Le estinzioni di massa rappresentano dei reset biologici, durante i quali la vita va vicina al tracollo definitivo, con la scomparsa della maggior parte delle specie in ogni luogo del Pianeta. I paleontologi hanno individuato cinque grandi estinzioni di massa, dette appunto “Big Five“. La prima avvenne sul finire dell’Ordoviciano, 450 milioni di anni fa, mentre l’ultima (escludendo quella che secondo alcuni sarebbe attualmente in atto) si verificò 65 milioni di anni, al termine del Cretaceo, sul limite KT.
In quest’ultimo, tragico, evento, scomparvero anche i dinosauri.
Limite KT: catastrofi e teorie sull’estinzione
L’estinzione del limite KT, famosa al pubblico a causa della dipartita dei dinosauri, ha fornito molti grattacapi a chi ha cercato di fare luce circa le cause che ne determinarono l’inizio e le modalità che ne delinearono lo svolgimento.
Attualmente la comunità scientifica tende a dare credito a tre scenari differenti: quello catastrofico extraterrestre, quello catastrofico vulcanico e quello gradualistico, basato sulla successione ecologica.
L’ipotesi che sostiene che l’estinzione fosse stata causata dall’impatto con un grosso asteroide cominciò ad essere seriamente presa in considerazione negli anni ottanta, quando Luis Alvarez, ricercatore dell’Università della California a Berkley, pubblicò assieme ai colleghi un articolo, dove spiegava il suo punto di vista in merito, adducendo diverse prove a sostegno.
L’asteroide non fu distruttivo solo nell’immediato, a causa dell’impatto, ma anche nel cronico, per le conseguenze secondarie. Cadendo sulla Terra il corpo extraterrestre sollevò infatti un’enorme nube di polvere, andando ad oscurare il sole, e impedendo quindi la fotosintesi. Essendo gli organismi fotosintetici alla base di ogni ecosistema, la loro morte fu seguita a ruota dalle altre specie da essi dipendenti.
A prova di quest’ipotesi, sono state rinvenute quantità anomale di iridio, un elemento assai raro nella crosta terrestre, in corrispondenza del limite KT, in associazione a quarzo da shock e sferule vetrose.
Secondo un altro modello, l’estinzione sarebbe stata causata dall’attività vulcanica: i Trappi del Deccan, in India, sono nient’altro che un enorme colata lavica che si verificò in circa tre milioni di anni a cavallo del limite KT.
Questo modello è in realtà alquanto criticato, in quanto spiegherebbe solamente estinzioni istantanee, e non di massa, e non sarebbe in grado di far quadrare gli alti livelli di iridio. Tuttavia alcuni ricercatori sostengono che l’attività vulcanica sia una conseguenza secondaria dello stesso impatto meteoritico.
Non tutte le spiegazioni all’estinzione di massa del limite KT si basano sul catastrofismo: la principale alternativa considera infatti i cambiamenti climatici su lungo termine come causa del fenomeno. Gli habitat subtropicali, regno dei dinosauri, sarebbero stati sostituiti da altri più temperati, perfetti per i mammiferi.
Limite KT: chi ha ragione?
Sempre più indizi sembrano confermare l’ipotesi catastrofista, ed in particolare quella che sostiene l’impatto meteoritico come causa scatenante.
È stato infatti osservato un cratere, possibilmente causato dall’asteroide in questione, nelle profondità dei sedimenti cretacici della penisola dello Yucatan, detto Cratere Chicxulub. Molti altri effetti fisici sembrano essere correlati a questa depressione circolare, come evidenze di tsunami ed altri depositi coevi.
Inoltre, quarzo da schock e sferule vetrose corrispondono geochimicamente al letto sotto il cratere stesso.
Secondi i dati raccolti, dopo l’impatto arrivò detrito normale, portato dall’aria, e materiale di fusione. All’impatto dovette seguire una sfera di fuoco, portando in aria ciò che rimaneva dell’asteroide vaporizzato, e causando diversi incendi spontanei.
Si dibatte ancora circa l’andamento dell’estinzione. Alcuni sostengono che si trattò di un’estinzione istantanea, ma più probabilmente, essa si attuò su lungo termine, gradualmente.
Lorenzo Di Meglio
Bibliografia
Micheal J. Benton – Paleontologia dei Vertebrati – Franco Lucisano Editore