Giovane, emigrato dalla Cambogia a Los Angeles, Andrew Hem è un artista molto interessante che negli ultimi anni sta facendo parlare molto di sé.
Una variegata tradizione creativa confluisce nelle opere di Andrew Hem e la sua formazione da streetartist ha sicuramente aiutato a definire meglio i suoi lavori. Riuscire a comprendere un dipinto di Hem non è cosa semplice, apparentemente ci si trova dinanzi ad uno o più soggetti umani, dotati spesso di attributi comuni, ma anche inseriti in paesaggi ed ambientazioni interrogative.
Non sempre l’innevata distesa che spoglia delle sue foglie un secolare bosco diventa la scenografia delle sue rappresentazioni, alcune volte soggetti giovai ma al contempo difficili da identificare entrano a far parte di un ambiente asettico, privo di trame indicative o di dettagli che e permettano una definizione.
Altre volte invece l’intera azione pratica risulta assumere una forma di irrealtà quando si presentano figure in grado di fluttuare e capovolgersi nell’aria o quando esistono e resistono al centro di vere e proprie tempeste marine alle quali difficilmente si potrebbe sopravvivere. La natura umbratile, fredda, povera e la plastica ed anonima architettura cittadina accompagnano i soggetti di Andrew Hem.
Soggetti, questi, che difficilmente dialogano con lo spettatore, anzi, si tratta di figure totalmente estraniate dal mondo che le circonda quasi come se fossero state giustapposte in quello spazio inconsapevolmente o anche forse contro la propria volontà. Si assiste ad una sorta di abbandono della persona, un annullamento soggettivo sottolineato dalle acide colorazioni che quasi mai generano sentimenti piacevoli ma per lo più fosche congetture meditative.
Il ruolo della luce è significativo nei lavori di Andrew Hem, una luce che non squarcia mai la scena, non è mai la protagonista dell’ambientazione ma lo stesso sottolinea la fisicità dei corpi, culla l’andamento delle movenze fisiche sottolineando con una gradazione più intensa spesso alcune parti anatomiche come mani e piedi.
Di solito si è portati a definire questo genere creativo di natura surrealista ed in parte potrebbe anche essere vero ma si potrebbe anche scindere la irrealtà delle scene raffigurate dalla introspezione, paradossalmente evidente, che i soggetti ritratti cercano di esprimere. Poche sono le scene che hanno un andamento comunitario, caratterizzato dalla presenza di più soggetti: questo è un ulteriore indicatore di proiezione soggettivistica della scena.
Vincenzo Morrone
Fonti: we-heart.com, artfucksme.com