La Real Santa Casa degli Incurabili nacque nel 1522 a Napoli, grazie a Maria Laurenzia Longo. La storia di questo ospedale ha del miracoloso.
Indice dell'articolo
Maria Laurenzia Longo tra gli Incurabili
Maria Laurenzia Longo era una gentildonna spagnola: nacque infatti in Catalogna nel 1463. Giunse a Napoli nel 1506 con il marito Giovanni Lonc (italianizzato in Longo), un importante giurista che era al seguito di Ferdinando II d’Aragona detto il Cattolico. Ben presto, Giovanni Lonc morì, lasciando, dopo soli due anni di matrimonio, Maria Laurenzia vedova e, per di più, paralizzata in seguito al tentativo di avvelenamento compiuto ai suoi danni da una serva.
Era, dunque, ella stessa “incurabile”, ma la sua fede la condusse, all’età di quarantasette anni, presso il santuario di Loreto, dove, ai piedi della Vergine, implorò la grazia della guarigione, non per sé ma per i suoi tre figli che non potevano sopportare il peso della sua infermità. Promise in preghiera che se fosse stata guarita avrebbe dedicato il resto della sua vita ad assistere gli infermi.
Il miracolo
La preghiera di Maria Longo fu ascoltata perché guarì miracolosamente e tornò a Napoli camminando sulle sue gambe. Ella iniziò il suo apostolato in vari ospedali cittadini, tra cui l’ospedale di San Nicola; ma sentiva di dover fare molto di più. Ne parlò col suo padre spirituale, Gaetano da Thiene, che le consigliò di fondare un ospedale per i malati “incurabili”. La donna acquistò, attingendo dal suo patrimonio, alcune case con giardino che si trovavano nella zona di Sant’Aniello, considerata la più salubre della città. A Napoli esisteva addirittura il detto: Coppole pe’ cappiello e casa a Sant’Aniello (meglio accontentarsi di un semplice “berretto” al posto di un cappello, purché si abiti a Sant’Aniello).
Nascita dell’ospedale degli Incurabili
Maria Longo ottenne la bolla pontificia nel 1519 e così dette inizio ai lavori che terminarono due anni dopo. L’ospedale assunse il nome di Santa Maria del Popolo degli Incurabili e in breve tempo vide affollarsi di malati assistiti dalla benefattrice. Tuttavia, la gestione della struttura comportava spese molto onerose e Maria dette fondo a tutto il suo patrimonio, arrivando a mendicare per strada pur di mantenere in vita la struttura ospedaliera. Le elemosine del popolo arrivavano copiose ma non bastavano.
Un uomo mandato dalla Provvidenza divina
Giunse a Napoli, dalla lontana Bergamo, un uomo ricchissimo, Lorenzo Battaglini, che sentì parlare dell’ospedale degli Incurabili e delle difficoltà economiche in cui versava. Decise di donare alla struttura ben diecimila ducati. Con tale cospicua donazione, e con altre che arrivarono dalla duchessa Maria Ayerba d’Aragona, fu possibile assicurare tutte le assistenze mediche agli infermi. Leone X dedicò alla Longo due bolle e papa Clemente VII nel 1523 accordò alla pia opera gli stessi privilegi di cui godeva l’ospedale di San Giacomo in Roma.
Maria Longo, inoltre, fece costruire accanto all’ospedale un monastero per le donne impudiche che volevano redimersi e che iniziarono a dedicarsi all’assistenza delle inferme. Infine, fondò con l’aiuto di Maria Ayerba un ordine di suore chiamato “delle Trentatrè“, perché il numero delle oblate non poteva essere superiore a trentatrè. Maria Longo passò gli ultimi anni della sua vita in questo monastero, dove morì intorno al 1539.
La “casa dei santi”
Camillo Albanese sostiene che l’ospedale degli Incurabili sia stato voluto da santi:
Ebbene, ecco alcuni santi che hanno scelto questo luogo per il loro apostolato: Maria Longo, la sua fondatrice, anche se ancora non è nel novero dei beati, è stata di certo una donna che ha interpretato nel modo più fedele lo spirito del Vangelo. Accanto ad essa, fino alla morte, ci sono stati san Gaetano da Thiene e poi il suo allievo Sant’Andrea di Avellino e a seguire san Giovanni Marinoni, san Camillo del Lellis, san Francesco Caracciolo, il beato Geremia Stroica (dalla lontana Moldavia), sant’Alfonso Maria de’ Liguori e infine, in ordine di tempo, san Giuseppe Moscati, il medico santo (così lo chiamavano) che fu per tanti anni primario in quell’ospedale e tuttora molto caro all’animo dei napoletani.
Raffaela De Vivo
Bibliografia:
C. ALBANESE, Le Curiosità di Napoli, Newton, Roma, 2007