Passeggiare è diventata la tecnica di prevenzione maggiormente consigliata per lenire gli acciacchi causati da uno stile di vita scorretto. L’attività fisica combatte e previene l’obesità, diminuisce il rischio di alcuni tumori, fa bene al cuore. Proprio su quest’ultimo punto però, gli autori di una nuova ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Circulation, dichiarano che ci sono sorprendentemente pochi dati, in particolare sul legame tra attività fisica e rischio cardiovascolare in chi ha più di 75 anni.
Passeggiare: cosa dice lo studio
I ricercatori della Tufts University, in collaborazione con degli scienziati portoghesi, hanno raccolto e analizzato i dati di più di 4.200 tra uomini e donne con un’età media di 73 anni, privi di disturbi cardiovascolari, che erano stati iscritti al Cardiovascular Health Study (CHS). Hanno utilizzato i dati relativi all’attività fisica, tra cui passeggiate, attività svolte nel tempo libero, all’intensità dell’esercizio e altre informazioni sanitarie ricavate da visite annuali (esami fisici, test diagnostici, esami di laboratorio), anamnesi e fattori di rischio noti.
L’obiettivo della ricerca era capire se l’attività fisica svolta avrebbe inciso con il passare degli anni sul rischio cardiaco di queste persone, che sono state seguite per 10 anni, dal 1989 al 1999. Quello che gli autori hanno scoperto è che in effetti un’associazione inversa tra movimento e malattie cardiache sembra esserci davvero e che camminare, il tipo di attività più facile e più sostenibile anche in tarda età, aiuta ad abbassare il rischio di attacchi di cuore e ictus.
Coloro che camminavano a un ritmo più veloce di tre miglia all’ora (equivalenti a circa 4,8 km l’ora) avevano un rischio del 50% più basso di malattia coronarica, ictus e malattie cardiovascolari totali, rispetto a chi camminava a un ritmo inferiore a due miglia all’ora (3,2 kmh). Coloro che camminavano una media di 7 isolati al giorno o più, avevano un rischio rispettivamente del 36, 54 e 47% più basso di ictus, malattie coronariche e malattie cardiovascolari totali, in confronto a quanti camminavano meno di cinque isolati a settimana.
“Il nostro studio dimostra che anche in tarda età un’attività fisica moderata, come la camminata, è legata a una minore incidenza di malattie cardiovascolari“, ha spiegato in un comunicato Luisa Soares-Miranda, dell’Università di Porto, prima autrice dello studio. “A quanto sembra, se si aumenta la distanza totale o il ritmo di camminata, il rischio di malattie cardiovascolari si abbassa. Fortunatamente, camminare è un’attività che molti adulti anche più anziani possono godersi“. “Questi risultati sono particolarmente rilevanti“, afferma Dariush Mozaffarian, co-autore della ricerca – “perché, con l’avanzare dell’età, la capacità di eseguire attività fisiche a ritmi sostenuti spesso diminuisce”. E’ quindi di importanza fondamentale continuare a impegnarsi in attività che richiedono uno sforzo moderato per proteggere e migliorare la salute nel corso della vita.
Christian Nardelli