Usare il termine artista per raccontare una persona come Raffaele D’Agostino sarebbe troppo riduttivo, un termine che oggi giorno è sfruttato in maniera impropria da molti che non ne hanno alcun merito. Maestro, genio artistico, interprete di sensazioni che prendono forma tramite abili capacità creative, questa è certamente una descrizione che meglio rimarca le caratteristiche di una figura eclettica e poliedrica al contempo.
Diplomato al Liceo Artistico, Laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, Raffaele D’Agostino è autore di una storia alla quale non si può mettere un punto, una storia raccontata attraverso opere di scultura, pittura, fotografia, ciascuna delle quali conduce lo spettatore in un viaggio interrogativo ed emozionante dal quale però non si vorrebbe far ritorno.
L’antica tradizione dell’artigianato e lo stretto legame con la natura sono i germi dai quali discende la sua produzione scultorea. Maestri scalpellini, appassionati falegnami, instancabili calzolai come il suo caro nonno Luigi, sono coloro ai quali Raffaele D’Agostino per lungo tempo ha guardato con ammirazione e curiosità al fine di carpirne tutti i segreti, sempre con reverente rispetto e ardore artistico.
La natura gioca un ruolo da protagonista nel suo bagaglio creativo, dal legno di limone all’ebano, le sue sculture prendono tutte vita o meglio assumono il ruolo di simboli della vita, una vita pronta a rinascere, pronta ad affrontare dolori e sofferenze ma anche disposta ad ottenere le giuste ricompense. Una radice raccolta per caso, un ramo che chiunque scarterebbe o per sbaglio calpesterebbe, serbano intrinsecamente un’estetica già pronta che ha solo bisogno di essere portata alla luce, di essere valorizzata e scoperta e questo è il compito che assume un maestro come D’Agostino.
Ai piedi di ciascuna delle sculture è probabile ritrovare un baule che funge da base, ma questo baule vuoto all’apparenza non è altro che il contenitore di tante esperienze vissute che si cerca di portare continuamente con sé al fine di riuscire a spolverare il passato in un presente contemporaneo per riuscire ad affrontare un futuro inaspettato.
Materiali come il bronzo, la terracotta o il marmo che suscita una maggiore freddezza in chi apparentemente non ha una conoscenza artistica nelle mani di Raffaele D’Agostino diventano strumenti utili per poter esprimere sensazioni di illusione, di fervida speranza o di appassionata fuga da una vita materialistica, una vita che stringe in una morsa dalla quale ci si può liberare ma solo mediante un percorso catartico e soggettivo. Una visione catartica e più spiritualistica la si può leggere attraverso le sue opere pittoriche ma anche attraverso un’opera in argilla dal titolo “L’anima eterna”, simboleggiante la capacità di chiunque di riuscire ad elevarsi ad un livello spirituale maggiori sì da raggiungere una pace dei sensi.
Il portfolio pittorico di Raffaele D’Agostino raccoglie opere di vario genere, realizzate nelle tecniche più disparate possibili, dal chiaroscuro del carboncino, alla pacata mistura cromatica dei colori pastello. Ciascuno dei soggetti rappresentati ha il ruolo di icona simbolica delle mille vicende sociali che ci circondano, sempre con un occhio rivolto all’imperturbabile ciclo della vita.
Mani nodose dell’anziano uomo che raccolgono le paffute dita di un bambino appena nato, l’abbraccio di una anziana madre che poggia le mani sul gravido ventre della figlia stringendola in un tenero abbraccio, tutte scene che raccontano un indissolubile scorrere del tempo che si ripropone nelle varie forme della nostra esistenza, dal più giovane al più vecchio. Saggi giochi di luce ed ombra sottolineano la sinuosità dei corpi umani, ma anche la morbida anatomia dei soggetti della fauna volatile, le cui caratteristiche messe in risalto dall’Arte di Raffaele D’Agostino, assumono tutte un loro significato specifico.
Da buon napoletano quale è Raffaele D’Agostino riconosce nella figura di Totò un pilastro portante della sua cultura artistica, apprezzandone però non la divertente maschera teatrale e cinematografica ma bensì l’uomo che si nascondeva dietro quest’ultima, un uomo in grado di creare felicità intorno a se senza però mettere in risalto la sua persona, ad esempio facendo spesso cospicue donazioni senza mai rivelare la propria identità. Ancora una volta si apprezza non l’apparenza dell’Arte, ma la sua subcoscienza, nascosta e poco conosciuta che però riesce ad emergere e a far star bene.
Esplosive e luminescenti sono invece le fotografie, frutto di importanti reportage che Raffaele D’Agostino svolge in maniera periodica ogni anno. Il deserto del Marocco è stato uno dei protagonisti di uno dei suoi ultimi viaggi documentari, la tradizione berbera, l’artistica usanza delle donne marocchine di tatuarsi il corpo, le instancabili colorazioni dell’arida natura, paradossalmente piena di vita, del deserto marocchino, affrontato a bordo di una Jeep e con al collo la fedele macchina fotografica, che lo stesso Raffaele paragona ad una moglie, ad una compagna di vita dalla quale difficilmente ci si riesce a liberare.
Colori vivi, ricchi di armonia per l’occhio e per la mente che amabilmente si perde nella contemplazione di scenografie accattivanti, curiose e banalmente belle. Simboli di una storia antica, panorami che solo se ci si ferma per un momento si riesca a catturare, composizioni naturali che raccontano il susseguirsi delle stagioni sono i protagonisti dei mille scatti che incoronano spesso d’Agostino vincitore di molti concorsi a livello nazionale.
Diverse sono stati gli eventi espositivi a cui ha partecipato dagli anni ’90 ad oggi Raffaele D’Agostino, tra la Campania e l’Italia, riconoscimenti pubblici ed apprezzamenti varia, ultima ma non meno importante è la mostra che sarà inaugurata Sabato 16 Gennaio 2016 presso il Complesso Monumentale di San Gennaro all’Olmo in via San Gregorio 35-39 a Napoli, patrocinata dalla Regione Campania, dall’Ente Provinciale per il turismo di Napoli e dall’Associazione C.R.E.S.O.
Vincenzo Morrone