Cuba e USA: dai 13 giorni all’incontro Obama-Castro

Le relazioni tra USA e Cuba sembrano giunte ad un punto di svolta. Il 21 marzo, infatti, il presidente Obama si è recato a Cuba per incontrare il leader Raul Castro. Secondo le parole di Castro medesimo, si tratta del primo presidente americano a mettere piede sul suolo cubano in 88 anni. Una breve storia della relazione tra i due paesi dai 13 giorni di Cuba all’incontro tra Obama e Castro.

Cartello di benvenuto a Cuba
Cartello di benvenuto a Cuba

Obama e Raul Castro: l’incontro

Con l’inno americano in sottofondo, il leader Castro e il presidente Obama si sono stretti la mano per poi cominciare una discussione su diritti umani, relazioni internazionali e pace in generale. Senza dubbio «ci sono profonde differenze (…) che non spariranno¹», come ha sottolineato Raul Castro, ma sicuramente si tratta di una svolta significativa nei rapporti tra i due paesi. Pur con le dovute tensioni di circostanza – il presidente Obama ha sottolineato come Raul Castro non si sia fatto vedere all’aeroporto né durante la visita della famiglia americana per le strade – sembra che i rapporti tra USA e Cuba siano destinati a migliorare.

Con la cessazione dell’embargo richiesta sia da Cuba sia dal popolo americano, a giudicare dall’esito di un sondaggio patrocinato dal New York Times/Cbs, anche le relazioni economiche potrebbero essere più floride in futuro, a patto che si dia seguito alla richiesta. Reazioni positive arrivano anche da Mosca mentre Obama si dice speranzoso di poter incontrare, in futuro, il leader màximo, Fidel Castro. «Questo è un giorno nuovo tra Usa e Cuba (…) Non guardiamo al passato (…) ma andiamo avanti²Così ha commentato il presidente Obama; per quanto riguarda il passato, rammentiamo uno degli episodi più gravi della storia dei rapporti tra Cuba e USA, la cosiddetta “crisi missilistica cubana”

Ottobre 1962: la crisi missilistica di Cuba e i 13 giorni

Cuba
Il presidente Kennedy firma per autorizzare l’embargo navale

Nel 1961, l’allora presidente Eisenhower aveva di fatto interrotto i rapporti con Cuba – a causa del regime filosovietico dell’isola iniziato dopo il 1959 – e il suo successore, il presidente Kennedy, volle approvare un piano di invasione dell’isola, che avvenne effettivamente il 17 Aprile del 1961, che, però, si rivelò un fallimento; la diretta conseguenza fu l’accordo tra Cuba e Mosca e la successiva istallazione di batterie di missili nucleari sul suolo cubano. Ritenendo, inizialmente, che si trattasse di movimenti difensivi, solo il 15 ottobre del 1962 gli americani ebbero la conferma che Cuba stava costruendo istallazioni atte ad ospitare armi offensive a medio raggio.

Questa grave scoperta diede il via a quelli che sono passati alla storia come i 13 giorni di Cuba, durante i quali era al lavoro un comitato composto dal segretario di Stato Dean Rusk, dal segretario della difesa Robert McNamara, da John McCone, direttore della CIA, da Robert Kennedy e da altri sceltissimi membri. La situazione era la seguente: circa 140 testate nucleari di provenienza sovietica, di cui 90 tattiche, erano presenti sul suolo di Cuba. Come rivelato in seguito da McNamara, Castro aveva chiesto a Nikita Chruščëv di attaccare gli Stati Uniti.

Tra le opzioni discusse dal comitato c’erano l’invasione dell’isola oppure il suo bombardamento; il presidente Kennedy, il 23 ottobre del 1962, decretò però il blocco navale e la conseguente quarantena dell’isola. Se qualche nave avesse tentato di superare il blocco, sarebbe stata ispezionata e respinta; in caso di navi sovietiche, il conflitto tra le due superpotenze sarebbe stato inevitabile. La tensione fu massima dal 24 al 26 ottobre: Chruščëv ordinò che nessuna nave sovietica oltrepassasse il blocco ma giunse notizia, confermata, che 18 navi da carico sovietiche erano dirette verso la zona protetta.

Sarebbe bastato qualche km in più e il mondo non sarebbe quello che conosciamo adesso; fortunatamente, il giorno dopo gli aerei americani monitorarono l’inversione della rotta da parte delle navi sovietiche. Il 26 ottobre, Chruščëv si disse disposto a rimuovere le testate nucleari a patto che gli USA cessassero qualsiasi tentativo di invasione futura dell’isola; fu chiesta inoltre la rimozione dei missili americani Jupiter istallati in suolo turco.

Il 28 ottobre la crisi dei missili poteva dirsi conclusa; Cuba restava un alleato importantissimo dei sovietici contro il comune nemico americano ma si decise, per meglio gestire possibili crisi future, di attivare una linea di comunicazione tra il Cremlino e gli Stati Uniti.

Alla luce di questo importantissimo avvenimento storico, si può ben capire che l’incontro avvenuto a Cuba tra i due presidenti sia di importanza storica. Dopo circa mezzo secolo di tredici giorni, le relazioni tra Cuba e USA sembrano destinate a rafforzarsi; e nel clima di tensione e pericolo mondiale, possiamo tutti tirare un piccolo respiro di sollievo.

Luigi Santoro

Fonti

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Fonti storiche sulla crisi dei missili

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