La furia della Seconda Guerra Mondiale è stata atroce. Essa si è abbattuta su uomini e cose in modo inesorabile. I bombardamenti su Napoli cominciarono dapprima in modo strategico nel 1940 colpendo porto, ferrovia e ogni elemento utile alla comunicazione esterna; in seguito si aprì il fuoco sistematicamente su tutto e tutti per obbligare la città partenopea ad uscire dal conflitto.
I danni calcolati all’indomani della Liberazione furono enormi e la Soprintendenza bandì numerosi concorsi a favore dell’opera complessa di ricostruzione. La domanda è: si può risorgere come una fenice dalle macerie e ricostruire i frammenti? Ebbene sì. Si tratta di un momento storico difficile ed intenso in cui si distinsero architetti e storici dell’arte per impegno e per la pazienza certosina con cui cercarono di ricostruire il tessuto connettivo di Napoli.
Cona dei Lani: la storia
La chiesa di Sant’Eligio Maggiore, cuore del borgo degli orefici, fu anch’essa bersaglio dei bombardamenti del 1943 e in occasione dei restauri degli anni ’60 e ’70 fu riportata alla luce la straordinaria Cona dei Lani.
Si tratta di un monumentale polittico in terracotta proveniente dalla Cappella dei Lani (dal latino- macellai) che fu dedicata dalla corporazione dei macellai, facoltosi e potenti fin dal XIV secolo, a San Ciriaco.
Grande fu l’entusiasmo al momento della scoperta. Dagli studi topografici realizzati sulla chiesa, si è compreso che la cappella si affacciava sulla navata centrale ed era incastonata tra l’abside e l’altare maggiore. Della Cona parla Summonte nel 1524 nella preziosa lettera che scrive a Marcantonio Michiel in cui si attesta: «In la ecclesia di Santo Eligio, un gran lavoro pulire di plastice, nella cappella dei Lanii, di mano di maestro Dominico napolitano, persona ingegnosissima». Tuttavia ci sono ancora delle incertezze.
Il numero totale dei pezzi recuperati è di 1072 e furono trasferiti negli ambienti della Soprintendenza ai Monumenti ed il lavoro di ricostruzione, rallentato più volte per l’erogazione di fondi non sempre rapida, permise di ricostruire il 30% del polittico.
Il recupero
Fu complesso il recupero e anche il luogo di rinvenimento ma dopo tanti studi si riuscì a elaborare un iter iconografico sufficientemente comprensibile. La Cona è costituita da sei figure di Sibille, il profeta Davide con la lira in braccio, il Coro degli Angeli e l’immagine del Redentore.
La Cona dei Lani fu smontata a partire dal 1776 e non oltre questa data, sostituita da un dipinto di Fischetti raffigurante la Natività del Signore. Perché? Per l’abbellimento della chiesa che, dalle fonti, versava in uno stato deplorevole. Spesso la letteratura parla di questi ammodernamenti che ebbero ovviamente delle ripercussioni sugli allestimenti liturgici; nel caso della Cona essa fu interrata. Dove non si sa, probabilmente per tutelarla. Tutto ciò che era stato danneggiato dal tempo doveva essere nascosto sotto il pavimento della chiesa.
Il paradosso è questo: se non fosse stato per i bombardamenti del conflitto mondiale si sarebbe scoperto questo tesoro più tardi…con amarezza,dunque, si può constatare che non tutti i mali vengono per nuocere. Può bastare? Non sta a noi dirlo ma certamente questi eventi hanno permesso di affinare tecniche e occhio scientifico degli storici dell’arte di tutto il mondo.
Serena Raimondi