La Disney porta al cinema un altro film originalissimo, Zootropolis, un’enorme metropoli abitata da animali antropomorfi. Qui gli uomini non sono mai esistiti e i mammiferi, prede e predatori, hanno imparato a convivere civilmente e in armonia superando le differenze e gli istinti primordiali.
Criminalità organizzata, intrighi di potere, questi sono solo una parte dei pericoli che dovrà affrontare la protagonista, Judy Hopps, una coniglietta che lotta per realizzare il suo sogno da bambina, ovvero essere la prima poliziotta “in miniatura” in una società in cui il ruolo delle forze dell’ordine è in mano agli animali più forti (leoni, rinoceronti, tigri, bufali, elefanti, ecc…). Entrare in polizia però risulta molto più facile che venire accettata dai suoi colleghi. Il suo carattere e il suo sudato distintivo sembrano non compensare le sue dimensioni ridotte: i suoi colleghi sono grandi e grossi, il suo capo, il capitano Bogo, è un bisbetico bufalo che le affida la mansione di ausiliario del traffico. La sua vita sembra meno eccitante di quello che si auspicava fino all’incontro con la volpe scapestrata Nick Wilde (secondo gli antichi pregiudizi di suo padre, il suo “nemico naturale”), il “Robin Hood” che le sconvolgerà la vita.
La trama s’infittisce: sparizioni, misteri, casi irrisolti sotto trame ben studiate degne di un adulto poliziesco a misura di bambino. I registi Byron Howard, Rich Moore e Jared Bush (dietro alla regia rispettivamente di Rapunzel, Ralph Spaccatutto e Big Hero 6) sfruttano con intelligenza i temi più attuali di sempre. La favola spiega con delicatezza come nascono i pregiudizi, come la discriminazione e la strumentalizzazione dei media possano minacciare l’utopia di una società ideale (Zootopia è il titolo originale della pellicola) e fa capire l’importanza di permettere gli stessi diritti a tutti.
La storia è in realtà un indovinato pretesto per parlare ai più piccoli di tematiche importanti come il bullismo (vedi il comportamento del capo della polizia), la discriminazione razziale e l’integrazione. Sin dall’idea originale, utilizzare due nemici giurati in natura come protagonisti di un buddy cop movie (i film con protagonisti una coppia di poliziotti), emerge tutta la genialità dei Disney Animation Studios, che rispondono con un poker d’assi al recente e meraviglioso Inside Out, premio Oscar come miglior film d’animazione. La ricchezza di Zootropolis si mostra anche nella sua doppia anima: noir e commedia. Se da un lato le indagini tengono col fiato sospeso, dall’altra sarà impossibile non ridere alle numerose battute e gag di cui Zootropolis è impreziosito. Una su tutte quella in cui i bradipi sono stati immaginati come perfette riproduzioni dei dipendenti pubblici di una motorizzazione civile, con esiti a dir poco esilaranti.
Gli autori hanno visibilmente studiato ogni dettaglio. Ogni animale metafora del mondo umano trova il suo posto nella gerarchia sociale, il leone è sindaco, i criceti sono ordinatissimi impiegati, i topi fanno i muratori, le gazelle le pop star e così via… davvero esilarante. La città è una sapiente fusione di monumenti di tutto il mondo (ci hanno svelato i registi in visita a Roma per la promozione del film). Se in Big Hero 6, la città di San Fransokyo era una commistione facile da riconoscere, a Zootropolis ci sono monumenti che ricordano Parigi, Firenze, Tokyo, Shangai, New York, il Bronx e una miriade di altre combinazioni da scoprire. Divisa in quartieri che mantengono intatto l’ambiente naturale di ciascuna specie (ghiacci, deserto, foresta pluviale, ecc) è un ricchissimo ecosistema che evidenzia le diversità e incoraggia la convivenza tra razze differenti. Un mondo in cui tutti vorrebbero vivere, anche se utopico, un mondo più realistico che mai, innanzitutto per le innovative tecniche sviluppate appositamente per Zootropolis, che riescono a far percepire allo spettatore la folata di vento tra le foglie o sul pelo degli animali, reso ancora più dettagliato e “consistente al tatto“ grazie a un incredibile studio sull’illuminazione.
La colonna sonora di Michael Giacchino in collaborazione con Shakira, (in pelo e pailettes nei panni della diva Gazelle) è un mix di pop culture che prende in prestito note da Elvis Presley, è già in classifica con Try Everything, un brano che potrebbe doppiare il successo di Let it Go. Unico difetto che si potrebbe trovare alla pellicola è il finale troppo frettoloso, in cui la spiegazione del mistero (e la morale, ovvero che nessuno nasce cattivo ma sceglie di diventarlo) viene servita con un colpo di scena un po’ scontato, pecca questa più che perdonabile all’interno di un quadro così variegato e intrigante. Consigliato a chi è in cerca di un film d’animazione fuori dai canoni, un thriller alla portata di tutti forse il primo che molti bambini vedranno, condito di amicizie improbabili e valori sociali, raro nella sua categoria.
Silvia Di Maio