L’immunoterapia oncologica rappresenta oggi uno dei punti di svolta su cui si basano terapia e ricerca sul cancro.
Dopo chemioterapia, radioterapia e chirurgia, l’immunoterapia oncologica, pur essendo un settore di ricerca ancora parzialmente acerbo, inizia a dare i suoi frutti. Il melanoma metastatico, una tipologia di cancro del melanocita, molto aggressiva e purtroppo anche abbastanza comune, ha permesso nel 2011 l’approvazione da parte della FDA (l’ente americano che vigila sui farmaci) del primo trattamento immunoterapico contro questa neoplasia.
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Immunoterapia farmacologica
I trattamenti sviluppati recentemente, hanno portato alla scoperta di alcuni farmaci, detti appunto immuno-oncologici, che fanno in modo che le cellule tumorali vengano attaccate direttamente dal sistema immunitario, il quale ha il compito di distruggere tutto ciò, con le dovute eccezioni, (si rimanda al trattato di immunologia Abbas per la tolleranza immunitaria e il sistema del complemento) che presenti un antigene, cioè una sostanza riconosciuta dal sistema immunitario come non-self, ovvero estranea all’organismo, tra cui, appunto, le cellule tumorali.
A cosa serve dunque l’immunoterapia, se il nostro sistema immunitario è già programmato per riconoscere e distruggere le cellule tumorali?
Il problema principale sta nel fatto che non sempre queste cellule vengono riconosciute come potenzialmente dannose dal sistema immunitario, pur presentando antigeni.
È però importante ribadire che il nostro sistema immunitario ha tutti gli strumenti per combattere da solo una neoplasia, grazie ad alcune cellule linfocitarie di grandi dimensioni, chiamate linfociti Natural-Killer che si occupano proprio del riconoscimento delle cellule tumorali, della secrezione di citochine, come l’interferone gamma, che attivano i macrofagi, cellule in grado di fagocitare (inglobare dentro di sé) particelle esterne e microrganismi, e di distruggerle.
L’immunoterapia amplia quindi l’azione del sistema immunitario, stimolandolo a lavorare di più e più intelligentemente per attaccare le cellule del cancro.
“Grazie a questo trattamento, complementare ad altre terapie, il venti per cento dei pazienti raggiunge una cronicizzazione della malattia, cioè le metastasi non progrediscono più” afferma Paolo Ascierto, direttore della UOC Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale dei tumori Pascale di Napoli.
Immunoterapia: ci sono effetti collaterali?
È ormai frequente riscontrare nelle altre terapie contro il cancro, in particolar modo nella chemioterapia, numerosi effetti collaterali, primo fra tutti, un abbassamento graduale delle difese immunitarie.
Gli effetti indesiderati dell’immunoterapia sono pochi, e tutti sicuramente curabili.
“L’eventuale tossicità nasce da un’iperattività del sistema immunitario e si può neutralizzare con il cortisone”, continua Ascierto. “Quando si riduce un tumore dell’ottanta per cento tramite chemio o farmaci a bersaglio molecolare è probabile che non si riesca ad andare oltre perché le terapie non fanno più effetto avendo già eliminato quelle mutazioni cellulari contro cui sono state impiegate” spiega Paolo Marchetti, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Ospedale Sant’Andrea di Roma.
Meccanismi molecolari dell’immunoterapia
Le molecole alla base dei farmaci impiegati nell’immunoterapia bloccano selettivamente il PD-1 (Programmed-Death-1, cioè un recettore immuno-inibitore espresso dai linfociti attivati. Sia il recettore che il ligando possono essere bloccati con specifici anticorpi. In questo modo permettono di ripristinare la capacità del sistema immunitario di riconoscere e colpire le cellule tumorali.
Immunoterapia e carcinoma polmonare
“Negli ultimi dieci anni non ci sono stati progressi per il carcinoma a cellule squamose. Quasi il sessanta per cento dei soggetti è candidabile al trattamento con immunoterapia: in quelli che hanno già fatto la chemio ma il tumore continua a progredire i farmaci immunoterapici estendono la sopravvivenza in modo significativo” dichiara Giorgio Vittorio Scagliotti, Direttore del Dipartimento di Oncologia, Università degli Studi di Torino.
Nel carcinoma polmonare i farmaci riconoscono le cellule nel micro-ambiente in cui si trova il tumore e permettono al sistema immunitario di combattere quelle cancerose.
Christian Nardelli