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Valentina De Poli, 47 anni, è la direttrice di Topolino dal 2007.
Ha iniziato la sua carriera in Disney nel 1987, è stata direttrice di W.I.T.C.H., dal primo numero fino al 2007, e negli anni ’90 anche membro del PK Team, la squadra dietro la redazione di PK, saga di cui quest’anno ricorre il ventennale. L’abbiamo intervistata al Comicon di Napoli ed ecco cosa ci ha raccontato.
Quest’anno si celebrano i 20 anni dall’uscita di PK nelle edicole. Tu allora eri uno dei membri del PK team e curavi la parte redazionale. Cosa ha significato per te quell’esperienza?
Tutto quello che mi è successo professionalmente fra la fine degli anni ’80 e la fine degli anni ’90 mi è accaduto in maniera inconsapevole. Lavoravo senza fermarmi, anche il sabato o la domenica e mi sembrava la cosa più naturale del mondo. Mi divertivo tantissimo e conoscevo continuamente persone che mi sembravano strane ma geniali, cosa che mi succede ancora oggi. Gli autori hanno una ricchezza e una capacità di interessarti con tantissimi argomenti, visto che non si concentrano solo sul fumetto ma vivono influenze delle più diverse; inoltre sono sempre in attività, quindi il loro è un mondo molto affascinante. Io mi trovavo lì in mezzo, imparavo da tutto e da tutti e nel PK Team cercavo di dare il mio contributo, che all’epoca era quello che potevo dare per la mia età, cioè cercare un linguaggio più diretto per comunicare coi pkers, anche “maltrattandoli” un po’, cercando un tono per comunicare attraverso il giornale che fosse di supporto alle storie.
Quel che facevo nel PK Team mi divertiva tantissimo ed ha costituito un pezzo importante della mia formazione professionale di cui ho fatto tesoro. Mi ha anche dato coraggio nei momenti in cui mi sono ritrovata di fronte a scelte difficile; ricordarmi di quel periodo e delle grandi cose che ho contribuito a fare, anche se in piccola parte, mi infonde sicurezza.
In sostanza, PK per me significa sapere di esserci stata in un evento che ha segnato un’epoca del mondo del fumetto.
Come funziona il lavoro intorno alle nuove storie di PK? Esiste una sorta di coordinamento creativo, un “nuovo PK Team”, oppure è lasciato tutto alla libertà degli autori?
Ci sarebbe piaciuto provare a dar vita ad un nuovo PK Team, ma rispetto a vent’anni fa sono subentrati elementi nuovi. Innanzitutto ci siamo tutti “impigriti” grazie, o per colpa, della tecnologia poiché mentre una volta era indispensabile incontrarsi fisicamente oggi con Facebook e soprattutto Whatsapp non è più così fondamentale. Gli autori poi non lavorano in redazione, lì ci sono gli editor, i giornalisti che costruiscono il giornale, mentre sceneggiatori, disegnatori e coloristi sono tutti liberi professionisti che lavorano nelle proprie case o nei propri studi, per cui incontrarci tutti insieme nella stessa sede è complicato, quindi non esiste quasi più quella consuetudine. Poi gli stessi autori sono talmente abili e precisi nel loro lavoro che a volte superano la discussione e arrivano con proposte già complete nelle quali difficilmente si può mettere le mani. Adesso comunque la redazione, gestita da Davide Catenacci e Stefano Petruccelli, svolge un ruolo di coordinamento dove si cerca di far passare le informazioni più essenziali tra i vari autori; ad esempio se nelle storie di Artibani accade qualcosa di cui Sisti deve tener conto quando scrive è fondamentale comunicarglielo.
Non è facile, anche perché sono storie molto complesse e sofisticate, per cui stiamo ancora trovando un equilibrio e ne discuteremo tutti insieme per cercare di formare, se non un PK Team come quello di allora, comunque un gruppo simile, un “semi-PK team”.
Poi alcuni limiti sono anche dati dalla collocazione di PK. Il fatto di lavorare per Topolino ci limita un po’ in quanto PK è all’interno di un sistema editoriale molto complicato, quindi l’attenzione che ci si può dedicare non è certo pari a quella che potrebbe ricevere su un albo a parte.
Quindi PK rimarrà su Topolino?
Sì perché Topolino ne ha giovato, e questa era parte della nostra sfida. A livello di appassionati, di lettori, di vendite ho avuto modo di capire che non è stato rifiutato, preso come una cosa extra, un invasore. Anzi, è stato accolto benissimo. Poi adesso i tempi non sono maturi per farlo uscire dal nostro settimanale, che è comunque una sicurezza.
Durante la sua direzione il giornale ha ampliato visibilmente il target rivolgendosi di più e meglio anche al pubblico dai 18 anni in su. Come mai?
In realtà non è dovuto tanto alla mia direzione, era un processo già iniziato quando ho iniziato a ricoprire il mio ruolo. Ho avuto accesso alle ricerche di marketing e quello che mi ha colpito è che Topolino è un giornale che viene realizzato con un occhio sul core target, che sono bambini e ragazzi principalmente dagli 8 agli 11 anni, ma alla fine i 2/3 dei lettori sono over 18.
Topolino quindi io lo definisco un giornale per famiglie, spesso portato a casa da un adulto, anche perché i ragazzini non vanno neanche più in edicola, quindi per forza di cose non si può non pensare anche al lettore più adulto e si deve trovare un giusto equilibro. Quindi è il non scontentare nessuno la sfida che ci troviamo ad affrontare ogni settimana con la redazione. Non è facile, ma abbiamo le nostre storie a fumetti e, come dice Tito Faraci, non esistono storie per bambini ma belle storie che poi piacciono anche ai bambini. Una bella storia Disney è adatta a tutti, quindi non bisogna cadere nell’equivoco di semplificare le storie per avvicinarsi al target dei bambini, perché è anche un po’ come sottovalutarli. E poi il mondo dei fumetti Disney è complesso, perché semplificare? Va esplorato in profondità, piuttosto, per creare cose sempre più belle.
Topolino e la redazione Disney sono diventati ultimamente anche molto attivi sui social networks. Che risultati state ottenendo?
Sui social networks all’inizio ci siamo mossi timidamente, data anche la giovanissima età del nostro target di riferimento. Quando poi abbiamo aperto la pagina Facebook Topolino Magazine si è creato da solo un target di lettori che non pensavamo quasi di avere, ovvero i giovani dai 18 ai 30 anni. Quindi i social ci servono per essere vicini a questo target specifico di lettori di Topolino.
Adesso, dunque, abbiamo il sito, che è per i bambini, una vetrina dei contenuti fatta apposta per loro, ed i social che sono appunto per i lettori un po’ più grandi. In questo senso dunque ci sono stati d’aiuto.
Esistono vari siti e pagine Facebook che condividono singole vignette o anche storie intere. Cosa ne pensa di questa diffusione?
Non posso dire che sia contenta, perché penso ci debba essere comunque un rispetto del lavoro degli autori. E’ un bene che la rete possa aiutare a raggiungere più pubblico sempre più vasto, ma bisogna che ci siano delle regole. Se però può servire va bene, teoricamente bisognerebbe trovare una regola anche in questo ma è difficile, non si possono mettere delle regole a un mondo come quello di Internet. Nei confronti di qualcosa di realmente esagerato, come pubblicare storie appena uscite o che comunque si trovano in edicola, poi però magari saremmo costretti a prendere provvedimenti. Sulla condivisione poi quando è positiva e non è una polemica un po’ gratuita i social comunque aiutano e possono fare solo del bene. Ma cerco comunque di non entrare troppo perché si rischia poi di appare “cattivi”.
L’ospite speciale del Comicon di quest’anno è stato Don Rosa. Cosa ne pensa di lui?
È un personaggio particolare. Sicuramente merita rispetto poiché credo di non aver mai visto in tutta la mia vita un autore, a qualsiasi livello, con la capacità di richiamare così tanti fan per un’unica fiera. Le file si contavano dalle 9 del mattino fino alle 8 di sera, quindi ho un grandissimo rispetto per lui.
Anche se, e l’ho sempre detto, per me lui è più un grandissimo narratore, un grande romanziere, ha fatto una cosa straordinaria come la Saga, però il suo non è il mio Paperone. Io sono cresciuta con le storie di Topolino quindi per me la Saga è come se fosse un bellissimo romanzo a fumetti, ma slegato dalla mia visione personale Disney. Comunque lui vent’anni fa è stato capace di toccare delle corde emotive forti nei lettori, i quali si aspettavano di scoprire certe cose che non sapevano su questi personaggi così amati e che lui ha raccontato in maniera emotivamente forte.
Alla fine credo che lui fosse contento di com’è andata al Comicon e mi pare che ci sia stato un record di presenze superando anche i Paesi nordici che in genere sono quelli che gli danno più soddisfazione [circostanza confermata dall’organizzazione del Comicon N.d.A.].
Tra l’altro noi siamo stati anche molto contenti di avere inaugurato la nuova collana Tesori International con il suo nome.
Quali sono i prossimi progetti in uscita su Topolino?
Vi annuncio in anteprima assoluta che ci aspetta innanzitutto un sequel di Star Top di Bruno Enna in estate e tra poco uscirà un bellissimo numero, in occasione della settimana del Salone del Libro di Torino, che sarà interamente dedicato alla letteratura a fumetti. Proporremo l’omaggio a fumetti al Don Chisciotte realizzato da Vitaliano e Sciarrone, quello ai Racconti di Edgar Allan Poe fatto da Riccardo Secchi e Libero Ermetti, contributi decisamente semi-seri di Sio e Faraci dedicati alla letteratura, e -udite, udite!- un ritorno di Giorgio Cavazzano con una storia, scritta dal giovane Giorgio Fontana, di ispirazione “proustiana” dal titolo “Zapotec e Marlin alla ricerca del tempo perduto”.
Tutto questo in un unico numero, quello dell’11 maggio, che sarà veramente speciale e ribadirà, semmai ce ne fosse bisogno, che il fumetto Disney ha ancora veramente moltissimo da dire.
Giacomo Sannino