Il contrario di uno: il racconto di una vita
“ Due non è il doppio ma il contrario di uno, della sua solitudine.”
Il contrario di uno è una raccolta di ricordi, di immagini e sensazioni. Non si tratta di un romanzo lineare e scontato, ma di una raccolta di diciotto racconti volti a svelare l’intensità e il valore della vita, un processo lungo e tortuoso, tra sangue e sofferenze, tra amori sperati e decisioni difficili. Il contrario di uno inconsapevolmente ( o forse no) riprende una tematica fondamentale dell’opera pasoliniana: lo sdoppiamento. Lo sdoppiamento si trova costantemente a duellare con la singolarità dell’essere. Una vita non è mai sinonimo di singolarità, l’io soggettivo avrà sempre da dialogare con l’io oggettivo. Un libro è scritto per essere letto, non potrà mai essere generato da un atto prettamente egoista e individuale, il lettore è l’altro, il lettore potrà anche coincidere con lo scrittore, ma sarà sempre l’altro. De Luca si racconta e lo fa attraverso i protagonisti dei vari racconti, probabili alter ego dell’autore, ed è così che emergono i ricordi: il ricordo della vita vivace e fresca, il ricordo della guerra, della sofferenza e della fuga. L’evasione dalla sua Napoli alla giovane età di diciotto anni, evasione che lo porterà a Roma, città viva e pronta ad offrirgli una tela vergine su cui dipingere una nuova vita. Al tempo stesso Roma sarà anche il luogo di un amore passato, di una donna conosciuta in estate e quindi ricerca e speranza.
“I baci non sono anticipo d’altre tenerezze, sono il punto più alto. Dalla loro sommità si può scendere nelle braccia, nella spinta dei fianchi, ma è trascinamento, solo i baci sono buoni come le guance del pesce. Noi due avevamo l’esca sulle labbra, abboccavamo insieme.”
Diciotto racconti
La struttura inusuale del contrario di uno è assolutamente pertinente alla tematica trattata da De Luca: la vita. La vita è un continuo stravolgimento di canoni e certezze, la sua struttura oscilla tra la concretezza e il sogno. L’autore in questa breve raccolta di centoquindici pagine racconta e si racconta. L’incipit della raccolta è una splendida poesia dedicata alla madre; oltre ad essere una poesia di rara bellezza è anche il concretizzarsi di una tematica forte come quella della vita. La madre è simbolo, è crescita, nascita e poi di nuovo crescita. Per raccontare dell’esistenza è necessario partire da un discorso primigenio, la vita che genera vita, qualcosa che esiste ma che si dà per scontata.
“ Da te ho preso le voci del mio luogo, le canzoni, le ingiurie, gli scongiuri, da te ho ascoltato il primo libro dietro la febbre scarlattina.”
Dall’incipit in poi andranno a susseguirsi racconti brevi ma intensi, racconti di guerra, di fughe, di dolore, di amore e di viaggi. Il viaggio è di certo un topic importantissimo nell’opera di De Luca, il continuo cambiamento di se stesso e delle proprie emozioni coincide anche con i luoghi che vive; i luoghi che è costretto a lasciare, quelli che rimpiangerà e quelli che quasi sembreranno dargli stabilità. Il tutto è accompagnato da una stile minimalista, crudo e appassionato. L’autore non vaneggia ne lascia che le parole ruotino in circolo, no, la penna di Erri De Luca disegna punti e virgole, è concisa e diretta. Non si avrà mai l’impressione di dover attendere qualcosa che poi arriverà, ogni cosa è già scritta e pronta ad essere svelata.
Erri De Luca
“ Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle.”
Enrico De Luca nasce a Napoli il 20 maggio del 1950. La sua vita è un continuo cambiamento, vive ed ha vissuto tanto. In giovane età si è dedicato ai mestieri manuali, in Italia e all’estero, fu operaio, muratore e camionista. Fu operaio in fabbrica, muratore a Napoli e in Francia e volontario in Tanzania ove contrasse la malaria. Studiò da autodidatta diverse lingue, con lo scopo di tradurre i testi in modo che fossero vicini all’originale, che venisse reso il senso di ogni parola in modo concreto e congruente. Il suo primo romanzo fu “ Non ora, non qui”; un romanzo ricco ed importante che andava a rievocare la sua infanzia nel napoletano. Fece anche parte della giuria del festival di Cannes; nel frattempo il suo successo come scrittore diveniva sempre più grande fino ad essere giudicato dal critico letterario del Corriere della Sera, De Rienzo, “scrittore d’Italia del decennio”. Si è dedicato tanto al sociale e alle tematiche dell’emigrazione. Negli ultimi tempi, per alcune frasi rilasciate in un’intervista contro i cantieri della TAV è stato rinviato a giudizio per istigazione a delinquere. In molti si sono impegnati a suo favore, ritenendo corrette le sue affermazioni sul diritto alla libertà di parola e ritenendolo, ovviamente, incolpevole; il 19 Ottobre del 2015 è stato assolto.
“ Non è una vittoria, è stata impedita una ingiustizia, quest’aula è un avamposto sul prossimo presente. Di questo processo mi rimane la grande solidarietà delle persone che mi hanno sostenuto.”
Viviana Gaudino