace di circondarsi di una buona schiera di sostenitori.
Chatterton al contrario è un giovane in contrasto con la vita e la società, lamentante un odio da parte degli altri che sente di non meritare. Egli è uno scrittore e poeta dall’animo saturnino, ma vive questa sua attività coi tormentati contrasti tipici della generazione romantica francese: la poesia infatti lo salva e lo tormenta al tempo stesso.
Chatterton nutre una segreta passione per Kitty, giovane moglie del suo proprietario, la quale gli è sinceramente affezionata e per pudore ne riduce i contatti all’essenziale. Questo aumenta le insicurezze del giovane, il quale, di fronte alla consapevolezza dell’incapacità a terminare una sua opera (un dramma storico, soggetto tipicamente romantico), comincia a contemplare l’ipotesi del suicidio.
Suo unico confidente è l’anziano Quacchero, uomo schietto e di buon cuore, incapace tuttavia di donare conforto all’anima del giovane.
Chatterton, infatti, non riuscendo più a gestire il disprezzo di John Bell, l’amore impossibile verso Kitty e la certezza di non essere all’altezza del mondo in cui vive, sceglie di ingurgitare una forte dose d’oppio, per darsi dolcemente la morte, non prima di aver gettato tutti i suoi scritti nel fuoco.
Una generazione incompresa
Nel 19° secolo la società è ancora succube di un velato teocentrismo: la religione e la fede regolano tutti gli aspetti della vita; è per questo che alcuni romantici francesi parlano di sacerdoce poétique, ossia una fede nelle lettere che supera ogni fervore religioso.
Tuttavia l’idea del poeta-profeta che riceve una sorta di ‘messaggio’ si pone di fronte all’ostilità degli uomini, in quanto portatore di una verità assoluta, ma inconciliabile con la società materialista. Il poeta romantico tenta di farsi forza tramite un processo di valorizzazione della sofferenza nella chiave di una superiorità spirituale; in tal senso, lo scotto del genio poetico è una vera e propria maledizione che rende l’arte della scrittura una croce e una delizia.
Appunto in questo periodo che nasce la concezione del poeta maledetto, che sopravviverà ben oltre la fine del Romanticismo (basti pensare alla nota poesia L’Albatros di Baudelaire): il poeta, come Chatterton, suscita l’ilarità degli uomini, perché inadatto a gestire le bassezze della vita quotidiana. Il suo genio poetico, tuttavia, gli riserva un’elevazione al di sopra dei mortali, ma da cui non può trarre alcun beneficio materiale.
Dal punto di vista sociale, infatti, siamo di fronte ad un cambiamento del modo di concepire l’attività letteraria: se nel ‘700 era universalmente riconosciuto come autore di prestigio lo scrittore capace di assicurarsi una vita senza troppe privazioni, ad inizio ‘800 nasce l’espressione “poètes crottés”, i “poeti infangati”, in quanto impossibilitati a pagarsi una vettura per spostarsi nelle fangose strade di Francia, segno del dileggio della società, che li reputava degli uomini incapaci di gestire i propri affari.
Per tale motivo i romantici decidono di mettere in luce la sofferenza e segni dell’emarginazione di cui erano soggetti: presso di loro si mettere in risalto il talento discontinuo, la salute cagionevole, la sensibilità del femminile, il suicidio, come Chatterton, infine l’esilio, anche interiore.
Nella pièce di Vigny si possono riscontrare tutte queste concezioni, insieme alla contrapposizione con la mentalità utilitaristica figlia della Rivoluzione Industriale e degli scritti di John Stuart Mill. Il grande scrittore è incompreso nel suo tempo. Nutre nei posteri la speranza della comprensione di quello che è un vero e proprio messaggio profetico e vaticinante, come si legge nel terzo atto dell’opera, nella metafora della nave e del suo equipaggio; il poeta non è altro che colui che:
Lit dans les astres la route qui nous montre le doigt du Seigneur.¹
Daniele Laino
Bibliografia:
Vigny A., Chatterton, Oxford-Clarendon Press, 1908, p. 66.