Uno degli aspetti più interessanti ed affascinanti dell’arte contemporanea riguarda la scelta dello spazio espositivo. Infatti molte opere sono pensate dagli artisti per lasciare le sale di musei e gallerie e sconfinare nello spazio urbano, nelle piazze, nelle stazioni della metropolitana ed altri luoghi della vita associata, i cosiddetti non-luoghi. In tal modo si raggiungono obiettivi importanti come la riqualificazione di zone e quartieri degradati della città, ma soprattutto si stabilisce un dialogo diretto con un pubblico il più vario possibile per età, livello di istruzione ed interessi, il quale in certi casi è anche chiamato ad intervenire personalmente per completare l’opera dell’artista e ciò contribuisce a farlo sentire parte integrante di un progetto.
È proprio questo sconfinamento il motore di Progetto Città Ideale, promosso da Mirko Canesi, Fiorella Fontana e Stefano Serusi e sostenuto da Enel Energia, che organizza a Milano una serie di esposizioni d’arte contemporanea per promuovere le più recenti ricerche in questo campo. Ciò che è insolito è lo spazio destinato ad ospitarle: si tratta dell’Edicola Radetzky, edicola storica risalente agli inizi del secolo scorso che si trova nel quartiere dei Navigli, sulla riva della Darsena. Essa ha una struttura in ferro e in vetro sormontata da un esotico tetto a pagoda e terminante in una guglia, tipico esempio dello stile liberty maturato nei decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento. Grazie ad un recente restauro è stata riportata in vita perdendo la sua funzione originaria e diventando una vera e propria vetrina per l’arte, un minuscolo ed autonomo contenitore museale immerso completamente nel flusso della vita urbana, che abbatte qualsiasi barriera, materiale e immateriale, permettendo a chiunque sia di passaggio di sbirciarne oltre il vetro il contenuto senza che abbia programmato nessuna visita culturale e senza dover pagare nessun biglietto d’ingresso. Si realizza così quel colloquio proficuo e stimolante con il pubblico di cui si è detto sopra, garantendo agli artisti di oggi possibilità concrete di sperimentazione.
Edicola Radetzky: Daniele Carpi, ‘L’imperatore era un vecchio’
Fino al 26 Maggio 2016 l’edicola ospita l’installazione dal titolo ‘L’imperatore era un vecchio’ dell’artista Daniele Carpi.
Il sovrano in questione è Francesco Giuseppe d’Asburgo e il suo busto viene gradualmente ricoperto e irrimediabilmente alterato nell’aspetto da una vegetazione rigogliosa che trova in questo piccolo spazio, come in una serra, un microclima che ne favorisce lo sviluppo. Dunque l’opera è una riflessione visiva, lucida e disincantata, sulla transitorietà del potere politico legato a particolari contingenze storiche, sui cicli vitali e biologici degli organismi viventi, ma anche dei fenomeni culturali, politici e sociali.
Al centro delle ricerche artistiche di Carpi c’è l’uomo, sempre visto nel suo rapporto con l’ambiente circostante che ne condiziona i modi di pensare, le scelte, le azioni, le aspirazioni, giungendo addirittura ad una compenetrazione tra dimensione interiore e mondo esterno con conseguente perdita d’identità da parte dell’individuo, specialmente nelle opere dell’artista dedicate alla figura del brigante e del bandito. Quest’analisi giunge a maturazione ne ‘L’imperatore era un vecchio’, in cui l’uomo è completamente dominato da una natura che fa il suo regolare corso e lo modifica. Eppure l’artista non rinuncia al punto di vista diametralmente opposto: nell’opera ‘Nomos’ l’uomo ha la testa concepita plasticamente come un incastro di solidi geometrici, i quali esprimono la razionalità, le norme matematiche attraverso le quali egli riesce ad intervenire sul territorio e sulla natura per piegarli alle esigenze della vita civile, cambiando il proprio status da dominato a dominatore.
Dopo quella di Carpi, l’Edicola Radetzky accoglierà altre installazioni site specific di Vincenzo Simone, Giovanni De Francesco, Jacopo Candotti, Devis Venturelli. Inoltre ogni artista ha l’occasione di esporre contemporaneamente anche un’altra opera presso il Punto Enel in via Brodetto, creando rimandi reciproci tra i due lavori.
Emanuela Ingenito