La Palma è una delle specie vegetali più antiche al mondo, tanto che molti resti fossili risalgono all’era del Cretaceo e a quella del Giurassico. Definita il “Principe delle Piante” da uno dei suoi primi scopritori, Carl Nilsson Linnaeus, la palma, insieme all’ulivo, costituisce una costante durante il periodo della Settimana Santa, divenendo il simbolo della Domenica che precede la Pasqua.
Tuttavia, la palma, sin da epoche antiche, fa parte di quell’universo di simbologie che mette in connessione l’uomo con i misteri della vita. Il suo significato non si ferma all’ambito della religiosità, ma va indietro nel tempo e nello spazio, per dare una spiegazione a quei simboli che, spesso, accettiamo senza conoscere.
Un viaggio nel tempo: la palma prima di Cristo
La sacralità della palma risale a prima dell’avvento del Cristianesimo. Nella mitologia greca la palma è una pianta solare, in quanto essa è sacra ad Apollo: si racconta che Latona, giunta a Delo, partorì il dio della luce appoggiandosi ai tronchi di due palme. Nella mitologica fondazione di Roma, la palma è legata al sogno premonitore di Rea Silva che vide due palme di smisurata grandezza ergersi fino al cielo, presagio della nascita di Romolo e Remo.
L’iconografia mitologica raffigura Eros e Antero, suo fratello, mentre si scambiano un ramo di palma, simbolo di amicizia. La dea della vittoria, Nike, è raffigurata con una palma e una corona di alloro, così come la vediamo incisa sulle medaglie olimpiche. Interessante notare come nella cultura greca essa sia accostata alla fenice: in greco phoinix è la traduzione in greco del sostantivo fenicio tamar, cioè palma.
Dagli antichi sacerdoti la palma era adorata come manifestazione del divino, in quanto la sua forma richiama i raggi del sole: non a caso nei misteri della dea Iside, il capo dei neofiti veniva circondato da palme bianche, come i raggi scintillanti del sole. La tradizione egizia è ricca di bassorilievi raffiguranti il dio Thot intento a contare gli anni sulle foglie di palma, in quanto a ogni lunazione essa produce una nuova foglia. Hathor, la dea egiziana del cielo, era considerata la “signora della palma da dattero”: in alcune pitture rurali scorgiamo la dea distribuire il cibo dell’immortalità dal centro dell’albero celeste.
L’antichità della palma da datteri ha permesso lo sviluppo di numerose simbologie ad essa connesse. Secondo un detto arabo la palma cresce con la testa al sole e i piedi nell’acqua, rappresentando, nelle vaste distese del deserto, la presenza di acqua. Per tale caratteristica, essa simboleggia la vita, la rinascita.
Nella tradizione greco-romana, viene associata alla vittoria: i gladiatori romani venivano premiati con un ramo di palma e di alloro. Per la sua capacità di slanciarsi verso il cielo, la palma era considerata un elemento di collegamento tra il terreno e il divino. Questo albero è anche il simbolo dell’unione di maschile e femminile: il tronco richiama il fallo, mentre le foglie e i suoi frutti sono la femminilità.
Nella palma Sole, Luna e Fuoco sono strettamente connessi: i raggi ricordano la stella del giorno, le sue foglie il ciclo lunare, il fuoco per essere stata messa in relazione con il mitico uccello che risorge dalle sue ceneri, in quanto dopo un incendio è la prima pianta ad essere in grado di “rivegetare”.
In magia, la palma viene associata ad incantesimi purificatori e divinatori, effettuati tramite il fuoco. In Sicilia, vi era l’usanza di scacciare le streghe tagliando con forbici d’acciaio tre foglie di palma e recitando una formula di scongiuro: Chista palma siantu tagghiari, e la tagghiu ‘ncampu e ‘nvia, cu voli mali a la casa mia.
Il simbolo del martirio: il giusto fiorirà come la palma
Nel calendario liturgico la Domenica delle Palme celebra l’ingresso di Gesù a Gerusalemme, accolto dalla folla che agitava rami di palme, come leggiamo dal vangelo di Giovanni 12,13-15:
Il giorno dopo, la grande folla giunta per la festa, sentito che Gesù veniva a Gerusalemme, prese rami di palma e gli andò incontro gridando: Osanna! Benedetto colui che viene nel nome del Signore, il re d’Israele!
I fedeli accolgono il Cristo sventolando rami di palme come simbolo di regalità, di trionfo e di pace. La più antica testimonianza documentata circa la commemorazione dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme risale all’anno 400, una cerimonia tramandatasi fino ad oggi, che prevede processioni e benedizioni.
Secondo la liturgia attuale, i fedeli sono chiamati a riunirsi in un luogo lontano dalla chiesa, dove il sacerdote procede alla benedizione dei rami di palma (o di ulivo), i quali, dopo la lettura di un brano evangelico, saranno loro consegnati; segue la processione fin dentro la chiesa. Una volta terminata la Messa, i rametti appena benedetti vengono portati a casa dai fedeli, che li conserveranno fino all’anno successivo.
In molte regioni d’Italia, l’usanza vuole inoltre che ogni capofamiglia li utilizzi per benedire la tavola imbandita nel giorno della Pasqua. Altre usanze prevedono di intrecciare piccole e grandi confezioni con le parti tenere delle grandi foglie di palma, che vengono regalate o scambiate fra i fedeli in segno di pace. La simbologia cristiana della palma è legata ad un passo del Salmo 92, 12-15:
Il giusto fiorirà come la palma, crescerà come il cedro del Libano.
È evidente il significato di resurrezione dei martiri e di immortalità, come leggiamo anche da un passo dell’Apocalisse 7,9:
Dopo queste cose guardai e vidi una folla immensa che nessuno poteva contare, proveniente da tutte le nazioni, tribù, popoli e lingue, che stava in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, vestiti di bianche vesti e con delle palme in mano.
Le palme diventano il simbolo di Cristo che vince la morte, della vittoria sul peccato e del trionfo della pace. Donare un ramo di palma (oggi convenzionalmente si porge un ramoscello di ulivo) significa avere la consapevolezza del suo significato.
Il desiderio di pace è un messaggio che proviene dalla natura stessa, nell’atto di circondare l’uomo di simboli da usare più concretamente di quanto la parola possa fare.
Buona Domenica delle Palme!
Giovannina Molaro
Bibliografia:
La natura e i suoi simboli. Piante, fiori e animali. Dizionari dell’Arte, Electa, Milano, 2004
Anna Maria Partini – Claudio Lanzi, La porta di Rivodutri e il simbolismo della palma, Edizioni Mediterranee
Sitografia: