Yalom e gli 11 fattori terapeutici: le emozioni

Ma ricorda: qualsiasi cosa accumuli nell’inconscio, diventa sempre più parte di te, si riversa nelle tue mani, nelle tue ossa, nel tuo sangue, nel battito stesso del tuo cuore.

E oggi gli psicologi affermano che in pratica l’ottanta per cento delle malattie è causato da emozioni represse: tanti attacchi cardiaci indicano semplicemente tanta rabbia repressa, un odio così forte da avvelenare il cuore. [1]

La frase del mistico contemporaneo Osho è, sicuramente, quella meglio indicata per parlare delle emozioni e dell’effetto che esse hanno sul nostro corpo: reprimerle consente, apparentemente, di dimenticare, ma esse riaffiorano sotto diversi aspetti – quelli che per Yalom sono patologie e per Freud isterie. Attraverso gli ultimi due fattori terapeutici indicati da Yalom, rispettivamente catarsi e temi esistenziali, è possibile effettuare un percorso nell’interiorità di ognuno di noi alla ricerca delle emozioni represse e, successivamente, la possibilità di parlarne; non a caso questi due fattori sono definiti affettivi, cioè caricati di una forte espressione emozionale.   

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Purificazione dell’anima – catarsi

Catarsi: quando le emozioni saltano fuori

Il concetto di catarsi – dal greco kàtharsis, purificazione – non è un termine coniato da Yalom: esso appartiene da secoli alle antiche religioni ed era utilizzato per indicare le cerimonie di purificazione da un male (visibile, come una malattia, o invisibile, come una colpa); inoltre, potrebbe anche far riferimento al concetto di confessione tipico della religione cristiana – anche se con un significato simbolico. Addirittura, nella filosofia aristotelica, esso coincideva con la visione delle tragedie, le quali permettevano allo spettatore di identificarsi nelle passioni rappresentate e purificarsi da esse.

Yalom non si è distaccato molto da questi significati, interpretandoli all’interno della psicoterapia di gruppo. Il decimo fattore permette di dare libera espressione alle emozioni del soggetto che sono state a lungo represse: a tal proposito, è possibile sperimentare la catarsi ad un livello alto di coesione di gruppo- proprio per la sua portata emotiva.

Il fattore non è da considerarsi tipico della terapia di gruppo, in quanto già lo psicoanalista viennese Freud aveva utilizzato il metodo catartico per “recuperare” tutte quelle sensazioni, emozioni, esperienze che sono state rimosse dalla coscienza per essere rilegate nell’inconscio e si ripresentavano sotto forma di nevrosi e isterie. Freud utilizzava l’ipnosi per far rivivere ai pazienti quegli eventi traumatici- e le emozioni a essi connesse- o la pressione della mano sulla fronte del paziente; successivamente sostituì questi metodi con quello delle associazioni libere, tecnica attraverso la quale viene chiesto al paziente di riferire tutto ciò che gli giunge alla mente, senza alcuna censura.

Sulla scia di Yalom è possibile far riferimento allo psicodramma, un metodo di terapia di gruppo che utilizza il gioco drammatica libero e spontaneo : secondo questa tendenza, recitare e mettere in scena una particolare situazione, rievoca nell’attore-paziente le emozioni legate ad eventi traumatici o problematici.

Anche se il concetto si catarsi è affrontato quasi in ogni ambito – dalla filosofia alla religione, dalla psicoanalisi alla psicoterapia – esso assume valori differenti nei due grandi esponenti: Freud e Yalom. Il primo, sostenitore di una terapia individuale, ha conferito alla catarsi lo stesso valore, quello di una ripresa delle emozioni che inizia e finisce con la propria individualità; Yalom, il quale ha incentrato il suo pensiero sul gruppo terapeutico, si differenzia da Freud sul concetto di socialità: il paziente riesce ad esprimere le proprie emozioni attraverso il contatto e l’esperienza con l’altro.

Temi esistenziali nella psicoterapia: parlare di emozioni

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Tema esistenziale della vita ultraterrena

Ad un certo punto della terapia di gruppo, secondo Yalom, è doveroso affrontare tematiche esistenziali – le quali sono identificate come fattore per sottolinearne l’importanza -, ovvero questioni personali che pongono il paziente ancor più in contatto con le sue emozioni, affrontando quei temi che lo mettono di fronte alla sua vita nell’insieme (sofferenza, morte, solitudine, vita ultraterrena).

Il fine di questo fattore consiste nel riconoscere che la vita fa affrontata comunque da soli e che è necessario possedere la responsabilità del modo in cui si vive anche senza il sostegno degli altri. Il decimo fattore compare, come la catarsi, nell’ultima fase del gruppo terapeutico, quella in cui le emozioni raggiungono picchi altissimi, proprio perché è indispensabile un elevato livello di affettività tra i pazienti per poter affrontare temi tanto delicati: allo stesso tempo, però, questo fattore conduce l’individuo alla vita nella società come singolo e non come gruppo, rendendolo capace di affrontare e descrivere le emozioni anche nell’individualità.

Gli ultimi due fattori concludono il discorso su Yalom iniziato con l’infusione della speranza: all’interno della terapia di gruppo, tutti gli undici fattori sono indispensabili e, spesso, connessi fra di loro; ancora, alcuni possono essere calati nella vita quotidiana, facendone esperienza anche senza appartenere ad un gruppo terapeutico. Analizzandoli uno per volta ha consentito di sviluppare tematiche molto vicine alla nostra realtà ma talvolta sottovalutate, così da permettere a chiunque di riflettere sulla propria esperienza personale fatta, sicuramente, di individualità ma anche di socialità, concetto che tutti i fattori espongono nel migliore dei modi.

Alessandra Del Prete

Fonti

[1] Il gioco delle emozioni. Liberarsi da rabbia,paura e gelosia , Osho, Mondadori, 2013,Italia

Il processo in psicoterapia di gruppo: costruzione e validazione di una scala per la misurazione dei fattori terapeutici

Scienze Umane. Corso Integrato di Antropologia, Sociologia, Psicologia. Elisabetta Clemente, Rossella Danieli. Pearson Italia, 2012, Milano.

Psicologia. Mente, Apprendimento, Relazioni, Educazione. Perason Italia, 2010, Milano.

Fonti immagini: Google