Le Eroidi sono chiuse da un trittico di “botta e risposta”, un pannello sul quale vengono incisi amate e amanti. La voce maschile qui ha un suo proprio spazio, dove spiegare ragioni e torti del sentimento. Caso migliore per esplicitare questo dualismo è quello di Elena e Paride, due delle figure più discusse della storia antica.
Elena e Paride, una fiamma nuova
Chi infatti potrebbe nascondere il fuoco, che viene sempre tradito dal suo stesso bagliore?
La passione amorosa di Elena e Paride è distruttiva, questo lo si capisce bene anche solo guardando l’epilogo della guerra di Troia. Lo stesso Paride continuerà a insistere su questo campo semantico, alternando esclamazioni –brucio!- a velati richiami – ardore, coraggio, forza – che s’instaurano in un sottile gioco di pretese. Paride, come ribadirà la stessa Elena in risposta, è uno sfrontato, un personaggio estremo. Il principe è caduto in amore ancor prima di vedere la sposa di Menelao.
Il topos dell’amore di fama è imperniato sul miglior esempio di eroe elegiaco, un eroe che combatte su due fronti, il campo e il talamo. La sua epistola ci pare accorata, ricca di speranze, tesa in un’unica linea di desiderio; ma anche, e sopratutto, questa lettera è esplosiva quanto fugace, una cometa.
Attualità e leggenda
La risposta di Elena è sorprendente, ben diversa da quella che un comune lettore si aspetterebbe dalla sposa”rubata”.
Abbiamo una Elena consapevole del tradimento perpetrato alle spalle del marito, una donna combattuta, che non esita a richiamare le glorie della storia. Ecco il collegamento attuale con l’età di Ovidio, lo splendore della Roma augustea. Questo sfondo non osa però negare lo spessore tragico della vicenda, tutt’altro.
La mia bellezza si accontenta di essere apprezzata dagli occhi degli uomini; Venere, che mi loda, mi espone all’invidia. Ma io non confuto nulla; accolto con piacere anche queste lodi. Per quale motivo infatti dovrei negare con le parole ciò che desidero?
La tragedia di Elena e Paride sembra, in questi righi, quasi ironica. Il desiderio, che è già fuoco d’amore, muterà presto in una fiaccola di addio; le astuzie, il destino, la Moira sostituirà la giovane bellezza – poiché non bisogna dimenticare che i due amanti vivono in una giovinezza quasi romantica, un romanticismo alla Goethe, per dirla con un parossismo.
E il sentimento romantico va da intendere come una passione estrema, da godere anche nel pieno della Morte. Qui la sorpresa del lettore: per quanto speri nell’immagine dei due traditori appagati all’Elisio, sa bene che la fine giungerà a diverse soluzioni.
Silvia Tortiglione