Il Museo delle Culture di Milano ha ospitato circa settanta opere di Paul Gauguin legate da un determinato vincolo, un sentore comune, che ha ispirato peraltro il titolo dato alla suddetta mostra: “Racconti dal Paradiso”. La domanda è: ma quale paradiso?
Non sarà certo l’Eden cristiano, né tantomeno qualcosa di fisicamente tangibile o afferrabile: il paradiso di Gauguin è quel qualcosa in più che è riuscito a cogliere dalle esperienze e dai viaggi che hanno caratterizzato la sua vita, quel tocco di ispirazione e quell’istinto che lo ha guidato attraverso il globo.
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Chi era Gauguin prima di scoprire il mondo?
Paul Gauguin era una figura già discretamente nota dal punto di vista artistico nel panorama ottocentesco francese, essendo già stato “istruito” nelle officine di numerosi artisti e avendo poi esposto anche all’interno della terza mostra dell’Impressionismo.
Ma l’iniziale slancio impressionista, nonostante questi espose fino alla quinta mostra, non fu mai davvero la sua vocazione.
Dopo aver soggiornato a Pont Aven, ove conobbe un non ancora celebre Van Gogh, partì con l’amico Laval verso la Martinica, isola delle Antille in cui dipinse almeno venti tele che lo mossero da un Impressionismo semi-imposto verso un colore più semplice e definito, con tonalità forti e frequenti contrasti.
Questo colore pulito e allo stesso tempo molto nitido, differenziandosi molto dai movimenti pregressi, sarà però di ispirazione per quelli successivi (in particolare per il Fauvismo).
Dopo essere stato in Bretagna, quindi, Gauguin torna nella capitale francese facendosi promotore di un nuovo tipo di simbolismo, ma al solo fine di vendere ognuna di quelle tele per una nuova partenza oltreoceano.
Ricevute le meritate remunerazioni, parte finalmente per il viaggio che più segno la sua esistenza sia di artista sia di uomo: Tahiti.
La realtà dell’Oltreoceano
L’isola polinesiana, infatti, gli fa cambiare totalmente punto di vista su qualsiasi cosa lo circondi e gli fa notare quanto il mondo sia ricco di sovrastrutture e di inutili crismi rispetto a com’era pura la natura un tempo.
Lo nota molto anche avendo vissuto inizialmente a Papeete, la capitale, evidente prova di come i modi di vita europei o comunque moderni si siano stanziati anche in quelle zone inizialmente non “contaminate”.
Si ritira quindi in una zona più interna del paese e meno abitata, alla ricerca di una quiete maggiore e di modi di vita più semplici e ancestrali.
Da qui sboccia questa nuova fonte di ispirazione pittorica ribattezzata poi come Primitivismo: come dice la parola, infatti, l’artista vuole tornare alle origini, alla purezza dell’opera d’arte e prima ancora dell’ambiente stesso.
Gauguin in questo nuovo ambiente di vita nota come le forme più fluide, i colori più puri, le persone stesse più semplici e tradizionali nei modi siano belle dopo una vita di spostamenti e caos.
Egli inizia a ritrovare la bellezza in quegli scenari di vita “primitivi”, che però caratterizzavano ancora le abitudini di molti popoli di villaggio che lo circondavano, diventati ormai oggetti principali delle sue tele.
Apprezzava molto anche i lineamenti delle donne del luogo, che seppur più duri e tendenti al mascolino, danno comunque una certa impressione di grazia ed ardore, simbolo anche del loro ruolo importante nella famiglia e nella vita.
Raffigura le scene di vita quotidiana, titola i suoi quadri nella lingua locale e rende Tahiti il luogo più artisticamente prolifico sia qualitativamente sia quantitativamente.
Purtroppo per lui, però, le tele polinesiane non gli rendono la remunerazione che sperava, a tal punto che i debiti lo costringono malauguratamente a tornare a Parigi.
Lì si mette subito all’opera per coprire i suoi debiti e allo stesso tempo racimolare ciò che gli serviva per tornare nel suo piccolo angolo di paradiso, e dopo pochi anni ci riesce e sarà lì che, infatti, l’artista riposerà per sempre.
Fonti:
– http://barbarainwonderlart.com/2013/01/23/paul-gauguin-scoperta-primitivo/
– http://style.corriere.it/top-class/gauguin-a-milano-alla-ricerca-del-primitivismo/?refresh_ce-cp
Maria Francesca Celentano