Marco Checchetto: dal Punitore a Guerre Stellari
Gli ultimi due mesi del 2015 saranno sicuramente memorabili per tutto il pubblico della Panini Comics, che sembra aver introdotto nuove testate a marchio “Star Wars“, per la gioia di tutti i fanatici della saga cinematografica di George Lucas e in genere del celebre franchise fantascientifico per definizione.
Tra queste, la miniserie in due numeri “Star Wars: l’Impero a pezzi” (“The Shattered Empire“), una storia breve che si pone immediatamente dopo i fatti narrati ne “Il Ritorno dello Jedi“, terzo ed ultimo capitolo della “Trilogia Originale”.
Al lavoro sulla mini-testata, lo stesso team artistico della run del Punitore (contenuta nella vecchia testata “Devil & Cavalieri Marvel“), ossia il premio Eisner Greg Rucka (Gotham Central) ed il connazionale Marco Checchetto.
Una scelta alquanto singolare, considerato che la coppia di artisti sbarca sul concept sci-fi per eccellenza dopo aver lavorato ad un ciclo di storie prettamente “thriller” e dal sapore urbano.
Il risultato è tutt’altro che scontato, anche se “L’Impero a pezzi” sembra portare su carta, le vicende di “intermezzo” dell’eterna lotta fra i ribelli e l’ Impero, dando alla storia il compito di fare da cornice al finale della trilogia cinematografica, dove assistiamo alla distruzione della seconda Morte Nera (Black Star) e alla morte del malvagio Imperatore Palpatine.
Tuttavia, il vero pezzo forte dei due numeri contenuti nella testata “Star Wars Speciale”, sono di sicuro le illustrazioni di Marco Checchetto, di cui la cover del primo numero:
Classe ’75, Checchetto debutta intorno al 2002 e si fa conoscere per aver illustrato su testate Marvel di rilievo quali Spider-Man e Squadron Supreme, per poi essere consacrato grazie alla riuscitissima run de “The Punisher” (Volume 6).
Artista poliedrico, si destreggia in maniera sapiente tra le cupe atmosfere metropolitane di Spidey e Punisher e il grandeur futuristico di Guerre Stellari.
“L’impero a pezzi” mette difatti in scena un assetto grafico assolutamente spiazzante: Checchetto riesce a coniugare -nello spazio di circa due pagine- , delle sequenze parecchio intricate curando inoltre i dettagli certosini delle astronavi come un pittore fiammingo.
La stessa Millenium Falcon sembra prendere vita e schizzare dalle pagine, mentre tutto il reparto “pirotecnico” fatto di esplosioni e raggi laser rappresenta uno dei maggiori motivi di spettacolarità dei volumi, incarnando lo spirito degli effetti speciali della trilogia cinematografica.
Marco Checchetto tornerà ad inchiostrare nuovamente una serie targata Star Wars con “Obi-Wan e Anakin”, uscita prevista nel Gennaio 2016, in cui Charles Soule (che da pochissimo è subentrato a Mark Waid nella testata di Daredevil in concomitanza del maxievento Secret Wars) narrerà degli eventi non mostrati nella trilogia prequel e quindi del rapporto del Maestro Jedi Obi-Wan e del giovane ed impulsivo padawan Anakin Skywalker.
Life Zero: il progetto zombie tutto italiano
Gli ultimi mesi del 2015 poi sono particolarmente attesi anche dagli appassionati del genere zombie: il 12 Ottobre arriva finalmente in Italia la sesta stagione del telefilm di genere più celebre: “The Walking Dead“
E proprio un mese dopo, e parallelamente quasi all’uscita de “L’Impero a pezzi”, la Panini Comics presenta la nuova serie a tema zombie interamente disegnata da Checchetto e sceneggiata da Stefano Vietti (duo che ha lavorato in passato sul “Giornalino” sulla serie delle Teenage Mutant Ninja Turtles), veterano della casa editrice nostrana Bonelli e autore dell’acclamata serie fantasy Dragonero, che ha inoltre avuto modo di lavorare già su Nathan Never e Martin Mystère.
Contesto narrativo e grafico, nonché di atmosfere, completamente diverso ed opposto a quello di Guerre Stellari.
Per quanto possa sembrare un’affermazione abbastanza scontata, nel primo numero di Life Zero (previsto in tre uscite bimestrali), Checchetto e Vietti mettono in scena una storia di genere dai canoni che ricordano vagamente sia il telefilm sovracitato, sia alcuni lungometraggi quali “30 Giorni di Buio“, “La Cosa” e “28 giorni dopo”, e Checchetto sembra aver totalmente fatto tabula rasa della magniloquenza delle battaglie intergalattiche per offrire al lettore una scelta cromatica letteralmente gelida, composta da pesanti scuri, dal pallidume dei volti dei personaggi e dall’incessante tempesta di neve (la pioggia, la neve e il vento sembrano essere quasi un trademark del disegnatore).
Tale scala di grigi e blu scuri, è bilanciata dai pulsanti rossi che si incontrano sparsi un po’ ovunque nelle tavole: dalle scene più sanguinolente dove fanno le apparizioni i temibili mangiacervelli, le esplosioni e perfino la capigliatura scarlatta di Helena. Insomma, un contrasto parecchio dinamico e dal sapore cinematografico.
Il tricolore nel fumetto internazionale
Checchetto fa dunque parte di quella schiera di illustratori italiani del fumetto moderno che sono riusciti ancora una volta ad affermare il talento italiano nelle major statunitensi: da Carmine di Giandomenico al romano Gabriele dell’Otto (Secret War, Wolverine: Sex+Violence), Matteo Scalera per la pluriacclamata serie Image “Black Science“, Giuseppe Camuncoli (recentemente con i spettacolari lavori su Spidey), Francesco Mattina (tra i più talentuosi copertinisti per la tecnica digitale) e Riccardo Burchielli (che ha lavorato alla serie Vertigo “DMZ” con Brian Wood.
Insomma, ancora una volta l’Italia può vantare professionisti di talento anche per quanto riguarda la Nona Arte.
Gioacchino D’Antò