La solennità liturgica dell’ Epifania può essere assimilata al Natale se pensiamo al suo contenuto e ai fini della sua istituzione. Entrambe le festività sorgono come esplicito tentativo di cristianizzazione di celebri ricorrenze pagane.
25 dicembre e 6 gennaio, infatti, erano le date in cui si celebrava il solstizio d’inverno, rispettivamente a Roma ed in Egitto. L’Epifania, come il Natale, non si limita però ad essere una solennità istituita ad hoc. Nel corso della storia queste festività si arricchiscono di significati e il loro contenuto muta profondamente.
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Epifania e Natale: storia ed evoluzione
La prima attestazione ufficiale del Natale in un calendario liturgico risale al 354, mentre la sua prima celebrazione in occidente, a Roma, è fatta risalire al 330 circa. Seppur è incontrovertibile l’origine orientale, o meglio ancora egizia, dell’Epifania, la sua prima attestazione è transalpina. Essa era già una grande festa in Gallia nel 361. La sua origine coincide pressappoco con quella del Natale, anche se è lecito parlare di una lieve anteriorità dell’Epifania su di esso: possiamo farla risalire alle porte del 325.
Entrambe le solennità, Natale ed Epifania, vennero istituite dalla Chiesa nel IV secolo nel tentativo esplicito di estirpare gli ultimi rigurgiti di paganesimo. Il 25 dicembre era la data in cui si celebrava il solstizio d’inverno a Roma, così come il 6 gennaio in Arabia ed Egitto. L’introduzione del Natale a Roma coincide con la costruzione della basilica costantiniana di S. Pietro nel colle vaticano. La stessa collina in cui la popolazione romana saliva per celebrare la festa pagana del Sole invincibile, il Sol invictus, viene ora scelta per la liturgia cristiana. Intenzionale è quindi l’utilizzo di riferimenti biblici da parte dei Padri della Chiesa, in cui Cristo è descritto come ‘luce del mondo’ (Giovanni 8,12), o pensato come ‘sole di giustizia’ (Malachia 3,20).
Epifania come manifestazione
Il termine Natale rimanda alla festività pagana del Natalis Invicti in cui si celebrava la rinascita del sole e il suo carattere divino. Questa simbologia venne gradualmente assunta per fini politici dagli imperatori romani, che subirono il fascino della tradizione teocratica orientale in cui da sempre il sovrano era divinizzato o quasi. Allo stesso modo il termine Epifania, che significa manifestazione, dal verbo greco ἐπιφαίνω, indicava sia l’apparizione di una divinità, sia gli eventi salienti di un sovrano, come la sua intronizzazione o il suo ingresso in una città. Il legame con la venuta di Cristo, la sua manifestazione agli uomini o Epifania è di natura biblica. L’autore della lettera a Tito ed il Vangelo di Luca utilizzano il verbo ἐπιφαίνω (rivelare, manifestare, illuminare) e il sostantivo ἐπιφάνεια (manifestazione, epifania) per indicare la venuta di Cristo.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio, ci visiterà un sole che sorge dall’alto, per risplendere (ἐπιφαίνω) su quelli che stanno nelle tenebre e nell’ombra di morte, e dirigere i nostri passi sulla via della pace. Luca 1, 78-79.
È apparsa (ἐπιφαίνω) infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini. Tito 2,11
..nell’attesa della beata speranza e della manifestazione (ἐπιφάνεια) della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Tito 2,13
Epifania: evoluzione della solennità
L’Epifania, omologa orientale del Natale, venne successivamente assunta anche dalla liturgia romana, nella seconda metà del IV secolo, per commemorare l’evento della visita e dell’adorazione dei magi. Il contenuto originale della festa dell’Epifania cristiana resta però motivo di dibattito tra gli studiosi. La Chiesa di Gerusalemme era solita celebrare il 6 gennaio l’evento della Natività del Signore, con l’adorazione dei pastori e la visita dei magi. In Egitto nell’Epifania si aggiungeva la commemorazione del battesimo di Gesù, mentre Epifanio di Salamina testimonia, oltre agli avvenimenti già citati, il ricordo del miracolo delle nozze di Cana, sempre il 6 gennaio.
In breve, non è possibile discernere se l’antica commemorazione del solstizio d’inverno fu sostituita da un’unica ricorrenza cristiana a cui poi se ne aggiunsero altre, o se fin dall’inizio l’Epifania ebbe un carattere composito. In ogni caso, l’Epifania finì per significare nella liturgia romana la portata universalistica dell’evento Gesù Cristo, tramite l’espediente dei sapienti pagani venuti dall’oriente, i magi, che lo accolsero. Al contrario, nella liturgia orientale, l’Epifania è tutt’ora la celebrazione del Battesimo di Gesù, con l’esclusione di ogni altra ricorrenza che ebbe nel passato.
Epifania: senso teologico-liturgico
Il senso teologico-liturgico dell’Epifania, così come del Natale, è a ben vedere la Pasqua. Non si tratta di un bizzarro gioco di parole che racchiude le tre principali solennità cristiane in unica frase, ma di un’affermazione rigorosa. La liturgia cristiana non è la commemorazione frammentaria di vari eventi o ricorrenze. L’unico evento che la liturgia celebra è la Pasqua di Cristo, ovvero l’evento della passione, morte e resurrezione del Signore. La Pasqua, annuale e settimanale la domenica, è il senso stesso di ogni celebrazione cristiana.
Al di fuori della Pasqua, ogni celebrazione cristiana sarebbe una commemorazione; la liturgia, una mera drammatizzazione. Per i cristiani, alla luce della Pasqua, la liturgia invece è memoriale e non semplicemente memoria. Ovvero, non si tratta del ricordo di avvenimenti passati, ma grazie allo Spirito Santo, l’evento storico della Pasqua di Cristo continua in ogni liturgia ad operare per la trasformazione della storia. Che il senso del Natale e dell’Epifania, come di ogni altra celebrazione cristiana, sia la Pasqua, è visibile dagli stessi racconti evangelici. I brani dell’infanzia di Gesù, quelli resi celebri dal Natale e dall’Epifania, se si collocano agli inizi dei Vangeli, sono in realtà stati scritti per ultimi.
Il nucleo più antico dei racconti evangelici è la Pasqua, il senso stesso della fede cristiana. Alla luce degli eventi di quest’ultima, passione, morte e resurrezione, sono pensati gli altri brani evangelici. Gesù bambino che nasce in un contesto di precarietà, viene presto rifiutato e rischia la vita, diventa un’anticipazione letteraria del nocciolo dei Vangeli, la Pasqua. L’Epifania è ricca di segni pensati come propedeutici all’evento pasquale, il più celebre è forse il dono della mirra, chiara allusione alla morte di Cristo.
Christian Sabbatini
Fonti
Immagine in evidenza: www.diocesicassanoalloionio.it
Immagini media: www.diocesicassanoalloionio.it, www.missagregoriana.it, www.didaweb.net
Bibliografia
A. G. Martimort, La Chiesa in preghiera. Introduzione alla Liturgia, Queriniana, Brescia 20104 ( IV. La Liturgia e il Tempo), 99-112.