Pubblicato 107 anni dopo il celeberrimo Frankenstein di Mary Shelley e 39 dopo il meno famoso Cholstomer di Tolstoj, possiamo porre “Cuore di cane” di Bulgakov lunga un ideale filo conduttore che congiunge i due testi.
Medico, narratore e drammaturgo russo della prima metà del Novecento, Bulgakov è noto ai più per il suo capolavoro d’ironia “Il Maestro e Margherita” (di cui abbiamo parlato qui). Il romanzo condivide la satira nei confronti della nuova società comunista con il racconto di cui vogliamo parlarvi oggi. Se vi interessa un racconto che offre uno sguardo critico sul regime sovietico già ai suoi esordi (la stesura risale al 1924), se l’idea di una storia narrata da un punto di vista canino vi incuriosisce o se avete semplicemente voglia di leggere qualcosa di diverso dal solito, questo è il racconto che fa per voi.
Cuore di cane: quando il mostro di Frankenstein è un perfetto proletario
Nel 1924, Bulgakov scrive due racconti di argomento fantascientifico, genere molto apprezzato nella Russia postrivoluzionaria: “uova fatali” e “cuore di cane”. Nel primo l’aspetto fantascientifico era riservato ad un raggio rosso che fa moltiplicare in modo abnorme le cellule degli individui colpiti, mentre nel secondo il protagonista è un vero e proprio Victor Frankenstein della Russia sovietica: Filipp Filippovič Preobraženskij, medico e chirurgo di fama mondiale. La sua figura è centrale nel racconto almeno quanto quella del cane Šarik (tradotto come “Pallino” in alcune edizioni italiane), il quale fornisce la voce al racconto. Preobraženskij ha un obiettivo molto ambizioso: vuole scoprire come ringiovanire un corpo umano. A tale scopo raccoglie un cane moribondo dalla strada – Šarik, appunto – e, dopo avergli fatto riprendere le forze, gli trapianta i genitali e l’ipofisi di un ubriacone morto da poco. Il risultato è sorprendente: il trapianto non ringiovanisce il suo corpo, ma trasforma l’animale in un uomo a tutti gli effetti: gli arti si allungano, il pelo inizia a cadere, il cranio si modella man mano in forma umana e Šarik, registratosi all’anagrafe come Poligraf Poligrafovič Šarikov, parla ed esprime pensieri di senso compiuto.
Dagli appunti dell’aiutante e collega del professore, leggiamo:
Lo straordinario esperimento del professor Preobraženskij ha svelato uno dei segreti del cervello umano. Da oggi è chiarita la funzione misteriosa dell’ipofisi. Essa determina l’aspetto umano. I suoi ormoni si possono definire i più importanti nell’organismo: ormoni dell’aspetto fisico. Nuovi orizzonti si aprono alla scienza: senza alcun alambicco di Faust è stato creato l’homunculus. Lo scalpello del chirurgo ha chiamato alla vita una nuova entità umana. Prof. Preobraženskij, lei è un creatore.
A questo punto, però, ci poniamo una domanda, che diventa tanto più prepotente quanto più andiamo avanti con la lettura e scopriamo che la metamorfosi di Šarik volge al completamento: che tipo di uomo ha creato il professore? Il titolo sembrerebbe suggerirci la risposta: un essere dalle fattezze umane, sì – ma dal cuore di cane.
Invece non è affatto così.
Šarikov assume tutti quelli che, secondo Bulgakov, erano i peggiori comportamenti della classe operaia: è rozzo, si esprime in maniera volgare e irrispettosa, indossa abiti vistosi, è prepotente e approssimativo nei suoi ragionamenti.
A proposito dello stile di vita raffinato e borghese che il professore si “permette” di condurre contro la volontà del regime, ad esempio, afferma:
Qui da voi è tutto come a una parata. Il tovagliolo là, la cravatta qua, e “scusi”, e “per favore”, e “merci“, e mai una volta che si faccia normalmente. Vi tormentte da soli, come sotto gli zar.
Il punto è che Šarikov, come molti proletari di scarsa istruzione, è semplicemente convinto che “si debba dividere tutto” (“lei si permette, con una disinvoltura assolutamente insopportabile, di dare consigli di portata cosmica e di altrettanto cosmica stupidità su come dividere tutto… e intanto si è ingozzato di polvere dentifricia…”) e non fa altro che creare problemi, tanto che alla fine Preobraženskij arrischia l’impossibile, ossia l’esperimento inverso: restituire a Šarikov la sua ipofisi canina, sperando di ritrasformarlo nella bestia mite e rispettosa che aveva raccolto dalla strada. Il motivo, come spiega lui stesso, è molto semplice:
Tutto l’orrore sta nel fatto che ormai non ha più un cuore di cane, ma per l’appunto di un uomo. E il più vile di quanti ne esistono in natura!
Una narrazione straniante
Una delle due linee convergenti è stata chiarita: il “mostro” creato dal Prometeo sovietico non era altro che un proletario della peggior risma. Ma “cuore di cane” ha un’altra peculiarità, come abbiamo già avuto modo di accennare: la narrazione. È infatti Šarik stesso, fino al trapianto, a raccontare la sua storia, fornendoci uno sguardo straniante sul mondo degli uomini, fatto da un vociare indistinto di personaggi sospetti che maltrattano i randagi e gli buttano pentole d’acqua bollente addosso. Questa interessante operazione narrativa era già stata compiuta qualche decennio prima da Tolstoj, che in “Cholstomer” aveva adottato il punto di vista di un cavallo per far risaltare, in contrapposizione con il suo libero distacco, l’ossessione degli uomini per il possesso.
È ancora in Russia, da una corrente critica definita formalista, che vengono enunciati per la prima volta i principi di questa tecnica narrativa nel più ampio discorso dell’arte intesa come artificio.
È certo che, in un’opera come cuore di cane (ma anche per “il Maestro e Margherita” vale il medesimo discorso), l’obiettivo non sia quello di emozionare il lettore, ma di farlo riflettere: negli anni Venti la realtà moscovita era divisa tra la NEP, rappresentata da uomini boriosi e superbi, che esigono rispetto per i privilegi acquisiti grazie alla propria carriera, e un proletariato rozzo e incivile.
La satira di Bulgakov, quindi, colpisce irrimediabilmente entrambe le parti in causa: quello dei “nuovi ricchi” creati dalla NEP e incarnati dal professore, ma anche quello del proletariato sovietico. L’unico a salvarsi, forse, è proprio Šarik: il trovatello incarna tutta la povera gente, affamata e anche vagabonda, che all’indomani della rivoluzione russa si trova costretta a subire una trasformazione radicale (come la metamorfosi antropomorfa), ad accettare valori che non comprende, ancora una volta orchestrata dall’alto, che li priva persino del loro cuore.
Maria Fiorella Suozzo
Fonti
Uova fatali, cuore di cane, Bulgakov, Garzanti 1990, con prefazione di Fausto Malcovati