Un’anticipazione di temi, luoghi e personaggi
È possibile che un esordio riveli tutta la futura creatività e genialità di un regista, anticipandone addirittura alcuni temi, luoghi o personaggi? Sappiamo che la risposta è affermativa se pensiamo a film come I 400 colpi o Le iene, ma questi sono film ben presenti nella mente di tutti gli amanti del grande cinema, ci sono esordi però che più di altri vengono meno ricordati o comunque messi in secondo piano, forse anche per scarsa diffusione: stiamo parlando del film Il coltello nell’acqua, primo lungometraggio di Roman Polanski, che già si era distinto in alcuni cortometraggi altrettanto interessanti.
Il coltello nell’acqua, così come fece l’Eraserhead di Lynch, anticipò i temi cari a Polanski: non solo la predilezione per film ambientati in micro-cosmi e luoghi ristretti rispetto allo spazio esterno, che qui già anticipano gli spazi claustrofobici, ma anche le tipiche tensioni vissute dai personaggi rinchiusi in questi microcosmi, spesso inevitabilmente intrappolati, in uno scontro-incontro tra pulsioni differenti, posizioni sociali, caratteri diversi, di frequente rotanti intorno alla figura femminile, che diventa in Polanski, soprattutto in questo film, un centro catalizzatore, tra la figura del giudice imparziale fino ad oggetto di contesa.
Vincitore del premio FIPRESCI al Festival di Venezia e nominato agli Oscar come miglior film straniero, che non vinse per ovvie ragioni (la statuetta andrà ad 8 1/2), Il coltello nell’acqua fu interpretato da attori senza alcuna precedente esperienza professionale, lo stesso Polanski non poté disporre di grandi risorse e nemmeno strumenti, riuscendo lo stesso ad esprimere il suo talento, nonostante la ovvia povertà di mezzi. Le musiche del film furono realizzate da Komeda, il quale collaborerà con il regista polacco in altri due film prima dell’improvvisa scomparsa.
Il coltello nell’acqua, la trama
Approfittando di un weekend libero, il giornalista André decide di trascorrerlo sulla sua barca a vela presso il lago Masuri, insieme alla moglie Christine. Lungo il tragitto in auto i due incontrano un giovane autostoppista, del quale non si conosce il nome. Nonostante i primi segni di tensione tra i due uomini, André e Christine concedono un passaggio al giovane. Arrivato al lago dove è ormeggiata la barca di André, il giovane viene alla fine invitato a trascorrere il weekend con i due. Inizia così la competizione tra i due verso Christine; entrambi si impegnano nel mostrare la propria persona, da una parte André che non può fare a meno di sfoggiare la propria posizione sociale raggiunta, e la sua presunta superiorità intellettuale rispetto al ragazzo, il quale, invece, affronta André da una condizione sociale inferiore, senza gli stessi mezzi, ma con l’audacia e sana noncuranza tipica dei giovani. Il culmine dello scontro arriva quando il coltello del giovane cade in acqua, dal quale si genera il confronto aperto tra i due, in un crescendo di tensione ed azione.
Due uomini e una donna in una barca
Siamo solo agli inizi e attraverso Il coltello nell’acqua Polanski dimostra già la sua propensione ad un certo tipo di storie che avvengono in determinati luoghi e gravitanti intorno ad un centro gravitazionale. Queste storie raccontano di personaggi, i quali vengono scavati a fondo attraverso primi piani, attraverso i movimenti e soprattutto attraverso i dialoghi. In questo film infatti, ad eccezione del momento clou, lo scontro tra André e il giovane non è mai fisico, ma è sopratutto verbale, dialettico; ma ciò che vediamo non è semplicemente lo scontro tra due uomini dai caratteri e dalle esperienze differenti, le loro parole e le loro vite sono espressione di una società che è cambiata e che sta cambiando, ciò che Polanski fa quindi non è solo un’analisi psicologica dei personaggi: la barca diventa il luogo di un’analisi psico-sociologica. La Polonia vive in quegli anni una fase di cambiamento e come ci ha ben mostrato l’arte in passato, durante i periodi di cambiamento possono emergere le pulsioni recondite dell’essere umano.
Queste pulsioni, che girano intorno alla volontà di acquisire il potere, di prevalere, si manifestano ne Il coltello nell’acqua intorno alla figura femminile di Christine. La donna sarà un personaggio fondamentale nella filmografia di Polanski, sia come personaggio visto in sé, sia in relazione all’uomo in un continuo gioco di potere e di sopraffazione, in storie dai tratti sadomasochistici (che troveranno il culmine nell’ultimo capolavoro Venere in pelliccia), e ancora in relazione alla società e a ciò che la circonda. In questo lungometraggio Christine diventa un oggetto conteso tra i due uomini, insieme al coltello; un oggetto però che acquisisce sempre più importanza, diventando in un crescendo di tensione sottesa, una sorta di giudice delle prestazioni dei due uomini. La donna fa emergere le pulsioni dei due uomini, che nel mostrarsi sfoggiano il proprio bagaglio comportamentale, sociale e psicologico.
Il tutto avviene all’esterno e all’interno di una barca: uno dei primi microcosmi del cinema di Polanski. La barca, nella sua ristrettezza e mancanza di spazio, diventa la lente d’ingrandimento sui personaggi, cosicché tutto ciò che accada, ogni parola, ogni gesto, avvenga in un faccia a faccia che non lascia scampo (così come accadrà in Repulsion dove Carole si ritroverà a fronteggiare le sue stesse paure tra le mura di casa, e in Cul-de-sac dove tre persone diverse si ritrovano intrappolate in una trappola illusoria senza via d’uscita). Il luogo ristretto della barca va ad influenzare anche il ritmo del film, che risulta lento per ovvie ragioni spaziali. Nonostante ciò, Polanski rimedia a questa staticità con una macchina da presa che cambia spesso punto di vista, dando all’immagine una certa varietà. L’ultima mezz’ora però rivela tutta la capacità del regista polacco di creare quella suspence che tanto caratterizzerà i suoi film, dopo un’intera ora passata in una tensione che sembra non sfociare mai in nulla, l’azione prende improvvisamente piede e le pulsioni smettono di giocare a nascondino.
Nonostante l’evidente povertà di mezzi e la non ancora piena padronanza del mezzo cinematografico (se confrontata alle sue successive opere), Il coltello nell’acqua risulta un esordio sorprendente, tagliente e assoluto anticipatore di una poetica cinematografica destinata a fare storia e a porre le basi del cinema polanskiano.
Roberto Carli