Le creazioni di YDK Morimoe sono a dir poco complesse. Apparentemente ci troviamo dinanzi a figure umane abbastanza semplici, l’inquietudine però è la sensazione che pervade più di tutte.
Un alone livido, tetro come se si trattasse di una nebbia avvolgente tipica di un ambiente paludoso, certamente non si tratta di opere rilassanti, ma di sicuro sono delle creazioni edificanti per l’animo umano se si riesce a leggere il messaggio di denuncia intrinseco.
YDK Morimoe é un giovane artista giapponese che fa combaciare vari generi creativi come la pittura, la fotografia e l’applicazione di specifici effetti ottici, uno schema artistico abbastanza inconsueto ma che negli ultimi tempi ha spaccato la critica.
I soggetti rappresentati sembrano tutti assumere la posa di un manifesto di esasperata sofferenza, fisica o psicologica, che però non riesce ad esplodere ma resta strettamente incastonata nelle pieghe della fragilità interiore, forse trattenuta dalla paura. Figure maschili o femminili, solitamente di età poco più che adolescenziale, spesso nella nudità di un corpo ancora in bilico tra la pubertà e il concreto realizzarsi d’adulto che fuoriescono dall’ombra di uno scenario soffocante ed enigmatico.
L’estetismo fisiognomico conturbante crea un forte divario tra quella che è l’attraente bellezza che un qualsiasi osservatore vorrebbe ritrovare in un’opera giovanile e quello che invece in realtà viene riproposto. Il grido d’aiuto silenzioso, soffocato, strozzato, urta contro la capacità interpretativa di colui che cerca di leggere queste opere, venendo trasportato lungo un sentiero sconosciuto e pieno di angoli nascosti da scoprire.
L’alternanza di colori pallidi con effetti luminescenti che creano un contrasto luminoso ma al contempo irrisorio perchè nonostante si cerchi di accendere un faro nell’ombra ugualmente l’impronta di sofferenza non abbandona le opere. I soggetti sembrano essere avulsi ed estranei dal mondo che li circonda, come se facessero parte di una giostra sulla quale mai avrebbero voluto salire e dalla quale non vi è modo di scendere, una giostra che tutti conoscono ma che nessuno è in grado di fermare.
Probabile è che l’accentuazione del fenomeno compiuta da YDK Morimoe in alcuni casi può sembrare eccessiva ma certamente risulta essere contemporanea. Evidente è che la sofferenza e la violenza oggetto di questa narrazione pittorica non è una violenza fisica ma una violenza interiore, inconscia e subdola che divampa in maniera interstiziale negli animi giovanili prescelti da YDK Morimoe .
Dettaglio ultimo ma non meno importante è l’accenno saltuario che si fa al mondo naturalistico negli sfondi, spesso anche esso arido o difforme da una natura quotidiana.
Vincenzo Morrone
Fonti: www.collater.al