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Era il febbraio 2015 quando Francesco Artibani, uno dei protagonisti della rinascita di PK, annunciò in un’intervista al nostro giornale il crossover fra PK e DoubleDuck.
Doubleduck è una saga iniziata nel 2008 e che vede come protagonista Paperino nei panni di un agente segreto e che rivisita in chiave più adulta il genere spy-story, già affontato in passato nelle storie della P.I.A. Essa si unisce quindi con la celebre saga fantascientifica di PK che proprio quest’anno celebra i 20 anni dalla sua prima uscita nelle edicole.
Numerosi indizi di un collegamento fra le due saghe sono stati lasciati da Artibani, e in misura minore anche da altri autori, nelle varie storie di Doubleduck uscite su Topolino, ma solo adesso, con questa storia uscita proprio in occasione della celebrazione dei 20 anni di PK, verranno saldate insieme.
La storia, intitolata TimeCrime e scritta da Artibani, disegnata da Paolo Mottura e colorata da Max Monteduro, è divisa in due parti, di cui la prima uscirà in edicola mercoledì 27 aprile, ed è stata presentata in anteprima al Comicon di Napoli dove abbiamo avuto occasione di leggerla.
A primo impatto la sceneggiatura Artibani non ha affatto deluso le alte aspettative che si erano create tra i fan, rivelandosi sempre una garanzia di qualità.
La prima parte di TimeCrime fonde alla perfezione i due universi narrativi ricomponendo pian piano i pezzi del puzzle utilizzando trovate narrative magari non del tutto nuove, soprattutto ai lettori più affezionati, ma che funzionano benissimo rivelandosi nulla affatto scontate. Nella storia, collocata temporalmente in modo preciso dopo Il Raggio Nero, l’ultima storia pikappica sempre firmata da Artibani, sono inseriti vecchi personaggi di entrambe le saghe unite a personaggi nuovi, e il quadro creato per comporre insieme le saghe non solo risulta pienamente credibile, ma fa sì anche che la trama risulti scorrevole e perfettamente comprensibile non solo per chi non ha mai letto entrambe le saghe ma anche per chi ha seguito soltanto Doubleduck o PK e conosce poco o nulla l’altra. Inoltre la visione sincretica dell’universo Disney artibaniano si rivela in vari riferimenti, sempre piacevoli e mai banali, all’universo “tradizionale” della famiglia dei paperi.
Dal punto di vista grafico la matita elegante di Mottura è una novità all’interno del ritorno di PK dopo i tratti dinamici di Pastrovicchio e Sciarrone.
Il suo caratteristico tratto si adegua perfettamente alle atmosfere urbane di una Paperopoli raffigurata a metà fra le ambientazioni cittadine in stile retrò e quelle futuristiche che caratterizzano PK, ed è da notare una piacevolissima citazione grafica che non sfuggirà ai fan delle storie di Carl Barks. Lo stile di Mottura è, appunto, meno dinamico rispetto a quelli di Pastrovicchio e Sciarrone, differenza che si nota soprattutto nelle scene d’azione, tuttavia la sua cura quasi maniacale dei dettagli rende ogni vignetta come se fosse un’illustrazione a sé, da ammirare e rimirare.
Altra menzione d’onore va fatta a Max Monteduro ai colori, fino ad oggi l’unica presenza fissa in tutte le storie della nuova serie di PK.
Sorprende come riesca ad adeguarsi sempre più che perfettamente ai tratti dei vari disegnatori susseguitisi. Qui, a differenza della colorazione iper-cinetica che ha caratterizzato le storie precedenti, vira più su toni scuri e più freddi che si sposano alla perfezione con le matite di Mottura e che rendono un’atmosfera più cupa delle storie precedenti. Da notare anche il taglio delle luci che caratterizzano certe scene, degno dei migliori direttori della fotografia cinematografici.
In conclusione, la prima parte della storia per noi supera persino le migliori aspettative, considerato anche il “terreno scivolosissimo” dei crossover, promuovendo appieno il team Artibani-Mottura-Monteduro.
Adesso siamo in attesa frenetica della seconda parte, ma sappiamo benissimo che possiamo aver fiducia.
Giacomo Sannino