Sebbene tornando a guardare “Wimbledon” (Richard Loncraine – 2004) – un film sciocchino che fece impazzire molte adolescenti per la bella presenza di Paul Bettany nel fiore degli anni – ci si potrebbe ritrovare a riconoscere con stupore James McAvoy nel fratello rompiscatole del tennista protagonista, è più probabile che il primo ricordo che avete dell’attore appena citato sia legato a “Le cronache di Narnia – Il leone, la strega e l’armadio” (Andrew Adamson – 2005). James McAvoy infatti, alla tenera età di venticinque anni, interpretava il Signor Tumnus, il fauno amico di Lucy Pevensie.
Da allora, sono passati più di dieci anni…
James McAvoy nei ruoli romantici
James McAvoy ha due requisiti fondamentali: ha gli occhioni chiari ed è nato in Scozia. Ora, essere carino ed esercitare il mestiere dell’attore nel Regno Unito obbliga a passare per alcune tappe fondamentali, tra cui i film romantici.
“Penelope” (Mark Palansky – 2006) fu un altro classico dei primi anni 2000, una favola contemporanea con incantesimo, bacio di vero amore, e un tocco di femminismo nel finale, a beneficio delle nuove generazioni. James McAvoy era Johnny, un cattivo ragazzo squattrinato che, una volta innamoratosi della bella sotto maleficio, Penelope, scopre in se stesso un cuore buono.
Divampati gli animi delle ragazzine più grandi, ecco per James un’altra parte da birichino ravveduto grazie all’amore: in “Becoming Jane” (Julian Jarrold – 2007) ha il ruolo di Thomas Lefroy, disinibito e affascinante avvocato. Questo film è diretto alle austeniane incallite: il personaggio di James ha il fascino dell’uomo proveniente dalla città – caratteristica intrigante, com’è noto a tutte le avvezze a quei romanzi – che lì conduceva una vita dissoluta e che qui, in campagna, è costretto a divertirsi come può. Per il finale sono previsti fazzoletti e lacrime. La coppia di protagonisti, Anne Hathaway e James McAvoy, è un concentrato di bellezza, di occhi grandi e malinconici e di corteggiamento velato.
James McAvoy nei film brutti
Nel 2008 James McAvoy prende una decisione incomprensibile per la maggior parte degli amanti del cinema britannico: partecipa a “Wanted” (Timur Bekmambetov). Passare dal mondo austeniano a questo nel giro di un anno deve essere stato traumatico: dai tè all’azione più trash con rallenty e pistole.
Ed è da allora, da Wanted, da Angelina Jolie che gli insegna a far curvare le pallottole e da Morgan Freeman che gli spiega di dover prendere ordini da un telaio, che James McAvoy si dedica a un’altra tipologia di film. Quella dei brutti film.
Recita il ruolo di Simon in “In trance” (Danny Boyle – 2001), accanto a Rosario Dawson e Vincent Cassel. Troppo ambizioso per i risultati che porta a casa, il film risulta venato di un certo cattivo gusto, il cui apice è una delle chiavi di volta del film: protagonisti di uno dei colpo di scena, infatti, sono i peli pubici di Rosario Dawson.
E poi c’è “Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein” (Paul McGuigan – 2015), altro film poco riuscito e piuttosto noioso.
James McAvoy nei bei ruoli
I bei ruoli di James McAvoy sono altri. Uno dei più vecchi è quello di Nicholas Garrigan in “L’ultimo re di Scozia” (Kevin Macdonald – 2006), un giovane medico fresco di laurea che decide di avventurarsi in Uganda, ignorandone la situazione politica e cercando solo una nuova sfida. Gli occhi dell’occidentale sprovveduto fanno da guida attraverso un inferno di atrocità disturbanti, in un’atmosfera così lontana da noi da risultare quasi onirica. E James è bravissimo: passa con una gradualità straziante dall’arroganza giovanile alla presa di responsabilità.
E poi arriva il ruolo di Robbie in “Espiazione” (Joe Wright – 2007), in cui la sua fisicità – nei ruoli di cui prima si scriveva così ostentata e dominante – è tutta al servizio dell’espressione esteriore del deterioramento psicologico del giovane soldato, costretto ad abbandonare la sua vita precedente a causa di un’ingiustizia.
Poco dopo, nel 2009, fu invece Bulgakov in “The
Last Station” (Michael Hoffman), segretario personale di Lev Tolstoj che assiste alla morte del grande scrittore.
Ecco, se dovessimo individuare il tipo di ruoli in cui James McAvoy riesce bene, dovremmo puntare il dito verso i personaggi che gli permettono di mostrare qualche piccolo moto interiore, qualche lenta erosione della psiche, o una ferita che lacera in profondità. Insomma, se ci sono di mezzo dolore, tristezza e pazzia, James è perfetto.
Infine, è nei panni del dottor Xavier che lo vedremo presto: “X-Men – Apocalisse” (Bryan Singer) sarà da noi il 18 maggio 2016. Accanto al nostro scozzese – stavolta senza capelli – ci saranno Michael Fassbender, Jennifer Lawrence e Oscar Isaac: una parata di grandissimi attori al cui centro c’è James, nei panni del personaggio più eminente e forse meglio caratterizzato di tutti.
Chiara Orefice