Il mito di Leda è uno dei racconti più simbolici del mondo classico, del quale possediamo numerose rielaborazioni che toccano le diverse dimensioni dell’Arte: letteratura, pittura, musica interpretano il potere dell’erotismo, imperniato sull’immagine del Cigno. Leda e il Cigno è una vicenda carica di sensualità e di simbolismo, che va oltre la trattazione allegorica del mito, sprigionando una serie di significati aperti a numerose riflessioni.
Il mito di Leda: la metamorfosi di Zeus e la tensione sessuale
Leda (in greco Λήδα) era la bellissima moglie del Re spartano Tindaro, figlia di Testio, re d’Etolia, e di Euritemide. Leda e Tindaro avevano quattro figli: Elena, Clitemnestra e i Dioscuri, Castore e Polluce. Si narra che l’affascinante Leda, mentre dormiva sulle sponde di un lago, fu svegliata dallo starnazzare di un candido cigno.
L’aria profumata di ambrosia annebbiò la mente di Leda, mentre il cigno accarezzava sensualmente il viso, i capelli e il corpo della fanciulla con il suo collo sinuoso, fino a giacere con lei. Al suo risveglio, il cigno manifestò la sua vera natura: era Zeus, che, invaghitosi di Leda, si era tramutato nella creatura alata, per attrarla a sé. Il padre degli dèi profetizzò la nascita di una progenie da due uova: dall’uno Clitemnestra ed Elena, dall’altro i Dioscuri.
Tuttavia, circa la progenie di Leda ci sono diverse interpretazioni: secondo la tradizione Elena era figlia di Zeus e Nemesi, che per sfuggire alle attenzioni inopportune del dio si trasformò in oca. Zeus per farsi amare da Nemesi assunse le sembianze di un cigno e giacque con lei. Essa depose un uovo, che trovò un pastore e lo portò a Leda, la quale crebbe Elena come una figlia.
Dall’Elena di Euripide apprendiamo una versione differente: Zeus, trasformatosi in un cigno, avrebbe vissuto con Leda, che avrebbe generato da un unico uovo Elena e i Dioscuri.
Un’altra testimonianza vuole Elena e Polluce nati da un uovo generato da Zeus e Leda, mentre Castore e Clitemnestra vennero al mondo come figli di Leda e Tindaro. Al di là delle diverse versioni, il mito fu assunto come emblema della potenza sessuale maschile, sottolineando la funzione “riproduttrice” dell’uomo. La forzata unione tra Zeus e Leda spinge ad interpretare l’atto sessuale come una tensione tra la violenza e l’amore. L’unione tra l’uomo e la donna volge a compimento grazie all’inganno, ritenuto un mezzo legittimo allo scopo.
La metamorfosi di Zeus, che ha come fine l’accoppiamento, è un tema che ricorre spesso nella mitologia, come derivante dallo scontro/incontro fra i sessi. Mentre la trasformazione femminile ha l’obiettivo di sottrarre la donna dalla brutalità dell’innamorato, quella maschile punta l’accento sull’autorevolezza virile.
Le donne “prescelte” soggiacciono alla volontà del Fato, servendo allo scopo per cui sono state create. Tuttavia, un certo equilibrio “naturale” vendica la violenza subita da Nemesi/Leda: prodotto del cruento rapporto sarà Elena, che secondo il mito provocò la funesta guerra di Troia, nella quale molti uomini perirono.
Le trasformazioni di Zeus per far fronte ai suoi travagli amorosi non furono poche: nelle vesti di Anfitrione conquistò Alcmena, dalla cui unione nacque il semidio Ercole; sotto forma di pioggia d’oro riuscì a possedere Danae; in un bianchissimo toro compì il rapimento di Europa.
La metamorfosi ha il compito di fornire una spiegazione del mondo: Zeus deve necessariamente trasformarsi in un cigno, simbolo di saggezza, fedeltà e amore sincero, per possedere Leda contro la sua volontà e generare una nuova stirpe. La tensione sessuale assume le vesti eleganti di un candido cigno, mascherando, attraverso questa “mirabile visione”, la crudeltà dell’atto, e additando all’onnipotenza divina il carattere di una società prevalentemente maschilista.
La diffusione del mito di Leda, soprattutto in campo artistico, si deve alla possibilità di utilizzare l’allegoria del mito per raffigurare l’atto sessuale, senza dover esplicitamente urtare la morale del pubblico. Così, la fantasia erotica di pittori del calibro di Leonardo, Michelangelo, Géricault, Matisse, Dalì (e molti altri) assume sulla tela quell’estetismo sensuale e raffinato, anche in rappresentazioni molto audaci.
Il cigno nel Medioevo: da Maria a Goffredo di Buglione
Le diverse interpretazioni della leggenda di Leda riguardano soprattutto la simbologia legata al cigno. Durante il tardo Medioevo, si afferma il paragone Leda = Maria, che concepì il figlio di Dio per l’intervento di una colomba. Il cigno diviene il simbolo dello Spirito Santo, che con la sua purezza scende sulla Vergine. Secondo un’antica tradizione medievale, le anime dei morti viaggiavano nel cielo sotto forma di cigno. Questa creatura, soprattutto nell’immagine di due cigni con il collo intrecciato, poteva simboleggiare anche la lussuria, l’atteggiamento lascivo di abbandonarsi ai piaceri carnali.
Il cigno sembra avere una stretta connessione con la cavalleria mistica: la storia del Cavaliere del Cigno, una leggenda medievale che fa riferimento ad un misterioso combattente, il quale giunge su una barca trainata da un cigno per soccorrere una fanciulla. Nel cosiddetto ciclo di crociata questa leggenda era inizialmente legata a Goffredo di Buglione, che sarebbe stato il figlio del re Helias, uno dei tre figli della regina Bietris, tramutati, per salvare loro la vita, in cigni. Costui, tornato in forma umana, sarebbe entrato poi nella leggenda come Cavaliere del Cigno. Oggi, la storia è probabilmente meglio nota come la storia di Lohengrin, figlio del cavaliere del Santo Graal Parsifal.
I mille volti del cigno: il simbolismo
Simbolo di purezza e conoscenza nella tradizione indiana, in quanto ha deposto l’uovo aureo dal quale sorse il dio Brahma, il cigno esprime il lato divino dell’uomo, la sua armonia e luce interiore. Nei testi mitologici celtici, la metamorfosi degli esseri divini in cigno è il mezzo attraverso il quale poter accedere al mondo degli uomini.
In alchimia, il cigno è sia la luce solare, sinonimo della natura maschile, sia la luce lunare immagine della femminilità. Il lungo collo diventava l’accezione dell’elemento fallico e il corpo rotondeggiante il senso del corpo femminile. Il simbolismo del Cigno fu anche quello dell’uovo del Mondo e del corpo androgino frutto dell’unione degli opposti. Il cigno fu accostato alla fase di calcinazione che, per la caratteristica della materia di assumere il colore bianco latte, ingannò gli sperimentatori facendo credere di aver raggiunto la purezza assoluta.
Giovannina Molaro
Bibliografia:
E. M. Moormann – W. Uitterhoeve, Miti e personaggi del mondo classico. Dizionario di storia, letteratura, arte, musica – Ed. Pearson Italia S.p.a., 2004
Sitografia:
http://www.griseldaonline.it/temi/metamorfosi/metamorfosi-guerra-dei-sessi-funaioli.html