Ben nota è la dialettica signoria-servitù nella Fenomenologia dello Spirito del grande filosofo tedesco Hegel. Cercheremo di spiegare, in questo articolo, in cosa consista questa dialettica e come si inserisce nel discorso sul desiderio avviato la volta scorsa. signore
Indice dell'articolo
Il rapporto mediato del signore col servo
Il rapporto tra le due autocoscienze, dunque, si determina come un dar prova di sé, a se stesso e all’altro, mediante la lotta per la vita e la morte.
La necessità di questa lotta risiede nel fatto che ciascuna autocoscienza deve elevare la verità, nell’altra e in se stessa, la propria certezza di essere per sé¹.
Il signore, ossia l’autocoscienza che non ha avuto paura di mettere in gioco la propria vita, è coscienza essente per sé. È un per sé in quanto mediata con sé da un’altra coscienza che, invece, si appropria della cosalità. Il signore va dunque a rapportarsi all’oggetto del desiderio e all’autocoscienza che possiede la cosalità; ma il signore si rapporta in modo mediato al servo attraverso l’essere autonomo e viceversa.
Il servo è legato a questo essere autonomo poiché ha voluto avere la propria autonomia nella cosalità: il signore, invece, domina su questo essere che, a propria volta, incatena il servo. Il discorso vale anche al contrario: il servo tenta di rapportarsi in modo negativo alla cosa e vuole rimuoverla ma non è in grado di farlo poiché in essa è la sua autonomia.
Di conseguenza, il servo può solo trasformare la cosa con il proprio lavoro. Il signore, al contrario, può negare puramente la cosa; questo è il godimento. Il desiderio, quindi, è finalmente appagato dal godimento. Il lavoro del servo, invece, non è puro ma inessenziale.
Consegue, da questo discorso, che la coscienza che si è rivelata inessenziale è ciò che dà la verità della certezza di sé stesso al signore; ma proprio quando il signore si realizza in quanto signore egli si rende conto di avere a che fare con una coscienza non autonoma e non è più tanto certo dell’essere-per-sé come verità proprio perché la si rende conto che la sua verità sta nella coscienza inessenziale. Ciò significa, in altre parole, che come è stato appena dimostrato che l’essenza del signore sta esattamente nell’opposto del signore stesso, il servo, una volta compiutosi, si trasformerà nel proprio inverso diventando la vera autonomia.
“In realtà, la coscienza giunge a se stessa mediante il lavoro”²
Passiamo, adesso, all’analisi del servo in quanto servo e non più come direttamente legato al signore. Naturalmente per il servo, inizialmente, l’essenza sta nel signore; infatti egli ha tremato dinnanzi alla paura della morte e non è stata in grado di configurarsi come essere autonomo per sé. Il servo, però, compie un’attività che il signore non conosce: il lavoro.
Come detto, il signore lascia al servo la negazione della cosa, ossia la sua lavorazione e trasformazione; ma è proprio mediante il lavoro che il servo giunge a sé stesso. Il lavoro altro non è che desiderio tenuto a freno, ossia un coltivare e un formare. La conseguenza di quanto detto è che il servo, tramite il lavoro, realizza l’attività strettamente umana di dare forma al mondo mentre il padrone si ritrova ad essere dipendente dal lavoro del servo per la propria essenza.
Come si è potuto constatare da quanto detto in questi ultimi due articoli, il desiderio – che prende la forma del lavoro del servo nella dialettica signoria-servitù – è una delle chiavi di volta della Fenomenologia dello Spirito ed è una delle lenti attraverso le quali è necessario scrutare il sistema di Hegel e che grande influenza ha avuto anche nei suoi critici e continuatori.
Luigi Santoro
Bibliografia
1: G. W. F. Hegel, Fenomenologia dello Spirito, Bompiani, Milano, 2014, p. 281.
2: G. W. F. Hegel, Ivi, p. 289.