Con il termine Pasquetta si intende il giorno dopo la Pasqua, che cade sempre di domenica (in riferimento alla Pasqua cristiana) e, come stabilito dal Concilio di Nicea (325), ricorre la domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Dunque, il giorno di Pasquetta cade il lunedì successivo alla Pasqua cristiana e celebra la rivelazione alle donne da parte dell’Angelo che Gesù è risorto. Tuttavia, tale indicazione non è del tutto corretta se si fa riferimento ai Vangeli. Infatti, dal Vangelo di Matteo 28, 1-7 leggiamo:
Passato il sabato, al sorgere del primo giorno della settimana, venne Maria Maddalena con l’altra Maria a visitare il sepolcro.
Da questo primo versetto deduciamo che il primo giorno della settimana per i cristiani è la domenica, precisamente in ricordo della Resurrezione di Cristo. Dunque, la tradizionale pasquetta non cadrebbe di lunedì bensì di domenica. Al di là di queste precisazioni, in questa sede intendiamo analizzare la simbologia legata alla figura dell’angelo e le tradizioni che vengono osservate in questo giorno, senza entrare nel merito di diatribe teologiche fin troppo sottili.
L’angelo e la pasquetta: un mediatore divino
Il giorno di Pasquetta è comunemente conosciuto come “Lunedì dell’Angelo”, in riferimento all’apparizione dell’Angelo alle donne davanti al sepolcro vuoto di Gesù. Ancora da Matteo, 2-6 leggiamo:
[…] Ed ecco, vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si mise a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e le sue vesti bianche come la neve. […]L’angelo disse alle donne: «Non temete, voi! So che cercate Gesù crocifisso; non è qui: è risorto, come aveva detto».
Il ruolo dell’angelo è quello di spiegare alle donne, prese dallo sconforto per non aver trovato il corpo del Salvatore, ciò che “umanamente” non arrivano a comprendere: l’atto di resurrezione del Cristo non trova pilastri più solidi se non nella fede.
La figura dell’angelo appare al momento giusto, quando la logica umana fa l’errore di “non credere”: questa creatura né umana né divina simboleggia un ponte tra il cielo e la terra. Per tale ragione, nell’iconografia tradizionale, l’angelo ha le ali come gli uccelli, le creature più vicine al Creatore per la loro capacità di volare.
Gli angeli non sono fatti di carne ed ossa, tuttavia sono simili agli uomini, in quanto simboleggiano il dualismo dell’universo: la carne e lo spirito, la luce e il buio, l’umano e il divino. Attraverso la presenza dell’Angelo le donne incredule possono partecipare al miracolo divino. Senza l’apparizione angelica probabilmente la Resurrezione non avrebbe avuto una “prova provata” di quanto Gesù aveva già profetizzato.
D’altronde, “l’avventura biblica” inizia proprio con l’Annunciazione alla Vergine da parte di un angelo. Nel Nuovo Testamento, infatti, la presenza degli angeli è decisiva, in quanto fa da spalla alla maggior parte degli episodi biblici, ma non occupa il ruolo principale, riservato a Gesù.
Queste creature sospese tra l’umano e il divino, tra il bene e il male, non sono nate entro i confini delle religioni monoteiste. Le antiche religioni politeiste pullulano di essere trascendenti, dalle fattezze animali, dotati di ali: draghi, chimere, fenici, rappresentano il lato “angelico” del cosmo, ossia tutte quelle forze che permettono l’Ordine, il susseguirsi del giorno e della notte, la vita e la morte. Il divino per raggiungere l’uomo necessita di questi messaggeri, senza i quali i suoi misteri non potrebbero essere accettati.
Nel corso della storia dell’uomo, l’angelo ha acquisito un ruolo diverso: dalla funzione di teofania ad incarnazione dei principi gerarchici dell’universo, al ruolo di guida assurto nel Medioevo, fino a toccare gli ambiti della filosofia.
Secondo Schelling l’angelo rappresenta quelle capacità dell’uomo che non è ancora in grado di realizzare, mentre altri pensatori lo collocano nell’ambito dell’immaginazione umana, o come espressione di quei desideri che sono presenti dentro di noi. La figura dell’angelo è servita a spiegare l’inspiegabile, ossia ciò che va oltre la comprensibilità umana ma che, comunque, esiste.
Le tradizioni del Lunedì dell’Angelo: in giro per il mondo
Il giorno di Pasquetta rappresenta un momento di unione: in questa occasione si è soliti fare pic-nic a base di cibi (solitamente) freddi e colorati, in onore della Primavera. La pasquetta si festeggia in diverse parti del mondo con usanze e tradizioni molto particolari ed originali.
Tipici sono i giochi con le uova. A Ferentillo (TR) viene fatto un gioco di abilità in cui i due contendenti devono tentare di rompere l’uovo dell’avversario, che invece deve restare intatto, e nasce dalla vecchia tradizione contadina della raccolta delle uova per preparare le tradizionali focacce di Pasqua.
Particolare è il rito della Pasquetta di San Vito, legato ai misteri della fertilità. Infatti, usanza tipica del luogo è oltrepassare la roccia forata per ottenere abbondanza e fertilità. Il Lunedì dell’Angelo questa pratica ha lo scopo di garantire purificazione dal peccato e guarigione dalle malattie fisiche.
La Pasquetta per i napoletani è l’occasione per sfoggiare i fiori all’occhiello dell’arte culinaria campana: dal tortano alla pastiera, fino al famoso casatiello, Napoli è il festival della golosità in questo periodo.
Il Lunedì di Pasqua in Polonia è detto “lunedì bagnato: secondo la tradizione gli uomini inseguono le ragazze cercando di far loro bagni con acqua. In premio c’è un invito a pranzo! Nella giornata di pasquetta il giardino della Casa Bianca ospita la Easter Egg Roll, un evento organizzato dalla famiglia presidenziale per i bambini di Washington che fanno correre delle uova dipinte sul prato con dei cucchiai di legno.
In Repubblica Ceca, il giorno di Pasquetta, le ragazze dipingono le uova da regalare ai ragazzi, e questi in cambio le colpiscono sulle gambe con una frusta di ramoscelli di salice chiamata pomlázka; si dice che questo porti salute e giovinezza.
Dunque ce ne è per tutti i gusti. Buona Pasquetta!
Giovannina Molaro
Bibliografia:
Corbin H., Necessità dell’angelologia, in Paradosso del monoteismo, Mediterranee, 1986
Sitografia: