Macbeth
“La vita è un’ombra che cammina, un povero attore che si agita e pavoneggia la sua ora sul palco e poi non se ne sa più niente. È un racconto narrato da un idiota, pieno di strepiti e furore, significante niente.” (Atto V, scena 5^).
Cruenta, losca, malefica, tragica. Macbeth è sicuramente l’opera più complessa e ambigua di Sir. William Shakespeare, tra i suoi più conosciuti drammi, nonché il suo lavoro più breve.
Pubblicata sette anni dopo la morte dell’autore, nel First Folio del 1623, come la maggior parte delle tragedie shakespeariane, la trama non è inedita. Il modello preso in considerazione furono le “Cronache di Scozia“ di Raphael Holinshed, che Shakespeare riadattò con l’intento di mostrare l’Inghilterra in seguito alla morte della regina Elisabetta prima, scomparsa senza lasciare eredi, e senza che il legittimo successore, Giacomo I, riuscisse ad occupare il trono (che nella tragedia è presentato come diretto discendente di Banquo, uno dei personaggi).
L’ambizione, il potere, l’arroganza, l’ambiguità, sono le tematiche portanti della tragedia e caratteristiche che dipingono minuziosamente i personaggi principali, riflettendosi anche nello stile: ritroviamo un uso preponderante della figura retorica dell’ossimoro (‘uso, nella stessa frase di due termini contrastanti),e dell’ironia, scandita da ciò che Macbeth e consorte si aspettano dagli eventi, e ciò che in verità non accade. Perché tutto ciò che appare in questa tragedia, non è mai quello che sembra.
La trama di Macbeth
Macbeth, barone di Glamis, e il generale Banquo hanno sconfitto valorosamente i ribelli del re di Scozia Duncan. Dopo avere incontrato nelle brughiere le Tre Streghe che salutano Macbeth con il titolo di Barone di Cawdor, queste gli preannunciano un futuro da re. Quando giunge la notizia dell’effettivo conferimento di quel titolo da parte del sovrano, nell’animo dell’eroe si scatena l’ambizione.
Il re Duncan comunica a Macbeth l’intenzione di alloggiare una notte nel suo castello di Inverness, e Lady Macbeth, informata dal marito della profezia delle streghe, per garantire al marito il trono, prepara il regicidio. Macbeth uccide Duncan, i cui figli fuggono, e poi, divenuto re, uccide anche Banquo, che le streghe avevano salutato come futuro padre di re.
Presto il sogno del regno si trasforma in incubo angoscioso e l’ombra di Banquo perseguita Macbeth. Preda del rimorso interroga le streghe che gli annunciano che sarà vinto dalla foresta di Birnam. La pazzia s’impadronisce di Lady Macbeth, che disgustata dall’aver commissionato diversi omicidi, si toglie la vita.
Malcom figlio di Duncan, e Macduff, avanzano contro Macbeth insieme all’esercito che si protegge grazie ai della foresta di Birnam. La fine di Macbeth è segnata: verrà decapitato da Macduff, che diverrà il nuovo re.
Il significato dell’opera
Quando Shakespeare apprende della leggenda del re Macbeth, estrapola ed espande alcuni caratteri delle Cronache di Scozia, come dei semplici sentieri di brughiera che si tramutano in selvaggi percorsi che ricalcano, sul piano psicologico, i tortuosi pensieri dei protagonisti che in bilico, oscillano tra razionalità e illogicità.
Nelle brughiere, poi, hanno luogo i loschi incontri delle tre streghe che scandiscono la divisione della tragedia in due cicli: il primo, in cui l’azione esordisce per raggiungere l’apice al terzo atto, e il secondo ciclo conclusivo, contrassegnato dalle conseguenze dell’azione stessa.
“Salve Macbeth, che d’ora in poi sarai re!” (Atto I, scena 3^). The instruments of darkness, gli strumenti delle tenebre, ovvero i demoni tentatori , hanno individuato la perfetta vittima predisposta a far sì che l’evento preconizzato si realizzi: da tale momento in poi il libero arbitrio di Macbeth è messo a dura prova dalla sete d’ambizione che all’avverarsi della profezia, ha il sopravvento.
La morte è il prezzo del peccato, secondo San Paolo, e tale prezzo appare davvero come tema dominante dell’intera tragedia, poiché il delitto genera il delitto e determina la morte dell’anima. Re Duncan, il generale Banquo, la moglie e il figlioletto del nobile Macduff periscono a causa della criminosa volontà di potere di Macbeth, spinto peraltro dalla spregiudicata crudeltà della consorte.
Shakespeare rinuncia alle tradizionali regole aristoteliche, il che gli consente di rappresentare la tragedia in maniera molto più concreta e simbolica. L’elemento follia si presenta attraverso varie forme, come nelle streghe che appaiono e scompaiono come bolle d’acqua, quasi come allucinazioni che stanno divorando poco a poco la mente di Macbeth.
Questi ormai convive con un cervello offuscato e travagliato –“my dull brain was wrought” , e con delle ossessive follie visionarie: l’assassinato Banqo, ricompare giornalmente davanti ai suoi occhi; memorabile la scena in cui, subito dopo la sua uccisione, ad un banchetto il suo spirito di si presenta e siede al posto di Macbeth: quest’ultimo, l’unico in grado di vederlo, tocca il punto più basso della sua pazzia. “Quando il cervello se ne andava via, l’uomo moriva e tutto era finito”.
Le caratteristiche negative dei due personaggi (Macbeth e Lady Macbeth) ,enfatizzate dalle loro azioni criminose, non sono altro per Shakespeare, che l’espediente per descrivere la condizione umana valida universalmente, che suscitano nel lettore o nello spettatore, una forte empatia, senso di ambiguità, paura, terrore, che risultano essere taglienti sul piano psicologico, avendo la stessa valenza di un delitto –“possono uccidere la mente, mettendo in dubbio il senso ultimo della vita stessa” S. Paolo.
Alessia Thomas