La città
Castelluzzo fa parte del comune di San Vito Lo Capo, in provincia di Trapani. Insieme a Favignana, Pantelleria, Campobello di Mazara rappresentano comuni in fase di crescita turistica e balneare. In ogni caso, ogni angolo della Sicilia è ricca di arte grazie alla suggestività dei centri storici. In questo contesto non può passare inosservato il Santuario di Castelluzzo. Il mare cristallino e la spiaggia bianchissima sono la splendida cornice che fa di San Vito Lo Capo una vera e propria perla del Mediterraneo.
La storia
La storia di San Vito Lo Capo è legata in ogni modo a San Vito Martire, un giovane patrizio nato a Mazara nel 286 d.C. da padre idolatra e da madre cristiana morta qualche giorno dopo la sua nascita.
Rimasto orfano della madre, Vito fu allevato dalla nutrice Crescenzia che insieme al precettore Modesto iniziò il bambino alla pratica del cristianesimo fino a farlo battezzare.
Durante le persecuzioni volute dall’imperatore Diocleziano, il giovane Vito fu costretto ad abbandonare la città natia scappando nottetempo via mare con Crescenza e Modesto trovando rifugio nella baia di Capo Egitarso [attuale Capo San Vito].
Qui continuò la sua opera d’evangelizzazione convertendo al cristianesimo la popolazione del luogo, ma in seguito dovette scappare anche da Capo Egitarso e riprendere insieme ai due educatori il suo peregrinare che lo portò dalla Sicilia alla Campania e in Lucania compiendo diversi miracoli. Vito morì giovanissimo il 15 giugno del 299 d.C. . Antica fortezza saracena che nell’arco dei secoli ha subìto numerosi interventi edilizi. La prima costruzione, realizzata intorno al ’300, fu una piccola cappella dedicata a San Vito martire, patrono del borgo marinaro.
Il santuario di Castelluzzo
I sempre più numerosi fedeli devoti al Martire Vito fecero erigere una cappella che ha visto nei secoli numerosi interventi edilizi di ampliamento e consolidamento fino a trasformarla nell’attuale Santuario-Fortezza (frequenti incursioni di pirati corsari che imperversavano a quei tempi imposero questa tipologia di costruzione) volti alla salvaguardia dei pellegrini che vi si recavano per adorare il Santo. Nel XVIII secolo San Vito Lo Capo fu censita per volere del Regio Governo che affidò terreni a chiunque intendeva bonificarli e con l’obbligo della residenza. La giurisdizione di Erice di cui San Vito Lo Capo faceva parte divise così il territorio in tre distinti borghi da abitare, nascevano così San Vito Lo Capo, Macari e Castelluzzo. Ci vollero ancora 150 anni affinchè San Vito Lo Capo si distaccasse da Erice diventando Comune autonomo grazie ad una legge Regionale del 1952, nacque così il Comune di San Vito Lo Capo con annesse le frazioni di Macari e Castelluzzo.
La facies della chiesa è spoglia, la muratura è ben visibile ed è costituita da conci spaccati e spianati di pietra locale.
Dopo diversi interventi edilizi, la fortezza che cingeva la chiesa assunse le sue dimensioni attuali: 104 metri di base, 16 di altezza, mura dello spessore da un massimo di due metri e mezzo a un minimo di venti centimetri.
La torre – come già detto – è più recente, essendo stata costruita intorno al 1600, praticamente subito dopo le altre torri di guardia costruite su progetto dell’architetto fiorentino Camilliani, incaricato dal viceré Colonna di pianificare le difese costiere dell’isola. Ancor oggi è visibile in una nicchia ricavata sopra il portone principale una statua di San Vito realizzata in pietra calcarea; in origine questa piccola statua era collocata all’interno del cortile che separava la fortezza dalla chiesa.
La torre è più recente, essendo stata costruita intorno al 1600, praticamente subito dopo le altre torri di guardia costruite su progetto dell’architetto fiorentino Camilliani, incaricato dal viceré Colonna di pianificare le difese costiere dell’isola contro i corsari.Ancor oggi è visibile in una nicchia ricavata sopra il portone principale una statua di San Vito realizzata in pietra calcarea; in origine questa piccola statua era collocata all’interno del cortile che separava la fortezza dalla chiesa.
Dell’originale chiesa di San Vito Martire resta soltanto l’antico abside, attuale cappella di San Vito, dove fa bella mostra di sé una splendida statua in marmo raffigurante il Santo giovinetto, risalente alla fine del 1500 e attribuita al famoso scultore Gagini; molto pregevole anche il bell’altare della cappella restaurato intorno al 1780 con marmi di zona.
Serena Raimondi