La fine dei vent’anni, ecco l’album solista di Francesco Motta

La fine dei vent’anni è l’album solista di Francesco Motta, già membro dei Criminal Jokers con cui ha all’attivo due precedenti album.

Criminal jokers

Ma andiamo con ordine, Per chi non avesse mai sentito parlare i Criminal Jokers ecco una loro breve biografia: originari di Pisa, esordiscono nel 2010 con This Was Supposed To Be The Future, album dalle forti influenze new-wave è prodotto Appino ed è completamente cantato in lingua inglese. Discorso totalmente diverso per l’album che seguirà ossia Fango, questo secondo lavoro è interamente scritto in italiano per esigenze espressive e comunicative, ed anche nelle sonorità si possono notare dei cambiamenti volti ad una maggiore introspezione e una maggiore attenzione anche nei testi.

la fine dei vent'anni

La fine dei vent’anni

E adesso eccoci finalmente a La fine dei vent’anni, creatura nata dalla mente creativa dei Criminal Jokers, ossia Francesco Motta, un personaggio toscano dai capelli scapigliati che non ama l’apparire né qualunque parola o definizione che possa in qualche modo ricollegarlo al mondo del cantautorato.

la fine dei vent'anni

Prima o poi ci passerà, la traccia di apertura, è un ritratto introduttivo sui giovani ventenni di oggi e le loro inquietudini, piccole o grandi che siano prima o poi ci si fa l’abitudine e passeranno da sole crescendo. Musicalmente questo pezzo si rifà molto alle sonorità new-wave dei primi Criminal Jokers.

-la fine dei vent’anni è un po’ come essere in ritardo,
non devi sbagliare strada,
non farti del male e trovare parcheggio..
amico mio sono anni che ti dico andiamo via
ma abbiamo sempre qualcuno da salvare,
e da baciare..-

E’ cosi che recita la title track ossia La fine dei vent’anni, pezzo abbastanza orientato al pop accompagnato da una chitarra acustica e molto radio-friendly ma con un testo che non cade nella banalità ma che sa tenere l’ascoltatore per tutti i quattro minuti e mezzo circa.

https://www.youtube.com/watch?v=21cCYjM9aco

L’incidere scandito di Del tempo che passa la felicità fa quasi da contraltare al pezzo che segue ossia Mio padre era comunista caratterizzato da un levare molto reggae. Pezzo con una vena più psichedelica è invece Prenditi quello che vuoi ma che è la canzone col testo più debole e ripetitivo ed è decisamente la parte meno coinvolgente di tutto l’album.

Riepilogo

A chiudere troviamo altri pezzi, due per l’esattezza, ma che in sostanza non aggiungono o levano nulla alla storia che Francesco Motta fino a qui ci ha raccontato. Storie di ventenni, storie di chi sta cominciando a rendersi conto che si cresce, le cose non sono tanto facili come poco tempo addietro e bisogna fare le scelte giuste prima che sia troppo tardi, che sia una sorta di memorandum del cantante per i suoi “coetanei” e per se stesso? Ora ha iniziato il suo viaggio senza aver vicino i suoi Criminal Jokers ma al loro posto troviamo altri compagni di avventura, in primis Riccardo Sinigallia, che nella sua figura di mentore e produttore ha saputo dare forma alla canzoni del cantautore pisano con tappeti di tastiere e arrangiamenti mai invadenti e anzi parecchio funzionali alle dodici tracce.

A questo album inoltre hanno collaborato anche nomi del calibro di  Giorgio Canali, Cesare Petulicchio (Bud Spencer Blues Explosion), Alessandro Aloisi (Pan del diavolo) e altri musicisti altrettanto validi del panorama alternativo italiano.

Album d’esordio che vede una crescita del giovane cantautore e che sicuramente merita almeno un ascolto, e se continuerà a camminare questa strada non puo’ che fare bene e accrescere il suo potenziale sia come musicista che come paroliere.

Vincenzo Marino

QUI potete ascoltare per intero La fine dei vent’anni di Francesco Motta.