Un nuovo modo di intendere la storiografia, incarnato da Jules Michelet, getta le basi del pensiero romantico e della sua produzione letteraria.
Il Romanticismo è un movimento che ha saputo usufruire della maggior parte dei generi letterari, senza però apportarne sostanziali modifiche e innovazioni. Diverso è il discorso del romanzo storico, vero e proprio “cavallo di battaglia” dei romantici e frutto della nuova concezione letteraria relativa alla Storia e alla storiografia.
Con l’inizio dell’Ottocento, la storiografia viene considerata autonomamente, e approcciata nell’ottica di una lettura del passato in chiave nostalgica o moralistica; ciò riguarda tutti i campi: il celebre architetto Viollet-le-Duc, infatti, è stato un sostenitore della teoria dell’arte greca come modello perfetto della relazione forma/funzione.
In generale, partendo da una visione pessimista della Storia come progressivo degrado dell’uomo, si cerca di individuare nuove variabili nell’interpretazione storica, tra cui la consistente azione del popolo e i cambiamenti economici. Lo storico di primo Ottocento deve anche essere in grado di dirigere il movimento della Storia, così come ipotizzato all’epoca da Jules Michelet.
Jules Michelet e la storiografia della Francia
Jules Michelet (1798-1874), storico anticlericale, liberale e ostile alla politica di Napoleone III, compie due lavori storici di immenso calibro: compone infatti una Histoire de France e una Histoire de la Révolution française; in entrambi viene avanzata un’identificazione del popolo con la nazione stessa ed il riconoscimento della sua identità di motore della Storia.
Degno di nota è infine La Sorcière, il resoconto di un processo per stregoneria sotto l’Ancien Régime: l’autore ne approfitta per presentare la condizione della donna in quel tempo, compiendo un lavoro estremamente apprezzato, ad esempio, dai movimenti femministi francesi degli anni ’70 del Novecento.
Il pensiero all’alba del Romanticismo
Ad ogni modo, agli esordi del Romanticismo il pensiero filosofico e politico era complesso e variegato, ma in tutti i casi volgeva il suo sguardo alla Storia e poggiava sulle nuove teorie in vigore.
I sostenitori del Conservatisme, ad esempio, erano fautori di un “ritorno all’indietro”: antirivoluzionari, antidemocratici, in Francia chiamati Ultras (=Ultraroyalistes), diffondevano il pensiero reazionario, insieme alla condanna dello spirito dei Lumi. Tra le sue fila spiccavano personalità come Joseph de Maistre, che ebbe un notevole ascendente su Flaubert.
Il Libéralisme invece rappresentava una riprese delle idee rivoluzionarie in una versione “moderata”, in quanto la fede risiedeva nella certezza che ogni uomo fosse in egual misura soggetto alla legge. Spesso tacciati di ateismo, fra i liberali vi sono ad esempio Germaine de Staël e Alexis de Tocqueville.
L’Humanitarisme ha avuto un’influenza considerevole su Victor Hugo e sullo stesso Michelet; si tratta infatti della base su cui poggia il Socialismo e prende atto delle miserie e dei mali dell’uomo, sostenendo che non può esserci alcun progresso senza un’eradicazione della miseria tramite la cooperazione nella vita collettiva; è del resto questo lo spirito alla base de Les Misérables.
Dunque è in questo secolo che, sulla scia di una nuova consapevolezza del passato, la letteratura riesce a ritagliarsi quel profilo e quella definizione che oggi condividiamo, distaccandosi dal cliché poetico e dividendosi in più generi.
Daniele Laino