Dobby significa “buono”. Così come glazzy significa occhi, malchico ragazzo, yarballe testicoli, drugo amico. Sono alcuni termini del linguaggio NADSAT, quello inventato da Anthony Burgess per il distopico romanzo Arancia Meccanica (A Clockwork Orange) del 1962. La storia di Alex, Pete , Georgie e Bamba, banda di ragazzi che riempiono il loro vuoto vagabondando per strade e divertendosi a compiere razzie e atti di violenza, è entrata nel nostro immaginario attraverso l’indimenticabile capolavoro diretto Stanley Kubrick nel 1971, trasposizione cinematografica su cui si basa l’attuale spettacolo teatrale di Gabriele Russo (dove appaiono solo i personaggi di Alex, Georgie e Dim), andato in scena al teatro Bellini di Napoli dal 18 al 20 Marzo.
Ho deciso di fare il delinquente e odiare gli oziosi passatempi di questa nostra età. (Riccardo III, W. Shakespeare)
Arancia Meccanica nella visione di Gabriele Russo
L’atmosfera richiama sicuramente quella utilizzata dal regista statunitense: le musiche di Marco Castoldi, meglio conosciuto come Morgan, aprono le assordanti danze di uno spettacolo , cui primi cinque minuti stordisce completamente. Un’eccessiva frenesia di luci, camminate asimmetriche e volume della musica decisamente troppo altro, non fa altro che confondere le idee e aumentare quei già esistenti pregiudizi dei super fanatici.
Fortunatamente lo spettacolo prosegue. E si riescono a percepire chiaramente le parole di un eccezionale Daniele Russo, fino a quel momento nascosto completamente dalla musica. Nonostante siano andati persi momenti importanti, come il cambiamento di personalità dall’Alex pacifico con la dottoressa Branom al Drugo senza scrupoli, o l’ossessione/repulsione verso la musica di Ludovico Van (Ludwig van Beethoven), espresso più da azioni che a parole, lo spettacolo funziona alla perfezione anche se fatica trovare il suo spazio.
Lo già citato Daniele Russo mette alla prova la sua innata capacità di far vivere alla perfezione un personaggio, attraverso il cambiamento vocalico, i gesti studiati, lo sguardo acceso , degno di calcare le orme dell’indimenticabile Malcom McDowell. Non da meno la preparazione dei due drughi “bracci destri” Sebastiano Gavasso (Dim), Alessio Piazza (Georgie), anch’essi modelli perfetti che reincarnano una malvagità senza senso. Ma è l’intero cast formato da Alfredo Angelici (Barbone, Dott Brodsky, padre Alex), Martina Galletta (Moglie Alexander, Adolf, Joe), Paola Sambo (Deltoid, ministro, madre Alex), che non ha smesso neanche per un minuto da fungere da perfetta cornice.
A rendere il tutto ancora più squisito sono le meravigliose musiche di Morgan , le scenografie di Roberto Crea, curate nei più piccoli strabilianti dettagli e i costumi di Chiara Avolio, punto di rottura e pizzico originalità nel rivedere l’immagine dei drughi (che sicuramente avrà fatto storcere il naso ai più affezionati).
Gabriele Russo mette in scena con coraggio, un testo non facile, che si porta dietro la scia di un capolavoro che rimarrà tale nel tempo. Decide di trasformare Arancia Meccanica in un mondo surreale ed onirico dove nonostante l’ultra violenza (più psicologica che fisica ) sia limitata ( ma resa perfettamente da memorabili scene inquietanti quanto vere come quella dello stupro a rallentatore),le visioni gli incubi e le sensazioni del protagonista trascinano lo spettatore con la stessa violenza della quale sono caratterizzate. Lo spettacolo centra il suo bersaglio ;alla fine non si può far altro che porsi una domanda : “Che prezzo si è disposti a pagare per la propria libertà?”
Alessia Thomas
Per ulteriori informazioni: Teatro Bellini di Napoli (sito ufficiale)