Marguerite, diretto da Xavier Giannoli, è un dramma toccante e raffinato, unico nel suo genere. Con Cathrine Forth nel ruolo di Marguerite Dumont, Christia Theret, André Marcon e Michel Fau. Vincitore del Premio César come miglior film e del premio per la miglior sceneggiatura e miglior regia.
Ambientato negli anni ’20 a Parigi, è ispirato alla vita di Florence Foster Jenkins, una cantante lirica di successo, ma assolutamente priva di talento.
Questa è la storia di Marguerite: una donna di mezz’età che ha dedicato l’intera vita al canto, ma che, malgrado la passione, non riesce a somigliare neanche lontanamente alle sue amate eroine liriche. Il suo modo di cantare è esattamente l’opposto di quello che ci si aspetta da un soprano, la sua voce è stridula, stonata, quasi pericolosa, ma Marguerite è incapace di ascoltarsi e vive nell’illusione di essere una grande artista.
Chiunque la circondi asseconda questa sua convinzione: la cerchia di nobili e gentiluomini del circolo Amadeus sopporta con eroismo, e non pochi sorrisetti sotto i baffi, gli acuti, le grida e i lamenti eseguiti da Marguerite, durante le feste che lei organizza per esibirsi. In una Francia che stenta a rialzarsi dagli orrori della Grande Guerra, Marguerite è ricca, molto ricca! E non esita a donare tutto quello che ha per coltivare la sua passione, il canto. Dunque, tutti coloro che le sono vicini tengono in piedi questa farsa, per approfittare della sontuosità delle sue feste e dello sfarzo della sua dimora; il suo stesso marito l’ha sposata solo per acquisire un titolo nobiliare, e le sta accanto vergognandosi di lei. Così, Marguerite, continua la sua vita ignara di essere vittima di una farsa e coltiva il suo talento con tutti i mezzi possibili.
Un giorno, due giornalisti anarchici, riescono a intrufolarsi nella villa di Marguerite e la ascoltano cantare, uno di loro scrive un articolo provocatorio in cui mette a nudo la verità e ironizza sulla situazione. Marguerite lo legge, ma incredibilmente, interpreta i finti apprezzamenti e i commenti sarcastici sul suo conto come dei veri complimenti e lo ritiene il più bell’articolo che sia stato scritto su di lei. L’essenza del personaggio di Marguerite è proprio un’ingenuità e una purezza spinta ai limiti del possibile, che non le permette di dubitare neanche per un momento delle sue convinzioni. Cathrine Forth riesce a rendere perfettamente questo candore, con uno sguardo dolce, perso nelle illusioni, e un’innocente gestualità.
Marguerite è disposta a tutto per realizzare il suo sogno, anche a ottenere un successo immeritato, ma non le si può biasimare nulla, perché nel suo perseverare non c’è arroganza né presunzione, ma solo, un’assoluta e dolce inconsapevolezza. Le sue parole, il suo sguardo e i suoi gesti, sono quelli di una persona che vive in un sogno e che proprio non riesce a svegliarsi e guardare in faccia la realtà.
Dopo varie vicissitudini viene coronato il sogno di salire su un vero palcoscenico, di fronte a milioni di persone. Ma stavolta il pubblico non sarebbe certo stato disposto a mentire sulle sue doti canore, anzi, si sarebbe indignato e scatenato contro di lei, senza risparmiarsi risate, fischi e offese a briglia sciolta. Tutti si preparano al peggio ma, qui sorprendentemente, il regista Xavier Giannoli regala alla sua eroina la possibilità di divenire, per qualche istante, ciò ch’ella sognava d’essere. Marguerite canta benissimo, magnificamente, come mai prima di allora… e come mai più. Lo sforzo è così forte che le danneggia le corde vocali e la mette in pericolo di vita.
A questo punto sorge un dilemma: è giusto che la donna continui a vivere in questa illusione, mettendo a rischio la sua stessa vita, o sarebbe più giusto svelarle la verità, mettendola di fronte al fatto che non sa cantare? La scelta è difficile e lascia aperta una questione: è meglio vivere una vita aggrappandosi a sogni e illusioni, o affrontare la realtà, nella sua crudezza, strappando il velo che ne addolcisce l’apparenza?
Prendere la realtà così com’è può essere pericoloso quanto vivere una vita d’illusioni, poiché spesso sono proprio queste a sostenerci. Xavier Giannoli, attraverso il finale di questo film, darà la sua risposta a questa domanda, un finale agrodolce, forse non inaspettato, ma che sottolinea l’importanza dei sogni nella vita.
Francesca Rybcenko