Shushàn un fiore attraverso i millenni

Shushàn o shoshàn/shoshannà è un termine dell’ebraico biblico che significa giglio. L’etimo di questo lemma è antichissimo ed ha attraversato i millenni. Shushàn è giunto fino a noi nella forma del nome proprio Susanna, celebre protagonista di una narrazione biblica a carattere favolistico scritta in greco e perciò esclusa dal canone ebraico della Bibbia, ma non da quello cristiano.

shushàn
Lilium Candidum, nella Bibbia Shushàn in Os14,6 Ct2,1.16; 4,5; 5,13; 6,2; 7,3; Sir 50,8

Shushàn dall’antico Egitto fino a noi

J. Feliks tentò di evitare un’etimologia esterna alla lingua ebraico biblico ipotizzando che Shushàn derivasse dall’ebraico šš e cioè 6, poiché i gigli sono muniti di 6 sepali. In realtà questa spiegazione è riduttiva, già nell’accadico, lingua semitica orientale cuneiforme attestata già nel 2500 a. C., troviamo šišnu o šišanu, che però sembrava indicasse una sorta di giunco.

Shushàn come giglio, deriva dall’antico egizio sšn, divenuto poi šošen in copto, souson in greco, šušanā in neo-siriaco, shushàn in ebraico e sausan/sūsan in arabo[1].

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Shùshàn come Nymphaea Lotus

Naturalmente è impossibile pretendere una nomenclatura botanica rigorosa da dei vocaboli antichi, che spesso indicavano più specie vegetali simili fra loro. In ogni caso si può dire con sufficiente sicurezza che nella Bibbia shushàn indichi il giglio comune, quello noto come Lilium Candidum, anche se a volte si riferisce anche al Nymphaea Lotus.

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La storia di Susanna nel libro biblico di Daniele, qui viene insidiata da due anziani giudici malvagi che minacciano di accusarla pubblicamente affermando il falso e condannarla a morte, se essa non avesse voluto concedersi a loro, Susanna si rifiuta di peccare con loro preferendo la morte: la storia ha un lieto fine perchè l’intrigo dei giudici malvagi verrà scoperto prima dell’esecuzione della ragazza. La Bibbia Greca o dei LXX, contiene questa storia in un libro a sé, il libro di Susanna, e la mantiene distinta dal libro di Daniele. Invece nel Canone cristiano, il libro di Daniele è trilingue: ebraico ed aramaico fino al capitolo 12, greco per gli ultimi due.

Una problema filologico tutt’ora irrisolto è invece il significato di Shushàn quando compare nei titoli dei Salmi, le soluzioni sono molteplici e solamente l’ultima, la quarta ha poca credibilità.

1) Shushàn: come un’indicazione musicale del tono di esecuzione del salmo.

2) Shushàn: come fiori offerti nella liturgia del tempio

3) Shushàn: all’inizio del salmo nel titolo, indicherebbe che il salmo era originariamente una canto d’amore.

4) Shushàn: secondo l’ipotesi meno accreditata indicherebbe uno strumento musicale a 6 corde che il titolo del salmo prescriveva di utilizzare.

Christian Sabbatini

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Bibliografia

L. Koehler-W. Baumgartner, The Hebrew and Aramaic Lexicon of the Old Testament, Brill, Boston 2001, 1454s.

[1] Alterno la traslitterazione del suono Sh di sciame con la sh o con la š per motivi editoriali.