Pedro Salinas è uno dei tanti nomi legati a quella felice stagione della letteratura spagnola, conosciuta con il nome di Generazione del ’27. Pur essendo uno dei nomi meno noti di quella stagione non significa che la sua poetica fosse meno interessante, caratterizzata principalmente dall’interesse verso il mondo delle avanguardie e dello sviluppo tecnologico.
Ma la poesia di Pedro Salinas è soprattutto legata ad un tema fondamentale: l’amore. Questo tema è presente fin dalle prime produzioni del poeta, ma confluisce in una delle sue raccolte più famose: La voz a ti debida.
La vita di Pedro Salinas
Pedro Salinas nasce a Madrid nel 1891. Trascorre la propria giovinezza nella capitale spagnola e nel 1908, conclusi gli studi superiori, si iscrive alla facoltà di legge. Tuttavia accantona subito gli studi giuridici e si iscrive alla facoltà di lettere e filosofia, laureandosi nel 1913. Nel 1914 si trova in Francia e alla Sorbona ricopre l’incarico di lettore di spagnolo. Nello stesso periodo si appasiona a Marcel Proust e cura una traduzione in spagnolo del romanzo Alla ricerca del tempo perduto.
Nel 1917 ritorna in Spagna ed ottiene una cattedra di lingua e letteratura spagnola a Siviglia. Qui conosce Jorge Gullien, suo grandissimo amico e altro importante poeta spagnolo e tra il 1922 e il 1923 insegna all’università di Cambridge. Gli impegni accademici però non gli impediscono di coltivare la propria passione per la poesia e nel giro di dieci anni pubblica quattro raccolte poetiche: Presagios (1924), Seguro Azar (1929), Fabula y signo (1931), Amor en vilo (1933). Nel 1936 pubblicherà la già citata raccolta La voz a ti debida.
Nel 1935 riceve un invito di insegnamento da parte della Welssey College negli Stati Uniti. Ma è lo stesso anno in cui gli spettri nefasti della guerra civile spagnola iniziano a manifestarsi e Pedro Salinas decide di esiliarsi volontariamente dalla Spagna. Così trascorre il resto della propria esistenza tra gli USA e il Messico, insegnando nel Massachusetts, a Baltimora e poi a Puerto Rico. Gli ultimi anni saranno dedicati a studi saggistici e alla composizione di romanzi ed opere teatrali finché la morte, avvenuta a Boston, non lo coglierà nel 1951.
La voz a ti debida. Un canzoniere d’amore
Fin dai tempi di Presagios, Salinas sviluppa una poesia che si presuppone come un percorso che parte dalla concretezza del dato reale per ambire alla percezione assoluta dell’essere. Un percorso che ha come fulcro principale l’amore e che trova il suo sfogo in La voz a ti debida, in italiano tradotta con il titolo de La voce a te dovuta.
Settanta componimenti che rappresentano l’ossatura di quello che è un vero e proprio canzoniere d’amore, al pari di quello petrarchiano. Ma il canzoniere di Salinas è qualcosa di più: lontano da sperimentalismi d’avanguardia, i versi di La voz a ti debida colpiscono per la limpidezza e la sincerità con cui l’amato si espone nei confronti della sua bella, non occultandone la passione.
Io di più non posso darti.
Non sono che quello che sono.Ah, come vorrei essere
sabbia, sole, in estate!
Che tu ti distendessi
riposata a riposare.
Che andando via tu mi lasciassi
il tuo corpo, impronta tenera,
tiepida, indimenticabile.
E che con te se ne andasse
sopra di te, il mio bacio lento:
colore,
dalla nuca al tallone,
bruno.Ah, come vorrei essere
vetro, tessuto, legno,
che conserva il suo colore
qui, il suo profumo qui,
ed è nato tremila chilometri lontano!
Essere la materia che ti piace,
che tocchi tutti i giorni,
che vedi ormai senza guardare
intorno a te, le cose
– collana, profumi, seta antica –
di cui se senti la mancanza
domandi: “Ah, ma dov’è?”[…]
Con Salinas l’amore diventa un’esperienza totalizzante, ma che si manifesta nel mondo del desiderio. Un desiderio che si materializza nel quotidiano e che diventa un’ossessione a tratti inappagabile. Un desiderio d’amore costretto a restare confinato nella mente e a non essere mai soddisfatto realmente.
[…]
Ah, e come vorrei essere
un’allegria fra tutte,
una sola,
l’allegria della tua allegria!
Un amore, un solo amore:
l’amore di cui tu ti innamorassi.Ma
non sono che quello che sono.
Ciro Gianluigi Barbato
Sitografia
La voz a ti debida sul blog L’olivo Saraceno